I Dinosauri di Jurassic World non hanno nulla di realistico

Anche nel terzo capitolo della saga sequel, la fantasia su come sono stati ricreati questi animali la fa padrone su realismo e scienza.

Ora che i dinosauri di Steven Spielberg sono tornati sul grande schermo con Jurassic World Dominion” guardare indietro nel tempo a questo franchise, significa anche fare i conti con quanto abbia sovente modificato la realtà per rendere l’universo narrativo più appetibile, più coinvolgente e più divertente.

Questo riguarda soprattutto proprio loro, le lucertole terribili, che fin dal 1993 sono spesso state modificate in modo abbastanza arbitrario e soprattutto fantasioso, tutto per ottenere degli animali più attraenti, più spaventosi o più utili ai fini di un universo in cui l’uomo, bene o male, deve sempre affrontare di base alla propria inferiorità.

Il suo vero nome è Deinonychus

Quando il film di Steven Spielberg uscì nel 1993, la paleontologia era in un momento particolarmente esaltante, grazie a nuove scoperte e soprattutto nuove tecnologie che permettevano di scoprire molto di più  sul passato del nostro pianeta.

Una realtà del resto che lo stesso Spielberg inserì nella famosa scena in cui il professor Alan Grant metteva bene o male al suo posto un giovane e poco rispettoso ragazzino, che aveva osato definire i Velociraptor dei giganteschi tacchini. In quel momento però, ci trovammo a che fare con la prima, grande, bugia a fin di bene su cui la saga dedicata ai dinosauri ha creato bene o male uno dei villain più iconici della storia del cinema.

Si parliamo proprio di loro, del Velociraptor, che nella realtà erano molto diversi da come fin dal primo film si è cercato di farci credere. Il primo aspetto riguardava sicuramente le dimensioni. I Raptor erano lunghi 2 metri, alti mezzo metro per 15 kg di peso. Niente a che vedere con gli esseri che da vent’anni ci affascinano, che a tutti gli effetti sono in realtà dei Deinonychus. Il Deinonychus è stato uno dei dinosauri più rivoluzionari di sempre, scoperto nel 1964 da John Ostrom, fu il cardine su cui una nuova generazione di paleontologi cominciò a capire che i dinosauri non erano goffi, lenti, stupidi o a sangue freddo come durante l’era vittoriana si era cercato di far pensare.

Il Deinonychus era un parente del Velociraptor, vissuto però nel Cretaceo, e benché più grande, lungo fino a 3 metri e mezzo pesante forse fino a 100 kg, non era certamente capace di correre a 100 km/h o dotato di quell’intelligenza da cattivo dei fumetti. Tutti elementi che ne fanno a tutti gli effetti forse l’animale più affascinante dell’universo cinematografico creato da Spielberg.

Per quanto poi quello che si è visto nei sei film fino ad adesso, appare più o meno un incrocio tra il Deinonychus, l’Austroraptor e l’Ultraraptor. Forse il modo giusto di vederlo è sostanzialmente quello di un omaggio ad una classe di predatori eccezionali per arsenale e soprattutto adattabilità. Giustissimo invece il ritrarli piumati, qualcosa che però nei nuovi film è stato sospeso inspiegabilmente, così come la loro colorazione incredibilmente più vivace.

Motori truccati e viste difettose

Inutile poi dire che il fatto più marchiano riguardò come fu descritto e riprodotto il Tirannosauro. Nel primo film poteva rivaleggiare in velocità con una Jeep a quattro ruote motrici, ma oggi sappiamo che invece al massimo poteva correre sui 40 km orari per brevi tratti. Il che poi non è proprio poco a pensarci bene.

Nulla di vero neppure nella sua vista sensibile esclusivamente gli oggetti in movimento, il Tirannosauro aveva una vista semplicemente eccezionale, così come gli altri suoi sensi, che contribuivano assieme alla mole, la spaventosa forza e un morso terrificante, a farne un vero e proprio incubo per ogni erbivoro della sua epoca. Non solo, ma recenti studi hanno dimostrato come il gigantesco predatore con ogni probabilità fosse coperto in diverse parti del corpo da numerose piume, così come moltissimi altri predatori che sappiamo essere i progenitori degli uccelli.

Niente piume invece per lo Spinosaurus, che nel terzo film della saga lasciò di stucco il pubblico abbattendo il Tirannosauro in pochi istanti. Ebbene pure qui si lavorò davvero molto di fantasia. Lo Spinosaurus visse in un’epoca e in un territorio completamente diversi da quello del Tirannosauro, ma soprattutto un eventuale scontro tra i due non avrebbe avuto storia. Lo Spinosaurus pur essendo più grande, si cibava essenzialmente di pesci e altre creature acquatiche, non aveva né forza, né potenza e né arsenale per reggere il confronto. Ma soprattutto non era certamente quella specie di enorme e crudele Kaiju visto nel film del 2001. Molta fantasia anche per quello che riguarda il Dilofosauro, anch’esso diventato un’icona della saga sputando veleno e mostrando una sorta di vela simile a quella del moderno Clamidosauro. Nossignore il Dilofosauro era lungo 7 metri, ed era sostanzialmente un mangiatore di carogne e forse di pesci e altre piccole creature marine, di certo non una sorta di antico cobra o serpente corallo quando un coyote o iena della preistoria. Aveva però quelle due caratteristiche creste sopraccigliari.

Le dimensioni contano

“Jurassic World” non ha diminuito la dose di fantasia inserita per divertire gli spettatori. Il terrificante Mosasauro, è stato senza ombra di dubbio I predatori di maggior successo nei mari di tutti i tempi, ma quello mostrato nel film ha una stazza identica a quella delle moderne megattere.

In realtà il Mosasauro era di poco più grande di un tirannosauro, non il biblico mostro marino che funge da giudice finale nel film di Colin Trevorrow dell’infame Indominus Rex.  Quello pare più simile ad una moderna megattera coi denti. Però è indubbio che sia stato uno dei predatori più affascinanti ed efficienti di tutti i tempi. Altre imperfezioni sono poi emerse negli anni per quello che riguardava anche come dinosauri quali il Brachiosauro, il Triceratopo, lo Stegosauro o il Stygimoloch erano stati riprodotti riguardo a dimensioni, forma o anche capacità fisiche.

Nella famosa scena dello scontro tra l’Indominus Rex e l’Anchilosauro, viene elargita fin troppa fiducia nella resistenza ai colpi del predatore, dal momento che un singolo colpo della coda corazzata del roccioso erbivoro, avrebbe sicuramente frantumato le ossa di ogni avversario.

Non parliamo poi di come i vari pterosauri sono stati descritti in “Jurassic World”, quasi facendo una sorta di omaggio a “Gli Uccelli” di Hitchcock, ma andando ben oltre il realismo, visto che di certo non avevano né forza né la stazza per poter sollevare alcun essere umano, neppure un gigante come il Ptenarodon, con 7 metri di apertura alare.

Eppure, al netto di tutte queste imprecisioni e voli di fantasia, il mondo della paleontologia è da sempre incredibilmente grato a questa saga, non solo per aver acceso ancora di più l’interesse su questi animali, ma anche per come ha saputo rendere elementi di conoscenza patrimonio comune.

Su tutti il fatto che i dinosauri sono i progenitori dei moderni uccelli, ti avessero un aspetto molto più colorato e vivace di quanto a lungo se si ha creduto oppure che fossero anche animali socialmente molto complessi. Insomma, non tutta la fantasia viene per nuocere non quando si tratta di questi antichi esseri.

Giulio Zoppello

© Riproduzione Riservata


Pubblicato

in

da

Tag: