“Figli”, il regista Giuseppe Bonito e gli interpreti Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea raccontano con ironia l’ultimo scritto di Matteo Torre – Incontro Stampa
Sara e Nicola sono sposati e innamorati. Hanno una bambina di 6 anni, Anna e una vita felice. Ma con l’arrivo del secondo figlio, Pietro, il loro equilibrio verrà stravolto, ed una serie di situazioni tragicomiche dalle attinenze reali, prenderanno il via. Tra nonni stravaganti, amici sull’orlo di una crisi di nervi ed improbabili baby – sitter, le problematiche si accentueranno, e Sara e Nicola riusciranno a resistere e a rimanere insieme?
Diretto da Giuseppe Bonito, alla sua seconda regia, “Figli”, approderà nelle sale cinematografiche il prossimo 23 gennaio, in 400 copie, distribuito da Vision Distribution, The Apartment, parte di Fremantle, in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video.
Autore della sceneggiatura, Mattia Torre, autore della serie tv cult: “Boris”, scomparso a soli 47 anni lo scorso luglio.
Il film, tratto da un suo monologo “I Figli Invecchiano”, vede come protagonisti Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, presenti all’incontro stampa assieme al regista in occasione dell’anteprima romana.
“Mattia Torre manca tantissimo anche a me, come del resto a tutti, e mi è mancato in modo costante mentre giravo” – dichiara Giuseppe Bonito – “A chiamarmi fù lui stesso, nel momento aveva capito che fisicamente faticava molto. E’ stato tutto molto veloce ed ero disorientato, anche per motivi personali. Mattia mi disse, usando le sue iperbole, che aveva pensato a me perché aveva bisogno di un sostegno” – prosegue – “In “Boris” ero stato il suo assistente, e sempre nella sua serie “Linea Verticale, dove aveva raccontato la sua malattia, avevo guidato la seconda unità.”
“Per quanto riguarda il mio lavoro in “Figli”, io dissi subito a Mattia che non avevo mai diretto una commedia, essendo il mio precedente film un dramma, e che non avevo figli, ma lui disse che aveva pensato a me istintivamente” – continua Bonito – “Alcuni passaggi del copione erano sfrontati. Ma come ho capito grazie a “Linea Verticale”, nulla doveva essere dopato passando dal tragico al comico. Ulteriori effetti dati con la macchina da presa avrebbroe castrato la scrittura di Mattia.”
“Il film racconta come mantenere l’equilibrio all’interno di una coppia” – dice la Cortellesi – “E naturalmente l’arrivo di un secondo figlio, in una famiglia con una bimba già grande, crea confusione rimettendo tutto in gioco. Si parla di amore e dell’impegno che ci vuole per mantenerlo. Personalmente mi sono riconosciuta in tutte le tipologie di coppie rappresentate. Nel leggere la sceneggiatura ridevo di me stessa e di tutte le insofferenze e manie” – conclude – “Farci ridere di noi stessi era uno dei grandi talenti di Mattia, che raccontava delle cose vere in modo surreale.”
“Come ha detto Paola ci siamo riconosciuti in tante situazioni del film, in particolare nelle scene dei litigi” – afferma Mastandrea – “Io e Paola non avevamo mai lavorato insieme, e forse questo era il momento giusto per farlo. Il film, come sottolineato da Giuseppe, ha la sfrontatezza del modo di raccontare, stando dentro la realtà, di Mattia, e racchiude molto della sua esperienza di vita, nei suoi testi c’è sempre ottimismo. E’ stata una fortuna potergli essere stato vicino. Ora che non c’è più ci sentiamo molto più soli, perché non possiamo condividere tra di noi ciò che ognuno di noi condivideva con lui” – conclude – “In Italia diventare madre è una benedizione, ed equivale a rinunciare a tutto. Diventare genitori deve essere pensato come una cosa naturale, anche perché, come mi disse un mio amico, quando ti nasce un figlio capisci “se more”. Per lo meno è così che cercato di vivere la mia paternità. “Stacco, sei anni dopo, Figlio cerca di uccidere noto attore!” (ride).”
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