La recensione e l’incontro stampa di El Conde, il film di Pablo Larrain presentato all’80esima Mostra del Cinema di Venezia
Il regista, sceneggiatore e produttore cileno Pablo Larrain, dopo aver presentato nel 2021 alla 78esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia il biopic Spencer, torna in Laguna con un’opera che oltrepassa i confini del film biografico.
El Conde infatti, è una commedia dai toni dark/fantasy, che ipotizza un universo parallelo ispirato alla storia recente del Cile, e ritrae Augusto Pinochet, simbolo del fascismo mondiale, nei panni di un vampiro che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda estremità meridionale del continente, nutrendo il suo desiderio di malvagità al fine di perpetuare la propria esistenza. Dopo duecentocinquanta anni di vita, Pinochet però decide di smettere di bere sangue e di abbandonare il privilegio della vita eterna, dal momento che non può più sopportare che il mondo lo ricordi come un ladro. A dispetto della natura deludente e opportunistica della sua famiglia, Pinochet trova tuttavia in una relazione inaspettata, una nuova ispirazione per continuare a vivere una vita di passione vitale e controrivoluzionaria.
“E’ stato un processo lungo quello che ci ha permesso di trovare il modo migliore per arrivare ad affrontare quest’uomo” – afferma Pablo Larrain nel corso della press conference a Venezia 80. “Augusti Pinochet non è mai stato rappresentato prima, sia al cinema che in televisione, e quindi riuscire a trovare l’approccio giusto ci ha portato a questa combinazione di farsa e satira con elementi che vengono dalla logica, dalla storia del personaggio, dal conte e dal vampiro, e probabilmente questo è l’unico modo per evitare di andare verso una sorta di empatia che non sarebbe accettabile. Jamie Vamdel (interprete di Pinochet), che oggi non è presente, è stato molto importante durante il processo creativo di questo film, e per la versione che volevano rappresentare. Una figura nuova che credo abbia a che vedere col fatto che Pinochet non si è mai dovuto confrontare con la giustizia ed è rimasto un uomo morto in libertà molto ricco, un’impunità che lo ha reso quasi eterno, e questa eternità è rappresentata per l’appunto al meglio dal vampiro.”
“Non so come reagiranno in Cile il film, è molto difficile immaginarlo, e se dovessi fare un paragone con Franco, la poca intelligenza e il piacere per la cattiveria forse è ciò che hanno in comune” – continua Larrain. “Una cosa interessante è che ci sono alcune persone secondo cui il dittatore Pinochet non debba essere filmato, invece secondo me deve essere filmato e rappresentato assolutamente.”
Larrain conclude parlando della storia di El Conde. “Il film nasce da un evento che è successo. Pinochet e le persone che erano accanto lui infatti, sostenevano che un soldato come lui potesse uccidere ma che non potesse rubare. L’idea quindi è partita da qui, e ricordo che quando si è saputo questo in Cile la gente si vergognava. Una vergogna che è svanita in pochissimo tempo ma tuttavia abbastanza pericoloso e che succede tutt’oggi, dal momento che quando un dittatore deve ritirarsi, fare un passo indietro è come se impazzisce, perché vuole garantirsi il proprio futuro, la propria pensione.”
A interpretare El Conde, Jaime Vadell (“Tres tristes tigres”, “No”), Gloria Münchmeyer (“La luna en el espejo”, “42 días en la oscuridad”), Alfredo Castro (“Tony Manero”, “Tengo miedo torero”) e Paula Luchsinger (“Ema”, “La Jauría”), tutti presenti assieme al regista al Lido tranne Vadell.
“E’ molto difficile sapere come lo prenderanno in Cile, ci sono solo due possibilità secondo me, o ameranno o odieranno il film, non ci saranno reazione intermedie di diverse tipo, ci sarà una forte reazione positiva o negativa” – svela Gloria Münchmeyer la quale veste i panni di Lucia, moglie di Pinochet. “Non è la prima volta che mi chiedono di interpretare questo ruolo, forse perché sono l’unica cilena uguale a lei. Ma questa volta non si trattava di imitare Lucia, lei è anziana e non vuole morire e l’unico modo è che il marito la morda.”
“Sono passati 50 anni in Cile dal Golpe, si tratta di un momento importante e come sempre la genialità di Pablo ha trovato il modo giusto di presentare questo film e questa critica farsa politica per affrontare un personaggio così sinistro come Pinochet” – dichiara Alfredo Castro. “Mi piace molto quando si dice che è difficile spiegare la banalità del male. Pinochet come un vampiro diventa protagonista della storia del nostro paese ed ha questa capacità, questa cattiveria, e per quanto riguarda il golpe era stato previsto che fosse rapido e sanguinolento.”
“Secondo me questo film è assolutamente necessario per aiutare l’opinione pubblica. Sono passati 50 anni dal golpe militare e c’è stata una dittatura che ha calpestato i diritti umani e in questo momento c’è un risorgere della figura di Pinochet. L’estrema destra sta prendendo forza e questo film più mostrare quali sono gli orrori che Pinochet in modo che non accadono di nuovo” – spiega Paula Luchsinger. “L’estrema destra non è solo in Cile ma in tutto il mondo, questo film ci può avvertire su ciò che sta accadendo e sulla necessità di democrazia e diritti umani, stimolando un dialogo. Per quanto riguarda il discorso chiesa, questa ha avuto una divisione durante la dittatura: una parte molto molto forte ha lottato per difendere le vite, e una parte ha guadagnato potere grazie alla dittatura. Una contraddizione questa che riporta anche il mio personaggio che viene inviato per uccidere Pinochet, trovare dei soldi, ma viene sedotto dall’oscurità e vuole diventare immortale.”
Un’opera El Conde dall’astuta ironia e intelligente fantasy, ma che tuttavia potrebbe non essere del tutto accettata e compresa dal pubblico, suscitando di conseguenza forti controversie data la feroce componente politica. Un film attraverso cui Larrain torna al suo cinema e a parlare della dittatura di Pinochet, in modo diretto. A differenza infatti della trilogia di: Tony Manero, Post Mortem e No – I giorni dell’arcobaleno, in cui ha affrontato gli effetti della dittatura sul popolo cileno, in El Conde analizza frontalmente la figura di Pinochet, la cui natura da vampiro simboleggia, in un certo senso, un’immagine che ancora oggi, nonostante non ci sia più, continua a seminare terrore. Un assenza – presenza che devasta ferocemente l’anima di un popolo e che proprio con El Conde potrebbe aver aperto al regista un nuovo percorso.
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Emanuela Giuliani