La recensione di Green Border: Il Doppio Volto dell’Europa tra Crisi Migratoria e Dilemmi Morali di Agnieszka Holland.
A trent’anni di distanza dal suo acclamato Europa Europa, Agnieszka Holland torna a esplorare la complessità dell’anima europea con Green Border, presentato in concorso all’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film racconta la drammatica realtà dei rifugiati intrappolati nel cosiddetto “confine verde” tra la Bielorussia e la Polonia, una zona insidiosa di paludi e foreste, dove l’inganno della propaganda li spinge a un destino incerto. Un’operazione orchestrata dal dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnko, che usa i rifugiati come pedine in un gioco geopolitico con l’Unione Europea.
Nel cuore della vicenda si intrecciano le storie di Julia, un’attivista idealista che ha rinunciato a una vita comoda per lottare per i diritti umani, di Jan, una giovane guardia di frontiera, e di una famiglia siriana in cerca di salvezza. La Holland ci porta dentro la crisi, mettendo in scena i dilemmi morali e le contraddizioni che segnano il nostro tempo. Un film che non si limita a raccontare una storia di migranti, ma solleva domande urgenti sulla moralità, sulle scelte individuali e collettive e sulle sfide che l’Europa si trova ad affrontare.
In un’intervista, la regista ha spiegato le ragioni che l’hanno spinta a realizzare Green Border, sottolineando come la crisi dei migranti e la crescente ondata di nazionalismo e totalitarismo in Europa siano temi di fondamentale importanza. La Holland ha evidenziato il parallelismo con Europa Europa, il cui titolo doppio alludeva alla duplicità del continente: da un lato culla della democrazia, dei diritti umani e della cultura, dall’altro teatro di alcuni dei crimini più orribili della storia dell’umanità. Oggi, come allora, l’Europa è chiamata a confrontarsi con le proprie ombre, con una crisi migratoria che minaccia di diventare una ferita permanente.
La regista critica apertamente la politica europea nei confronti dei rifugiati, sostenendo che l’Unione Europea, pur consapevole che la crisi migratoria è destinata a crescere, non ha adottato misure sufficientemente efficaci per affrontarla. In questo contesto, il film di Holland si inserisce come una riflessione sul fallimento delle politiche migratorie e sull’inevitabile conflitto tra i diritti umani e la paura di un cambiamento radicale. “L’Europa sta perdendo le sue convinzioni, ha paura”, afferma la regista, mettendo in guardia contro l’ascesa dei populisti e dei dittatori che sfruttano queste paure per alimentare il caos e la divisione.
Green Border non è solo un film politico, ma una riflessione profonda sul destino umano. La Holland sottolinea la complessità della natura umana, che può essere capace di grande altruismo come di una brutalità inaudita. Il film riesce a catturare questa dualità, mettendo in scena le contraddizioni di chi è chiamato a decidere, spesso in contesti estremi, tra il bene e il male. La regista fa un parallelo con i grandi romanzi ottocenteschi, come quelli di Dostoevskij, dove la lotta tra il bene e il male è costantemente presente, e dove ogni individuo è forgiato dalle circostanze e dalle sue scelte morali.
In un mondo sempre più polarizzato, la Holland critica anche il ruolo dei media, che, a suo parere, sono stati corrotti dal mercato e dalla politica. Il governo polacco, ad esempio, ha impedito l’accesso alla zona di confine, cercando di nascondere le atrocità che vi avvengono. Questo atteggiamento, secondo la regista, è parte di una strategia cinica per evitare che le immagini di sofferenza escano dai confini della zona, mettendo in luce una nuova guerra della verità.
In conclusione, Green Border si presenta come un potente appello alla riflessione e all’azione. La Holland ci sfida a non dimenticare le lezioni del passato e a non permettere che l’Europa diventi una “fortezza” in cui la paura e l’egoismo prevalgono, a scapito della solidarietà e della giustizia. In un’epoca in cui la crisi climatica e le migrazioni forzate sono destinate a crescere, il film ci invita a confrontarci con le nostre responsabilità e a lottare per un futuro più giusto.
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Emanuela Giuliani10
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