Everything, Everywhere, all at Once, la recensione: un viaggio folle tra multiversi e se stessi

La recensione del sorprendente: Everything, Everywhere, all at Once, un viaggio folle tra multiversi e se stessi.

Dopo aver conquistato le sale e il botteghino statunitensi, il 6 ottobre arriva finalmente nei cinema italiani “Everything Everywhere All at Once”, un film che sta già facendo parlare di sé per la sua originalità e il suo approccio audace al concetto di multiverso. Diretto dai visionari registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert, conosciuti come The Daniels, questo film è un’esperienza cinematografica che mescola sapientemente commedia, azione, sci-fi e dramma. Le protagoniste principali sono le icone Michelle Yeoh (“La Tigre e il Dragone”, “Shang-Chi”) e Jamie Lee Curtis (“Halloween”, “Una poltrona per due”), affiancate da un cast sorprendente che include Stephanie Hsu (“Shang-Chi”) e Ke Huy Quan, che ha fatto il suo ritorno sul grande schermo dopo decenni di assenza, diventato celebre per i suoi ruoli in “I Goonies” e “Indiana Jones e il tempio maledetto”.

Una Trama Incredibile tra Multiverso e Scelte Esistenziali

Qui l’Incontro Stampa con Ke Huy Quan: “Everything Everywhere All At Once”: il protagonista Ke Huy Quan racconta la folle commedia – L’Intervista

La trama del film segue Evelyn Wang (Michelle Yeoh), una donna che gestisce una lavanderia a gettoni e che si trova ad affrontare le difficoltà quotidiane di una vita famigliare in crisi. Ha una figlia adolescente, Joy (Stephanie Hsu), con la quale non riesce più a comunicare, un marito, Waymond (Ke Huy Quan), che sembra lontano emotivamente e un padre anziano, Gong Gong (James Hong), che porta con sé una lunga storia di incomprensioni familiari.

Ma tutto cambia quando Evelyn viene coinvolta in un controllo fiscale che si trasforma in una porta d’ingresso a un’avventura folle e surreale nel multiverso. Viene catapultata in una serie di universi paralleli, ognuno dei quali rappresenta una versione alternativa della sua vita, derivante dalle decisioni che ha preso o che avrebbe potuto prendere. In un susseguirsi di eventi assurdi e spiazzanti, Evelyn si ritrova a dover salvare non solo la sua famiglia, ma l’intero multiverso, affrontando un nemico che sembra quasi inarrestabile.

Un Film Brillante e Visivamente Sorprendente   

“Everything Everywhere All at Once” è un film che si distingue per la sua originalità visiva e narrativa. La regia di The Daniels sfrutta un montaggio frenetico e un’estetica che mescola colori vivaci, effetti speciali sorprendenti e transizioni fluide tra universi paralleli. Ogni scena è un’esplosione di creatività, dove l’azione si alterna a momenti di riflessione emotiva e filosofica. La cinematografia è straordinaria nel trasmettere l’intensità dei mondi immaginati, con un design visivo che incarna la bellezza del caos e l’assurdità delle infinite possibilità esistenziali. La mescolanza di generi e la continua rottura della quarta parete conferiscono al film una freschezza unica, rendendolo imprevedibile e avvincente fino all’ultimo fotogramma.

Il film è diviso in tre sezioni: ‘Everything’, ‘Everywhere’, ‘All at Once’, ognuna delle quali esplora in modo diverso il concetto di scelta e di possibilità. In “Everything”, Evelyn è introdotta al concetto del multiverso, scoprendo come ogni sua scelta abbia creato una serie infinita di universi alternativi, ognuno con le proprie conseguenze. “Everywhere” esplora la vastità e la complessità di questi mondi paralleli, mentre in “All at Once” il caos e la bellezza della realtà convergono, e Evelyn è chiamata a trovare una soluzione per fermare il crollo dell’intero multiverso. Ogni universo rappresenta una possibile vita che Evelyn avrebbe potuto vivere, derivante dalle scelte che ha fatto, ma anche da quelle che non ha preso. Il film riflette su come le scelte sbagliate possano generare rimorso, ma anche su come imparare a fare pace con queste scelte, accettando la nostra imperfezione e la bellezza delle possibilità non realizzate.

Con il suo mix di azione mozzafiato, bizzarrie pop e sarcasmo, “Everything Everywhere All at Once” riesce a scavare nel profondo dell’animo umano, mostrando la fragilità dell’esistenza e il peso delle scelte che facciamo. Ogni azione, ogni decisione, ci definisce e ci conduce verso il nostro futuro, ma ciò che conta alla fine è come impariamo a vivere con quelle scelte, accettando noi stessi e trovando la pace in ciò che siamo diventati. La pellicola affronta temi universali come la famiglia, l’identità, la speranza, la frustrazione e il senso di impotenza, mettendo in luce la difficoltà di trovare equilibrio in un mondo sempre più frenetico e imprevedibile.

In un periodo storico segnato da incertezze, crisi esistenziali e riflessioni sul futuro, il film ci invita a riflettere sul valore della consapevolezza e dell’amore per noi stessi. “Everything Everywhere All at Once” ci mostra che, a volte, la felicità e la pace non si trovano cercando di cambiare il nostro passato o controllando il futuro, ma imparando ad apprezzare il presente, con tutte le sue sfide e le sue imperfezioni. Il film ci chiede di considerare come ogni scelta, anche quella che sembra un fallimento, possa avere un valore e un significato profondo. La sua visione ottimistica ci ricorda che la pace non è qualcosa che si raggiunge alla fine del nostro percorso, ma è il punto di partenza per ogni cosa.

“Everything Everywhere All at Once” non è solo un’esperienza cinematografica che intrattiene, ma una riflessione sul valore delle scelte, sull’imperfezione umana e sulla possibilità di trovare significato nelle esperienze più inaspettate. Un film che, tra l’azione e la risata, invita a riflettere sul nostro posto nel mondo e sul significato che attribuiamo alla nostra esistenza.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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