End of Justice: Nessuno è Innocente, la recensione del film con Denzel Washington

La recensione di: End of Justice: Nessuno è Innocente, il film diretto da Dan Gilroy con protagonista Denzel Washington.

Dan Gilroy, regista e sceneggiatore, ambienta la sua seconda opera, “End of Justice: Nessuno è Innocente” (titolo originale: “Roman J. Israel, Esq.”), all’interno della complessa e stratificata rete del sistema giudiziario di Los Angeles. Il film segue la vicenda di Roman J. Israel, un avvocato difensore dotato di un aspetto vintage, caratterizzato da una capigliatura afro anni ’70 e uno stile di vita anacronistico. La sua esistenza, improntata a un rigido attivismo e alla fedeltà ai propri principi, subisce un drastico cambiamento a seguito di eventi turbolenti che lo mettono in contrasto con il mondo legale contemporaneo.

Il cuore del film è rappresentato dallo scontro tra i principi etici del protagonista e la dura realtà di un sistema in cui la giustizia appare sempre più subordinata a interessi economici e personali. Roman J. Israel è un personaggio fuori dal tempo, un uomo che ha trascorso la sua intera carriera nel retrobottega di uno studio legale, occupandosi della parte teorica dei casi senza mai apparire in tribunale. Quando il suo mentore e socio muore improvvisamente, Roman si trova costretto a confrontarsi con la realtà del sistema legale moderno, che si rivela molto più cinico e spietato di quanto lui avesse immaginato. L’ingresso di Roman nella prestigiosa firma legale di George Pierce (Colin Farrell) segna una svolta decisiva che lo costringe a confrontarsi con dinamiche professionali molto distanti dal suo modo di pensare. La lotta interiore tra il desiderio di restare fedele ai suoi ideali e la necessità di adattarsi a un mondo spietato costituisce il fulcro della narrazione.

Nonostante l’originalità della premessa e il potenziale della trama, il film non riesce a soddisfare appieno le aspettative. La costruzione narrativa appare frammentata e incapace di sviluppare organicamente i molteplici elementi tematici, lasciando lo spettatore con un senso di distacco emotivo. La regia fatica a bilanciare l’introspezione del protagonista con un’evoluzione drammatica convincente, generando un ritmo disomogeneo e, in alcune sequenze, eccessivamente statico. La sceneggiatura tenta di affrontare temi complessi come la corruzione del sistema giudiziario, la perdita dell’innocenza e il compromesso morale, ma il risultato è un’opera che non riesce a scavare in profondità, limitandosi a una rappresentazione superficiale di tali conflitti.

Uno dei principali punti di forza della pellicola è senza dubbio l’interpretazione magistrale di Denzel Washington nel ruolo di Roman J. Israel. La sua performance, che gli è valsa una nomination agli Oscar 2018 come Miglior Attore, trasmette con straordinaria intensità la complessità emotiva e morale del personaggio. Washington de vita a un uomo pieno di contraddizioni: brillante ma socialmente impacciato, idealista ma vulnerabile alle tentazioni del potere. Tuttavia il film non riesce a instaurare un vero legame empatico con il pubblico. La caratterizzazione del protagonista è solida, ma gli altri personaggi risultano poco approfonditi, rendendo difficile una reale immersione nella storia.

Rispetto alla precedente opera di Gilroy, “Lo Sciacallo – Nightcrawler”, che aveva riscosso grande successo di critica e pubblico, “End of Justice: Nessuno è Innocente” appare meno incisivo e coinvolgente. La tiepida accoglienza ricevuta durante l’anteprima al Toronto International Film Festival ha portato a un successivo rimontaggio, con il taglio di circa 12 minuti, soprattutto riguardanti il personaggio di George Pierce. Tuttavia, queste modifiche non sono state sufficienti a dare maggiore equilibrio alla narrazione e a valorizzare il ruolo interpretato da Colin Farrell, il cui personaggio rimane in secondo piano senza un vero sviluppo. Anche Carmen Ejogo, che interpreta Maya Alston, un’attivista che vede in Roman un simbolo della lotta per la giustizia, non riesce a emergere con sufficiente forza, lasciando il suo personaggio poco memorabile.

In conclusione, “End of Justice: Nessuno è Innocente” è un film incapace di reggere il peso delle sue premesse. Pur trattando tematiche di grande rilievo e avvalendosi dell’interpretazione straordinaria di Denzel Washington, il film manca di quella carica emotiva e narrativa necessaria a lasciare un segno. Il risultato finale è un’opera che, nonostante il potenziale, non riesce a emergere con la forza che avrebbe potuto avere. La riflessione sulla moralità e sulla disillusione avrebbe potuto essere più incisiva, ma il film si perde in una narrazione frammentaria e in uno sviluppo poco equilibrato dei personaggi secondari. Gilroy dimostra ancora una volta la sua capacità di creare protagonisti complessi, ma non riesce a dare alla storia la stessa coesione e potenza narrativa del suo precedente lavoro.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

5


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