Giffoni 2022: Micaela Ramazzotti: “Giffoner, non siete invisibili: siete il nostro futuro”
“Giffoni è un divenire di emozioni. Credo di non aver mai firmato così tanti autografi in vita mia”. Micaela Ramazzotti, accompagnata dalla piccola figlia Anna, dopo aver calcato il blu carpet e ricevuto l’affetto di Giffoni, fa capolino nella sala Truffaut tra gli applausi dei giffoner. “Che bello entrare qui e vedere tanta bella gioventù e freschezza”. Soprattutto, l’attrice nonché regista alle prese con la sua opera prima, è affascinata dal ruolo a cui i ragazzi sono chiamati: “Essere giurati, con la sensibilità di vedere un film e di valutarlo, vi fa onore, perché valutare un film non è semplice. Vorrei venirlo a fare io il giurato qui a Giffoni, ma purtroppo sono più che maggiorenne”.
Tante le domande dei giffoner per Micaela Ramazzotti. Che si commuove fino alle lacrime parlando de “La pazza gioia”: “È un film che amo tantissimo, a cui voglio bene. È un pezzo di me. Al personaggio che dovevo interpretare, Donatella Morelli, dovevo rendere giustizia. È stato difficile perché era un personaggio che penso rappresenti tanti. Ci sono tante Donatella nel mondo. E oggi voglio immaginare che lei ce l’abbia fatta, che abbia trovato una casa nelle strutture psichiatriche. La immagino anche che sta lì a recuperare il rapporto con il figlio”. L’attrice e regista non risparmia racconti sulla sua adolescenza e sui suoi esordi. “Ero una ragazza di 12 anni che aveva voglia di emancipazione, di indipendenza. Questa voglia di crearmi un mondo tutto mio si è sviluppata presto. L’incontro con il cinema lo volevo. Per me il cinema è una passione, ma” – ammette – “è stato un po’ una via di fuga per scappare da dove ero nata”. E spiega: “Io abitavo in una periferia ma volevo stare in centro dove avevo più sale cinematografiche, più teatri, più possibilità”. E confessa: “A me sarebbe piaciuto fare la psicologa” perché, dice, “ho una forma di ammirazione per l’umanità, mi piace osservare, guardare le persone. Se noi scoperchiamo il pentolone della vita di una persona, esce fuori di tutto”.
Poi, parlando di adolescenza, aggiunge: “Quando vi vedo rimango a guardare con ammirazione e amore il vostro modo di interagire, di comunicare. Siete forti, siete il nostro futuro”. Tra le domande dei giurati, anche la richiesta di consigli per fare il mestiere dell’attore: “Innanzitutto” – risponde – “bisogna capire che è un mestiere e capire se è un mestiere che veramente piace”. Poi, la questione più delicata: “Ciò che caratterizza questo mestiere è avere fiducia, affidarsi al regista”, fin quasi a perdere il controllo di sé: “Mi piace perdere il controllo quando interpreto un personaggio”. Micaela Ramazzotti non risparmia risposte anche alla questione dei ruoli femminili nel cinema italiano: “La situazione è cambiata. In questo momento storico noi attrici, registe, sceneggiatrici viviamo un cambiamento forte. Vedo sempre più protagoniste femminili al cinema. E mi inorgoglisce il fatto che io e altre attrici ci siamo messe a fare le registe”. Non nega che “siamo indietro rispetto ad altri Paesi, ma in Italia sta succedendo una cosa meravigliosa e mi fa piacere farne parte”.
Infine, una riflessione sul tema del Giffoni 2022: “Invisibili non dovremmo sentirci mai. Però, purtroppo, la vita è fatta a onde, anche in una giornata ci si può sentire per un attimo invisibili. Ma bisogna far di tutto per combattere questo demone che spesso ci può entrare nella testa e darci un po’ di sofferenza, di inadeguatezza. Bisogna riuscire ogni giorno a costruire qualcosa per noi stessi che non ci dia la percezione dell’invisibilità. Perché l’invisibilità” – continua – “è una percezione che spesso abbiano dentro noi stessi, non la percepiscono gli altri. L’invisibilità è qualcosa di interiore, che ha a che fare con qualcosa che ci spaventa”. E, parlando di sé, aggiunge: “Ogni volta che ho avuto momenti in cui non mi sono sentita dentro di me visibile, ho cercato di lavorarci. Il demone della felicità va costruito giorno dopo giorno, va nutrito”.
A proposito di felicità, è la piccola Anna a rivelare che il film appena girato dalla sua mamma si intitola proprio così. “Felicità” – spiega Ramazzotti – “è la mia opera prima. Felicità nel caso del mio film è un titolo beffardo. Felicità è una parola semplice da ricordare, ma quando sento la parola felicità mi viene sempre in mente l’infelicità. Felicità è sempre una parola un po’ inquietante”. Poi, ricevuto il Giffoni Award tra gli applausi dei giurati, il saluto: “Questo premio non è invisibile, è forte”.
La Redazione