immagine film fino alla fine

Fino alla Fine, la recensione: Gabriele Muccino esagera ancora

In anteprima alla 19esima Festa del Cinema di Roma: Fino alla Fine, il nuovo film diretto da Gabriele Muccino.

A distanza di circa 4 anni da Gli Anni più Belli del 2020, Gabriele Muccino torna sul grande schermo e presenta in anteprima alla 19esima Festa del Cinema di Roma: Fino alla Fine, in uscita nelle sale il 31 ottobre con 01 Distribution. Film che, nonostante gli si riconosca una buona regia, conferma ogni aspettativa fallimentare inizialmente ipotizzata, con una storia action che rasenta il ridicolo sia dal punto di vista narrativo che della rappresentazione scenica.

Un racconto fondamentalmente eccessivo e inverosimilmente caricaturale a cui, ovviamente, non mancano i tipici dialoghi urlati tanto amati dal regista. Una sorta di marchio di fabbrica a cui, a quanto pare, Muccino non vuole rinunciare, e neanche moderare.

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Scritto dallo stesso Muccino assieme a Paolo Costella, in Fino alla Fine Sophie, interpretata da Elena Kampouris, è una giovane americana di vent’anni dal passato problematico, in vacanza di passaggio a Palermo con la sorella Rachel (Ruby Kammer), la quale tenta di tenerla sotto controllo. Nelle ultime 24 ore del suo soggiorno in Sicilia, prima di partire quindi e fare ritorno in California, Sophie convince Rachel ad andare al mare, e nella mezz’ora concessa si allontana dalla spiaggia e raggiunge una scogliera attratta da un gruppo di ragazzi che si tuffa sprezzante del pericolo.

E proprio quella decisione, stravolgerà in modo totalmente illogico quelle ultime ore in Italia di Sophie e l’intera storia, trasformandola nel disastroso racconto forse, esaminando gli ultimi lavoro del regista, poi non così inaspettato. L’attrazione travolgente tra Sophie e Giulio (Saul Nanni) infatti, porterà la ragazza a scoprire che la vita è fatta di scelte, e a camminare sull’orlo del baratro trascinata da quell’amore istintivo e irrazionale scoppiato con Giulio, e dal quel gruppo di ventenni al centro della scena di un film inutilmente sopra le righe.

Una frenesia nel ritmo che vede Fino alla Fine passare dal romanticismo, al thriller, all’action al dramma, non offrendo allo spettatore una visione fluida e chiara, a cui si aggiunge inoltre la troppo rapida evoluzione della storia, dei personaggi e in particolare di Sophie, da fragile e insicura a ragazza determinata senza paura pronta ad agire sempre nel giusto modo, anche quando oramai è palesemente tutto caduto nel vortice della tragedia.

Ma, come detto, non si può non riconoscere a Muccino la capacità nel gestire tali repentini cambi di passo, le scene di azione, i personaggi e i movimenti di macchina, che si somma alla buona prova di Saul Nanni/Giulio, nonché di Lorenzo Richlemy/Komandante, ma in ogni caso non sufficienti a risollevare le sorti di un film isterico e assolutamente non credibile.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

4


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