La giovane attrice Lea Gavino a Giffoni 54: “Da piccola mi scoraggiavano, ma fare l’attrice è una figata”.
Di Artemisia Gentileschi, interpretata nel film di Michele Placido, dice: “Oggi sarebbe in prima linea guidata da una rabbia positiva che dovremmo avere tutti”. Riceve tra gli applausi l’Explosive Talent Award dopo una chiacchierata con i giffoner che la vede non solo rispondere alle domande, ma anche farne tante. Lea Gavino parla della sua esperienza, dei personaggi che ha interpretato, della sua preparazione all’accademia d’arte cinematografica Gian Maria Volonté e pure del suo percorso di studi e della laurea in psicologia. Anche se poi è l’attrice che ha scelto di fare nella vita: “Quando ero piccola mi scoraggiavano. Invece, fare l’attrice è una figata. Ci vogliono sacrifici, certo, ma come in tutte le cose”.
Nota al grande pubblico per la serie Skam Italia su Netflix e per L’ombra di Caravaggio, è la sua Rosa nel film Una storia nera di Leonardo D’Agostino ad averla consacrata come una delle attrici più talentuose e promettenti. Eppure, i giffoner è dal ruolo di Artemisia Gentileschi, nel film diretto da Michele Placido, che sono affascinati. “Ho fatto una ricerca storica per affrontare questo personaggio – racconta – E poi mi sono affidata a Michele Placido, un grandissimo regista. La cosa più complicata è stata dare forza alla fragilità che Michele voleva in questo personaggio”.
Di Gentileschi emerge, grazie alle domande dei giffoner, la sua attualità. Cosa penserebbe dello stupro che, ancora oggi, si tenta di fare vivere come colpa? “Artemisia direbbe che sono passati tanti anni e non è cambiato molto”, dice Gavino. E rilancia: “Secondo me oggi sarebbe una grande condottiera. Sarebbe in prima linea, si candiderebbe perché è una donna arrabbiata, ma in senso positivo. È una che con la rabbia farebbe delle battaglie. È arrabbiata come dovremmo essere tutte e tutti”.
La giovane attrice racconta anche che “lavorare sul quel set è stato incredibile, emozionante. Era tutto costruito a pennello, tutto perfetto”. Così come lo è stato lavorare con Louis Garrel. Tante le curiosità anche su Skam Italia: “Inizialmente ho avuto un po’ d’ansia a lavorare alla serie quando sono subentrata perché il progetto era già molto noto. Ho percepito la responsabilità, che poi si è trasformata in entusiasmo, perché è sempre bello veicolare i messaggi in cui si crede attraverso il cinema”.
Curiosa almeno quanto i ragazzi, Lea Gavino ribalta i ruoli e spesso è lei che intervista loro. Lo fa con una giurata che le chiede del percorso di laurea in psicologia e lo fa pure con un giurato che sogna di fare il doppiatore di cartoni animati. Gavino fa domande, interroga e lascia che i ragazzi raccontino i loro sogni e le loro aspirazioni. Ma non si sottrae alle domande sul suo modo di approcciarsi al suo lavoro: “Quanto c’è di me nei personaggi? Io lavoro su tre livelli: attrice, persona e personaggio. L’attrice è un ponte tra la persona e il personaggio. Il ponte a volte è più lungo e altre più corto”. Ma lei non è né vuole solo essere un’attrice: “L’attrice moderna non deve necessariamente essere anche un’autrice. Io ho e voglio avere tanti interessi, ma solo perché così mi sento rappresentata in più forme. Non è un caso che stiano uscendo tante autrici e registe, perché ultimamente siamo state legittimate a farlo. Io non voglio aspettare, voglio farlo ora”.
Prima dell’incontro con i giffoner, infatti, Gavino, rispondendo alle domande dei giornalisti, parla di uno dei progetti a cui sta lavorando, la scrittura di un film insieme a due amiche. Nato per gioco, il progetto “sta andando avanti. Vorremmo davvero che diventasse un film”. L’attrice non si sbilancia sulla storia, si limita a dire che parla di abbandono e riguarda tre donne di tre diverse generazioni. Gavino racconta anche della sua passione per la musica, che condivide con il fratello Damiano, e che, almeno per ora, preferisce vivere come “una questione privata. Non so perché – dice – Magari diventerà pubblica prima o poi, ma per ora sento di voler preservare una parte intima che condivido con mio fratello”. Gavino non risparmia complimenti a Leonardo D’Agostini, Michele Placido, Carlo verdone. Su quest’ultimo racconta di essersi fatta autografare il libro il primo giorno di set: “Gli ho chiesto un autografo e lui si è meravigliato perché di solito i più giovani chiedono i selfie. Così siamo diventati amici”.