cast del film el jockey

El Jockey (Kill the Jockey), conferenza stampa: il regista Luis Ortega e i protagonisti raccontano questo particolare film

Ill regista Luis Ortega assieme ai protagonisti raccontano in conferenza stampa il loro particolare: El Jockey (Kill the Jockey).

In anteprima mondiale in concorso all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: El Jockey (Kill the Jockey), un film senza alcun dubbio fuori dal comune, diretto da Luis Ortega, autore anche della sceneggiatura assieme Rodolfo Palacios e Fabián Casas, e con protagonisti: Nahuel Pérez Biscayart, Úrsula Corberó e Mariana Di Girolamo.

E proprio il regista e i protagonisti, hanno raccontato nel corso della conferenza stampa questa storia così particolare, in cui lo scontro tra il mondo interiore e quello esteriore è il campo di battaglia su cui si svolge, e in cui tanto più intenso il mondo interiore del personaggio, quanto più violento lo scontro con l’esterno.

Qui la RECENSIONE: El Jockey (Kill the Jockey), la recensione del film diretto da Luis Ortega in concorso a Venezia 81

Ma come nasce questa storia? E dal romanzo del 2015 di Jack LondonIl vagabondo delle stelle, alle esperienze personali da padre di Luis Ortega a qualche incontro speciale, quali sono le suggestioni hanno suggerito questa vicenda? Domande alle quali il regista ha risposto:

“Si tratta di un film che raggruppa in realtà molte domande, quando uno è più giovane pensa che prima o dopo capirà qualcosa, e alla fin fine giunge alla conclusione del fatto che non capirà mai nulla”, dice Ortega. “Il film analizza proprio questi aspetti, ovvero: la possibilità del fatto che non ci sia un centro all’interno delle persone e una vera e propria identità, e che comunque non possa agire in qualità di osservatore e vivere bene come se la vita fosse una sorta di miracolo senza troppe spiegazioni. Non è necessario sapere e conoscere quindi abbiamo un personaggio che comincia a essere un fantino famoso, poi c’è una donna e un bambino, ma in nessun caso capisce che cosa sta succedendo come tutti, solo a livello superficiale lo capisce facendo certe cose come tutti noi, ma in ogni caso sempre a livello superficiale”, spiega e continua. “Si tratta anche di una storia su quante volte si deve morire per liberarsi di se stessi, una sorta di labirinto non capendo mai il numero delle volte in cui cambiamo la nostra identità. Infine è una storia d’amore, che parla del fatto di non sapere come amare, e sentire che l’altra persona non ti può accettare come sei, senza sapere esattamente come sei. Non è un film sulle corse”.

Per quanto riguarda la scelta degli attori ha dichiarato: “Noi vogliamo sempre lavorare con persone che apprezziamo, che amiamo e con cui ci identifichiamo, e in questo caso è stato proprio così. Con Nahuel ci conosciamo da quando eravamo bambini, e ho scritto questo film pensando proprio a lui, avevo un’idea molto speciale come se fosse l’unica persona ad arrivare a farlo, ad arrivare a quel punto senza che ci fosse un vero e proprio bisogno di spiegare molto.  In realtà loro sono i miei due attori preferito (riferendosi anche a Ursula Corbero), sono persone che amo moltissimo. Con Ursula e Mariana ci siamo conosciuti un po’ dopo, è c’è stato un’empatia molto forte, un riconoscimento e l’essere riconoscente nei confronti dell’altro, e questo è molto importante. Essere riconoscenti e riconoscere l’esperienza dell’altro, inoltre sono contento che non mi abbiamo fatto tante domande, siccome non avevo le risposte era più facile. Uno è presente fisicamente e tenta di dire qualcosa di utile, ma in questo film sulla sembra essere davvero fondamentale. Con Nahuel abbiamo dialogato tantissimo, e poi si pensa alla magia che può arrivare facendoti fare un salto nel vuoto”.

Prosegue parlando dell’ispirazione per i personaggi e l’intenzione di trovare se stessi.

“Il lavoro di regista è diverso per ognuno. Nel mio caso io non mi scollego mai da quello che sta succedendo. Per me tutto è una messa in scena e vedere chi tira le fila, chi muove tutta la struttura è una ricerca quasi religiosa, psichiatrica, disperata. Ci sono molti fantasmi, molta gente, molte persone, nella città di Buenos Aires, e camminare soprattutto da solo è una vera e propria esperienza. Ho chiesto a un vagabondo russo che ho incontrato a Buenos Aires, come fosse arrivato dalla Russia vestito da donna, vestito in modo molto particolare, lui mi ha detto di essere arrivato in aereo. Lui entrava nelle farmacie e si pesava, e diceva che pesava 0 che non esisteva però lo perseguitavano. La paranoia alla fin fine è una fonte di ispirazione, se uno è paranoico avrà sempre una sceneggiatura e diventa anche più facile perché ci sono sempre delle storie. E’ un po’ la domanda che si trova dietro a tutto questo o che accompagna tutti nella vita quotidiana, dal momento che tutti escono spesso senza sapere il perché, e questo è un po’ il punto di partenza del film, sentirsi bene senza sapere cosa sta succedendo”.

scena film kill the jockey

In El Jockey Remo Manfredini è un fantino leggendario, ma il suo comportamento autodistruttivo sta cominciando a metterne in ombra il talento e a mettere a repentaglio la relazione con Abril, la fidanzata.

Il giorno della gara più importante della sua carriera, che lo libererà dai debiti col suo boss mafioso Sirena, ha un grave incidente, scompare dall’ospedale e vaga per le strade di Buenos Aires. Libero dalla propria identità, inizia a scoprire il suo vero io. Ma Sirena è determinato a stanarlo. Vivo o morto.

“Sono molto emozionata perché questo è un film che mi emoziona, forse io sono più abituata a seguire progetti che hanno un obiettivo in particolare, e questo invece è stata una ricerca costante per me”, afferma Ursula Corbero nota per il ruolo di Tokio nell’acclamata serie de La Casa di Carta e che nel film interprete di Abril. “Sapevo di essere in buone mani per lasciarmi andare, quindi potevo smettere di controllare me stessa e potevo fidarmi tranquillamente perché, per l’appunto, ero in buone mani. Tuttavia è stato molto complicato per me, forse la cosa più complicata perché sono una persona molto esigente, voglio avere tutto sotto controllo, dal momento che non voglio spaventarmi”, dice continuando. “Luis è una persona che non trasmette solo magia, arte e talento, ma ha una sensibilità pazzesca, e sin dall’inizio sapevo che si trattava “del film”. Dice (riferendosi al regista) che non abbiamo fatto molte domande, ma io in realtà ne ho fatte tante, ma è vero che forse le risposte hanno lasciato un po’ a desiderare (ride). Ho fatto questo esercizio di fidarmi, ero circondata da belle persone, sapevo che avevo fatto una cosa assolutamente particolare, speciale. La prima volta che ci siamo visti con Luis gli ho chiesto come fosse il mio personaggio, ma lui mi ha risposto che lo avremmo scoperto man mano durante il film, dicendomi che Abril era dentro di me. Così scena dopo scena, ripresa dopo ripresa l’ho scoperta. Ho fatto questo esercizio di liberazione dentro di me, ed oggi è molto difficile farlo perché ognuno di noi vuole sempre essere organizzato. E’ stata un esperienza non solo professionale, un esperienza che mi ha cambiato la vita”.

Nahuel Pérez Biscayart il quale veste i panni del protagonista Remo Manfredini rivela : “Io sono arrivato il primo giorno di riprese, dopo il ballo, e quando ho visto quello che era successo ho detto: ‘vabbè Luis come sempre è bello attivo e frizzante’, è una sorta di mago, di strega, anzi di più. Noi ci conosciamo molto bene, è l’unica persona con cui ho lavorato più di una volta, c’è stata una specie di comprensione. Noi in realtà parliamo tanto ma diciamo poco, e lui è bravissimo ha creare delle atmosfere che possono essere tangibili. Tu arrivi con un’idea ma lui ha sempre delle idee, delle magie che propone e tu devi lasciarti trasportare da queste atmosfere che ti accompagnano”.

Mariana Di Girolamo volto di Ana infine dice: “L’atmosfera musicale è molto importante nel film, con Ursula e Luis avevano avuto l’opportunità di conoscerci e abbiamo girato la scena del ballo nel camerino. Una scena molto forte, molto densa, e noi ci siamo conosciute nei nostri corpi, ci siamo guardate negli occhi la prima volta ed è stata veramente molto forte, eravamo tutte sudate, è stato pazzesco in questo camerino femminile, così caldo con un’atmosfera così particolare. Quello è stato l’inizio di questo viaggio verso qualcosa di sconosciuto nelle mani di queste persone meravigliose. Ogni giorno sul set era fantasia, magia, piacere, sapere non sapere nell’accezione più bella del termine. Io ho visto il film qualche giorno fa ed è bellissimo secondo me”.

El Jockey (Kill the Killer), è prodotto da Rei Pictures, El Despacho, Infinity Hill, Exile, Warner Music Entertainment.

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Emanuela Giuliani


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