La recensione di Furiosa: A Mad Max Saga, il prequel di George Miller con protagonisti Anya Taylor-Joy e Chris Hemsworth.
A 9 anni di distanza da Mad Max: Fury Road, il pluripremiato filmmaker George Miller torna nell’iconico mondo distopico da lui creato 45 anni fa nella trilogia di Mad Max con protagonista Mel Gibson, e di cui Fury Road, come precedentemente svelato dallo stesso regista, è una rivisitazione.
Film che hanno rivoluzionato il cinema d’azione portandolo a un livello epico. Mondi dal futuro postapocalittico, dalle terre desolate, devastate e razziate da bande di motociclisti ed ‘emovita’ alla ricerca di benzina e acqua oramai fonti quasi esaurite, e in cui Miller decide di accompagnare ancora una volta tutti noi per mostrarci le fondamenta del suo visionario, folle ritratto.
Presentato fuori concorso in anteprima mondiale al 77esimo Festival di Cannes, e nelle sale italiane dal 23 maggio distribuito da Warner Bros. Pictures, con Furiosa: A Md Max Saga Miller infatti rivela le origini del potente personaggio del successo mondiale di Mad Max: Fury Road, Furiosa per l’appunto, con Anya Taylor-Joy chiamata a raccogliere e rendere onore a l’imponente eredità lasciata nel 2015 da Charlize Theron.
Furiosa: A Mad Max saga, sinossi
Scritto dallo stesso Miller assieme al co-sceneggiatore di Mad Max: Fury Road Nico Lathouris, Furiosa: A Mad Max Saga, si svolge prima degli eventi del sopracitato successo, con il mondo in rovina e una Furiosa bambina, interpretata dalla tenace e determinata Alyla Browne, strappata dalla comunità protetta e ancora miracolosamente prosperosa del Luogo Verde delle Molte Madri, e dalle braccia della madre Mary (Charlee Fraser).
Finita nelle mani di una grande Orda di Motociclisti guidata dal Signore della Guerra Dementus, dal volto di Chris Hemsworth, Furiosa verrà usata come merce di scambio da quest’ultimo e consegnata a Immortan Joe (Lacky Hulme), un altro signore della guerra che presiede i domini de La Cittadella, Gas Town e Bullett Farm.
Proteggendosi e mimetizzandosi astutamente Furiosa crescerà ne La Cittadella, dove mentre i due tiranni si battono per il predominio di quelle terre aride, incontrerà Pretorian Jack (Tom Burke), che le insegnerà a sopravvivere e a mettere insieme i mezzi necessari per ritrovare la strada di casa, dando così vita alla sua iconica epopea.
Furiosa: A Mad Max Saga, la rabbia e la vendetta di un personaggio epico
Quando venne annunciata la realizzazione di un nuovo progetto della saga, il primo sentimento suscitato è stato quello dell’entusiasmo, ulteriormente alimentato dalla certezza che George Miller non avrebbe di certo tradito se stesso. Emozione a cui ha fatto naturalmente seguito lo scetticismo legato ai timori di poter assistere a una storia non in grado di regalare la medesima qualità e intensità lasciata da Fury Road. Dubbi tuttavia, fortunatamente allontanati da una visione meno epica e viscerale ma grandiosa.
Visivamente affascinante, adrenalinico, accattivante e con la giusta dose di brutalità, Furiosa: A Mad Max Saga infatti non solo conferma di essere l’oltremodo perfetto prequel di Fury Road, bensì dell’intero viaggio dell’innovativo franchise partorito dalla mente di Miller, nel lontano 1979, donando delle radici solide alle atmosfere, ambientazioni, e soprattutto ai personaggi che lo hanno caratterizzato e reso unico.
Una narrazione il cui cuore non sta nell’azione come in Fury Road, bensì nei dialoghi che toccano con mano il passato della protagonista la cui linfa vitale sta nella rabbia, nell’odio, nella vendetta e voglia di riprendersi quel passato strappatole violentemente, che supera il confine del semplice e già conosciuto riscatto e abbraccia quello del vivere tornando ad essere padroni di se stessi. Quella stessa sicurezza, consapevolezza e forza che abbiamo amato magnificamente in Fury Road, e di cui grazie a questo nuovo viaggio ne conosciamo in modo tangibile la profondità del valore, incorniciate da memorabili sequenze di assalti, fughe, scontri e confronti.
Un ritratto sulle origini dalla regia impeccabile dove ogni elemento e figura di questo mondo malato e trasfigurato si incastra magistralmente come un puzzle. Dove l’odio, l’amore, l’altruismo, l’egoismo, la pietà, la disperazione e la compassione si fondono in una corsa senza esclusioni di colpi che rimanda a Fury Road, ma non vive sulle sue spalle emergendo come racconto a sé.
Racconto scandito dalla colonna sonora di Tom Helkenborg, e in cui spiccano Anya Taylor-Joy, la quale rende magistralmente onore al personaggio della Theron, il cui rimando per magnetismo, dimensione ed emotività nonostante il diverso arco temporale è inevitabile, e Chris Hemsworth, il cui alquanto pittoresco Dementus, funziona proprio per il fatto di risultare tanto ridicolo, mediocre e macchiettistico quanto feroce e carismatico. Accanto a loro non si può non citare Tom Burke in Pretorian Jack, attraverso cui Miller celebra in particolare più il Max Rockatansky di Mel Gibson, che il Mad Max di Tom Hardy, che sarà essenziale per la maturazione di Furiosa.
Visivamente grandioso Furiosa: A Mad Max Saga trova però il suo tallone di Achille nella lunghezza. 2 ore e 28 minuti circa senza alcun dubbio impegnative e forse eccessive che, se pur in modo non determinante, ne penalizza soprattutto la connessione con i personaggi e parte dell’epicità e del portento di questa attesa, e ciò nonostante, assolutamente magnifica, potente, avvincente storia di origine.
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Emanuela Giuliani
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