“Gli Uomini d’Oro” , al cinema dal 7 novembre – Incontro Stampa con il Regista ed i Protagonisti
Una crime story ispirata a un incredibile fatto di cronaca realmente accaduto. Torino 1996. Luigi, impiegato postale, con la passione per il lusso e le belle donne, sogna da sempre la baby pensione e una vita in vacanza in Costa Rica. Quando però il sogno si dissolve, scopre di essere disposto a tutto, persino a rapinare il furgone portavalori che guida tutti i giorni, perché la svolta della vita è proprio lì alle sue spalle, e il confine fra l’impiegato modello e il criminale è veramente sottile. Un colpo grosso, un piano perfetto. Niente armi. Niente sangue. Un disegno criminale per cui avrà bisogno dell’aiuto del suo migliore amico Luciano, ex postino quarantenne insoddisfatto, dell’ambiguo collega Alvise, tutto casa e famiglia e con una vita apparentemente senza scosse, del Lupo, ex pugile legato a Gina, una donna forse troppo bella e forte per lui, e Boutique, couturier d’alta moda con un’insospettabile doppia vita. Ma il crimine non è per tutti e per uomini qualunque con la voglia di intascarsi il bottino, tutto questo si rivelerà ben presto un gioco fin troppo pericoloso.
Approderà il prossimo 7 novembre nelle sale cinematografiche “Gli Uomini D’Oro”, opera seconda del giovane regista Vincenzo Alfieri, scritto da quest’ultimo assieme a Alessandro Aronadio e Giuseppe G. Stasi, che coraggiosamente decide di raccontare sul grande schermo una vicenda vera attraverso un intraprendete, originale ed inusuale sviluppo. Tre storie che viaggiano in parallelo, tre punti di vista con il comune il medesimo obiettivo ma delle differenti, comprensibili, motivazioni, che nonostante un plausibile disorientamento stupiscono e coinvolgono.
“E’ stato molto difficile trovare il giusto bilanciamento tra la commedia italiana e un crime heist movie. E ci tengo a precisare che questo, come visto, non è un film che parla di una rapina, ma è un film che parla delle persone che sono dietro una rapina e di cosa li spinge ad agire in una determinata maniera” – dichiara il regista Vincenzo Alfieri, presente assieme al cast all’incontro stampa avvenuto in occasione della presentazione in anteprima del film – “E questo è il motivo che ha portato di conseguenza a scegliere la struttura a capitoli, in modo da mostrare i vari punti di vista dei protagonisti. L’’idea che ci è venuta in mente fin dall’inizio, ed il montaggio è stato molto complesso proprio per la particolare impostazione. Abbiamo lavorato tanto assieme alla squadra di produzione e distribuzione al fine di dare al pubblico qualcosa di diverso, diretto e soprattutto chiaro.”
Tra i punti di forza di “Gli Uomini d’Oro”, non c’è solo la decisione della costruzione, bensì senza alcun dubbio c’è quello di aver fatto vestire agli interpreti protagonisti quali, Fabio De Luigi, Edoardo Leo e Giampaolo Morelli, i panni di personaggi che si distaccano da quelli in cui li abbiamo visti fin ora.
“Ogni personaggio ha una motivazione differente dall’altro che naturalmente è suscitata da chi lancia l’idea del colpo, il quale aspetta e vede svanire il sogno della sua vita della così detta pensione d’oro che allora si poteva ottenere intorno ai 40 anni. E spinto dalla concreta e triste realtà di dover lavorare per altri vent’anni in una città che non lo accoglie ed accetta pianifica il furto” – afferma Fabio De Luigi, interprete di Alvise – “Ed io non avrei immaginato che il mio personaggio, con l’obiettivo di proteggere ciò che ha di più caro ossia la propria famiglia, abbracciasse questo colpo per certi versi impossibile e realizzato da persone improbabili. Una figura molto diversa da quella che in genere vesto, molto più dura che ho affrontato con determinazione.”
“La cosa interessante credo proprio sia proprio aver interpretato personaggi differenti alle nostre corde. Mettersi in gioco, credendo nel progetto” – aggiunge Edoardo Leo – “E’ stato un’avventura molto avvincente.”
“Nel film io sono Luciano Bodini, un gregario che vive sulla scia del personaggio di Morelli, che senza di lui non potrebbe vivere. Amano la bella vita, ma lui in ogni caso si deve accontentare non essendo all’altezza dell’amico, come si dice: le sue briciole sono i miei panettoni” – prosegue Giuseppe Ragone – “E nel momento in cui gli viene proposta la rapina non si tira indietro ed accetta immediatamente.”
“Siamo partiti dalla sceneggiatura, e per quanto riguarda il mio personaggio, Luigi Meroni, ho cercato di farlo valere” – dice da parte su Giampaolo Morelli – “Ho iniziato dal suo dramma, anche se causato da sogni, la donna il Costa Rica, tutto sommato superficiali. Ma chi non hai mai voluto una vita migliore? Soprattutto se pensiamo alla Torino di quegli anni, molto più fredda, diffidente e razzista, nei confronti dei meridionali, rispetto ad oggi.”
“Ci tengo a dire che anche le donne come gli uomini di questo film hanno un grandissimo valore, dal momento che nonostante non siano molto presenti innescano dei meccanismi fondamentali per la storia” – dice Matilde Gioli, che nella storia veste i panni di Anna fidanzata di Luigi, personaggio di Morelli – “Nel mio caso interpreto un personaggio molto dolce, semplice basic, in cui Luigi vede un ulteriore possibilità per poter realizzare il proprio grande sogno.”
Ma se è vero che dietro ogni uomo c’è sempre una grande donna, anche alle spalle degli uomini d’oro ecco che emergono con forza tre forti figuri femminili, i cui volti sono quelli di Matilde Gioli, Mariela Garriga e Susy Laude.
“Per me è stata una sfida” – continua Mariela Garriga, Gina fidanzata del Lupo/Edoardo Leo – “Ne abbiamo parlato tanto con Vincenzo e quando ho letto la sceneggiatura mi è piaciuta molto questa donna così forte, e come mi ha detto lui stesso il vero Lupo nella storia è lei. Le donne sono veramente molto importanti in questo film, anche perché sono loro le uniche a sopravvivere in qualche modo alla fine.”
“Di questo film mi ricordo il freddo costante, e la fotografia lo rappresenta perfettamente” – dice Susy Laude, Bruna moglie di Alvise/Fabio De Luigi – “Il mio personaggio mi ha riportato alla memoria quello che ricordo delle donne di quegli anni. L’oppressione familiare, il senso di soffocamento dovuto all’amore che provi nei confronti di una persona che forse non ami veramente, con una gelosia tanto profonda da gettare nel baratro questa donna prigioniera del suo essere do moglie e madre. Con Fabio avevamo già lavorato in “Metti la nonna in Frezeer”, e qui ci ritrovato ad essere una coppia borderline che poterò sempre nel mio cuore perché è stata un’esperienza incredibile.”
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