La recensione di Escape Room diretto da Adam Robitel, un’occasione sprecata per un thriller psicologico.
Sulle orme del sadico e diabolico gioco mortale esplorato e conosciuto nella saga di Saw , Adam Robitel, ispirandosi al concept delle escape room – nato nel 2010 e divenuto rapidamente una delle forme di intrattenimento più popolari – costruisce e sviluppa un racconto con presupposti accattivanti ma dal risultato finale che lascia a desiderare.
Il film, un thriller psicologico dalle crescenti e rapide difficoltà, ci presenta sei perfetti sconosciuti (interpretati da Logan Miller, Deborah Ann Woll, Jay Ellis, Tyler Labine, Nik Dodani e Yorick van Wageningen), che si ritrovano imprigionati in un labirinto di stanze ricche di enigmi da risolvere. L’unica speranza di uscire vivi da quello che sembra un vero e proprio incubo è lavorare insieme, facendo affidamento sull’ingegno e sull’astuzia di ciascuno, per decifrare indovinelli e superare le prove che li mettono alla prova contro il tempo.
Adam Robitel, noto per il successo di Insidious: L’ultima chiavesono geniali , ho visto subito il potenziale per film vis, racconta l’idea dietro la sua visione del film, dichiarando: “Le migliori escape room sono molto cinematografiche. Ti ritrovi in un bunker ai tempi della guerra fredda oa rovistare nei dossier della CIA. Alcune stanze sono geniali, ho visto subito il potenziale per un film visivamente interessante.” tuttavia, nonostante le premesse affascinanti, la sua realizzazione non riesce a soddisfare le aspettative. Sebbene la dinamica generale del film sia intrigante, manca di originalità, e la tensione si disperde rapidamente, con un andamento che sembra troppo prevedibile.
Interessante il punto di vista dell’attrice Deborah Ann Woll, famosa per i suoi ruoli in True Blood e Daredevil, che nel film interpreta Amanda e racconta come in Escape Room il rapporto tra i personaggi femminili sia diverso rispetto alla tradizione cinematografica : “ In molti il rapporto tra i personaggi femminili sia diverso rispetto alla tradizione cinematografica: “In molti film di genere le donne si ritrovano l’una contro l’altra, diventano maliziose e competitive, in particolare verso gli uomini. Ho apprezzato molto questa storia perché in questo caso le donne sono alleate e si fanno forza a vicenda nonostante siano diverse tra di loro.”
Anche il personaggio di Ben, interpretato da Logan Miller, riveste una certa importanza narrativa. Miller descrive il suo ruolo come quello di un giovane segnato da un tragico passato, che ha perso tutto e non ha più nulla da perdere, rendendolo così un improbabile eroe. Questa evoluzione del personaggio poteva portare una dinamica interessante, ma il film non sfrutta completamente il potenziale di questi sviluppi psicologici.
Purtroppo, la narrazione non riesce a sviluppare appieno la psicologia dei personaggi e il contesto che li ha portati a essere le pedine di un gioco inquietante. Il risultato è una visione che non coinvolge, e la superficialità con cui vengono trattati gli eventi e le motivazioni dei personaggi impedisce di provare veramente le sensazioni di angoscia e claustrofobia che un film come questo dovrebbe evocare. Nonostante alcuni momenti visivamente stimolanti e una struttura narrativa che potrebbe essere interessante, il film manca di quella adrenalina e tensione che ci si aspetta da un thriller psicologico ambientato in un contesto tanto claustrofobico e minaccioso.
In conclusione, Escape Room si rivela una pellicola che si rivela una pellicola che non riesce a tenere fede alle aspettative. Sebbene l’idea di fondo abbia un grande potenziale, il film non riesce a restituire l’impatto che ci si aspetterebbe da una storia di questo tipo. Con una trama prevedibile e una costruzione dei personaggi troppo superficiale, la sensazione finale è di un’occasione sprecata. Escape Room arriverà nelle sale cinematografiche italiane il 14 marzo, distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.
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Emanuela Giuliani
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