“From my House in da House. A History of Rome” di Giovanni Gorga e Alessio Borgonuovo disponibile su Prime Video
E’ disponibile da oggi 7 dicembre su Prime Video, distribuito da 102 Distribution, “From my house in da house. A history of Rome“, documentario scritto e diretto da Giovanni La Gorga e Alessio Borgonuovo, con interviste, tra gli altri, a: Marco Giallini, Asia Argento, Claudio Coccoluto, Rino Barillari, Maria Egizia Fiaschetti, Riccardo Sinigallia, Aurelio Picca, Stefano Antonelli e Ivano De Matteo. Prodotto da Mariella Li Sacchi e Amedeo Letizia per QUALITYFILM, il film, già premiato al Riff Awards 2021 come miglior documentario nella sezione National Documentary Competition, si avvale del montaggio di uno dei registi, Alessio Borgonuovo, della direzione della fotografia di Luigi Urbani, del suono di Fabrizio Bacherini, delle musiche di uno dei registi, Giovanni La Gorga e Pietro Nicosia.
Un documentario dal tono leggero, ma dal ritmo serrato, che racconta gli ultimi trent’anni del centro di Roma, dall’inizio degli anni Novanta a oggi. Testimonianze e racconti di tanti personaggi noti, che descrivono luoghi e incontri irripetibili e che formano un mosaico che da l’immagine attuale di Roma. Ferita e tramortita ma ancora capace di riprendersi e tornare al suo eterno splendore. Al centro del film, le testimonianze di cronisti (il “re” dei paparazzi Rino Barillari che apre il suo archivio fotografico per l’occasione, la giornalista del Corriere della Sera Maria Egizia Fiaschetti) e quelle “trombonate” tipicamente romane dei residenti del centro storico. Ci sono i musicisti, quelli della scuola romana che ricordano come la scena capitolina fosse di assoluto prim’ordine, ci sono gli attori, che negli anni Novanta erano in procinto di affermarsi e a Roma vivevano, recitavano, costruivano.
“From my house in da house. A history of Rome” è un’opera poliforme, con un messaggio politico: quello di scuotere le coscienze di amministratori capitolini, imprenditori, commercianti e perfino dei singoli residenti per far loro comprendere che una città nella quale non scorre più la linfa vitale della cultura, del fermento ideale, della capacità di proporre e reinventare, è una città destinata a essere quantomeno periferica.
La Redazione