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Giffoni 54: la vera storia di Gino Bartali raccontata con l’animazione ‘La bicicletta di Bartali’

Al Giffoni 54 la vera storia del ciclista Gino Bartali raccontata attraverso l’animazione La bicicletta di Bartali.

I piccoli giurati della sezione Elements +10 tra applausi e silenzi in sala hanno accolto con grande entusiasmo il film d’animazione LA BICICLETTA DI BARTALI scritto da Israel Cesare Moscati e Marco Beretta per la regia di Enrico Paolantonio. Prodotto da Annita Romanelli e distribuito da TVCO, questo film è un omaggio a un grande uomo di sport, un campione del ciclismo che ha saputo dimostrare il suo valore di essere umano, anche durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Basato sul leggendario campione ciclista italiano Gino Bartali e sulla sua eredità morale. Seguendo le orme di Bartali, che durante la Seconda Guerra Mondiale contribuì a salvare la vita di molti ebrei, LA BICICLETTA DI BARTALI racconta la storia di due adolescenti moderni che sfidano i pregiudizi nella Gerusalemme di oggi. Una storia di amicizia e sport raccontata in due linee temporali distinte: il passato e il futuro.

Il regista e i produttori Evelina Poggi, Sabrina Callipari e Luca Milani di Rai Kids, presenti al termine della proiezione hanno risposto alle tante domande dei giurati in maglia bianca, estremamente incuriositi dalla figura di Gino Bartali e da cosa ci fosse di vero all’interno del cartone animato.

La storia proposta è di base fondata su fatti realmente accaduti, eccetto per alcune parti romanzate, con il semplice intento di rendere il racconto più coinvolgente possibile.

È una storia di amicizia tra popoli che sono comunemente noti per essere in continuo conflitto, come raccontano anche i giornali e telegiornali odierni. Realizzato nel corso di tre anni, iniziato e terminato prima dello scoppio della guerra in Medio Oriente, i ragazzi sono stati toccati ancora di più da questa tematica, che vede protagonisti due ragazzi – un arabo e un ebreo – con la stessa passione per il ciclismo.

Come è stato fatto notare da una piccola giurata, ne LA BICICLETTA DI BARTALI viene trattato anche quello che è il tema del #Giffoni54: l’illusione della distanza. Le due realtà che si contrappongono tra la Secondo Guerra Mondiale e i tempi moderni, in realtà offrono la stessa tipologia di sentimenti e di distanze nel tempo e nello spazio, che possono essere colmate solo con la comunicazione.

L’inserimento di simbolismi come la vipera e il lancio di un sasso, a colpito l’attenzione dei giurati, considerandoli come due facciate della stessa medaglia. Mentre l’animale è noto per essere imprevedibile quando decide di attaccarti per morderti ed avvelenarti; allo stesso tempo il lancio del sasso da parte di un uomo, è ugualmente un atto imprevedibile, realizzato solo per arrecare del male.

Una nota importante va riservata alla canzone di chiusura del film, eseguita da una cantante israeliana molto attiva a favore della pace, il testo dice: “non esiste un unico vincitore ma un unica anima che ci unisce”. Il messaggio più forte che deriva da questo prodotto richiesto dalla Rai è di non perdere mai la speranza e continuare ad avere fiducia verso il prossimo, con la speranza che la generazione dei ragazzi possa colmare i vuoti e riparare ai danni procurati dagli adulti.

La scelta di ambientare la storia a Gerusalemme e in Italia è dettata dalla provenienza dei personaggi principali. Mentre sul lato medio orientale ci sono un ragazzo ebreo e uno arabo; in Italia, la scelta di ricreare Firenze e Assisi è giustificata dalle origini di Gino Bartali, il quale impiegò dieci ore ad andare e dieci ore a tornare, per portare documenti nascosti sotto il sellino della sua bicicletta, per salvare la vita a centinaia di ebrei destinati alle camera a gas.

Da un punto di vista tecnico, il regista Paolantonio si è anche soffermato sulla realizzazione del muro presente a Gerusalemme, creato per dividere le popolazioni. E bene, il lavoro svolto dietro alla realizzazione grafica di questo elemento molto importante all’interno della storia, ha visto un lavoro certosino da parte del cineasta e dei suoi collaboratori, ricreando fedelmente tutti i graffiti attualmente presenti sulle mura, quali: una bandiera palestinese, una colomba e la bandiera della pace c’è veramente sul muro.


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