Sostenibilità, made in Italy e viaggi al 54esimo Giffoni Film Festival con il ristoratore romano Francesco Panella.
Nella settima giornata di #Giffoni54 la sezione IMPACT incontra Francesco Panella, ristoratore romano noto ai più per il programma televisivo Little Big Italy. Come sempre i giffoner danno sfogo alla loro infinità curiosità e pongono a Panella domande che spaziano dal mondo della cucina alla sostenibilità, dalla globalizzazione allo sfruttamento in ambito lavorativo.
Panella mostra subito il suo entusiasmo nel confrontarsi con una platea di giovani: “È un privilegio essere qua, sono super felice, i ragazzi sono sempre fonte d’ispirazione per me, contano tantissimo nella mia vita e quindi è veramente una fortuna e un privilegio essere qui con voi”.
Alcuni giffoner esternano la loro gratitudine nei confronti dell’ospite, dicendo che per loro “Little Big Italy” rappresenta un momento speciale di condivisione con la propria famiglia.
Arriva poi la prima domanda dal pubblico: “Quali sono gli elementi che determinano il successo di Little Big Italy?”. “Il format nasce in maniera organica e non forzata, le cose organiche sono sempre le più dirette ed empatiche. L’empatia è uno degli elementi fondamentali di questo programma. La parte che mi piace di più è quella dell’ascolto delle persone che vado ad intervistare, per me sono sempre fonte d’ispirazione. Prima il viaggio per trasferirsi in America durava mesi, è interessante parlare con quelle persone per capire la loro voglia di rimettersi in discussione, di lasciare la “comfort zone” del proprio paese per attraversare l’Oceano. Quelle persone hanno uno spirito di sacrificio che mi ha sempre lasciato con mille domande. Credo sia questo, dunque, il format giusto per raccontarli”, argomenta Panella.
Non tardano ad arrivare le domande sul “Made in Italy”, ormai da considerare un vero e proprio brand, e su come esso ha cambiato il modo di intendere la cucina. “La globalizzazione ha cercato di cambiare e unificare la cucina. È importante aprirsi all’export. Per me però non si tratta di “Made in Italy” ma di “Made with Italy”, per me non è in Italia che si vince, ma con l’Italia. L’unione è fondamentale, fa sì che cose straordinarie possano accadere. Secondo me per questo motivo unione e globalizzazione possono andare di pari passo”.
Si affronta poi l’argomento del viaggio, inteso da Panella come un momento di evasione: “Quello che faccio io è un viaggio di lavoro, questo lavoro viene trasferito con le emozioni e questo lo rende anche un viaggio di piacere. A me piace tantissimo ascoltare gli altri. Se vuoi trasferire quello che senti dall’altra parte devi stare attento, devi innaffiare la tua anima di sentimento altrimenti non ci riesci. Io non conosco mai nessun ristoratore che vado a intervistare, non mi preparo nulla, questo non è scontato nella televisione che è fatta di copioni. Questo mi permette di essere libero di raccontare la verità. A volte dobbiamo interrompere la trasmissione per le emozioni che proviamo. Queste sono le cose che rendono l’esperienza bella intensa e annullano la stanchezza del viaggio. Ho un ricordo indelebile di tutte le città e le persone che ho incontrato, ognuno lascia sempre qualcosa in me”.
“Come è cambiata la cucina italiana da quando è diventata un vero e proprio fenomeno della tv?” chiedono i giffoner. “La cucina è fatta di radici, di tradizioni, di ricordi di famiglia. Con la spettacolarizzazione la cucina ha fatto un passo indietro. Secondo me, invece, bisogna tornare alle origini, al territorio, ai genitori. Io lascerei un po’ da parte lo spettacolo” risponde Panella, che aggiunge: “Nonostante il mio lavoro in tv, non riesco ad abbandonare il palcoscenico del mio ristorante”.
“Si sente spesso parlare di sfruttamento nei ristoranti, di orari di lavoro lunghi e di dipendenti sottopagati, pagati a nero o anche di pulizia di denaro sporco della malavita. Cosa pensa del lato oscuro della ristorazione?” chiede il pubblico in Sala Blu. “Io credo che se c’è un problema si può risolvere, alle cose irrisolvibili non ci ho mai creduto. Anche se si tratta di una questione molto complessa. In tutti i campi c’è chi lavora in maniera seria e chi non lo fa. Bisogna avere la sensibilità di capire il contesto di dove si va a lavorare e capire se ti dà valore”.
Si parla poi di sostenibilità, tema che sta molto a cuore ai ragazzi di IMPACT: “Per quanto riguarda la questione ambientale, credi che la cucina cambierà?”. Secondo Panella: “Non c’è un’altra opzione, bisogna farlo. La distanza che c’è tra noi e la terra deve necessariamente diminuire, altrimenti nasceranno dei problemi, anzi, i problemi già ci sono. Noi adulti abbiamo lasciato il mondo in una condizione pessima, un mondo da rimodellare. Io sono venuto qui a scusarmi con voi. Ho proposto, proprio recentemente, di tagliare la quota di proteine animali nel menù per sostituirla con proteine vegetali. Prendere queste decisioni è un atto dovuto. Voi giovani dovete far capire a quelli come noi che voi state pagando un conto a causa delle nostre azioni”.
A proposito di cucina del futuro, i ragazzi chiedono al ristoratore cosa pensa della carne coltivata, dato che produce una quantità non indifferente di CO2. “Tutti pensano alla carne che mangiamo, ma nessuno pensa allo sfruttamento che c’è alla base della sua produzione” argomenta Panella. “Gli animali non possono essere sfruttati, bisogna partire dalla dignità di tutti. Se tratti l’animale con dignità molti problemi già si risolvono. Per quanto riguarda la carne coltivata posso dire di non esserne un grande fan, ma è un argomento su cui sto riflettendo. Sicuramente esistono modi per evitare lo spreco di carne, mantenendone tuttavia la qualità, gli odori e i sapori.”
Con l’ultima domanda si scende nella sfera più personale e intima dell’ospite: “Chi è stato il suo mentore nella vita?”. “Mio papà” risponde, “perché mi ha creato un sacco di problemi da quando ero bambino. Questi problemi però mi hanno insegnato molte cose, la parola “comfort zone” per me non esiste, navigo piacevolmente attraverso le difficoltà che la vita mi vuole dare, perché ricordiamocelo, la vita è fatta per lo più di momenti difficili, non bisogna guardare ai social media perché quella è fuffa. Il fatto di vivere una vita difficile mi ha fatto mettere in discussione su tante cose. Mio papà mi ha regalato però una possibilità enorme, quella di emergere e per questo lo ringrazierò per sempre”.