La recensione di Eden, un’isola di ossessioni e contraddizioni diretto da Ron Howard al cinema dal 10 aprile.
Dopo aver aperto il recente 42° Torino Film Festival, arriva finalmente nelle sale cinematografiche: Eden, il film diretto da Ron Howard, tra i registi più apprezzati e amati, ed ispirato a una storia vera riguardante alcune misteriose morti avvenute sull’isola di Floreana, nell’arcipelago delle Galapagos, nel 1929.
Episodi, che a quasi un secolo di distanza continuano a rappresentare una delle vicende più affascinanti e inquietanti del XX secolo, alimentando teorie, speculazioni e suscitando l’interesse di scrittori, registi e storici.
Simbolo delle contraddizioni umane e delle fragilità sociali, già nel 1934, Georges Simenon si ispirò a questa drammatica storia per il suo romanzo “Ceux de la Soif”, che catturò l’attenzione per l’approccio crudo e realistico e fu adattato in un film muto dello stesso anno. Successivamente nel 2013 un documentario, che si concentrava in particolare su due memorie discordanti dei sopravvissuti, riaccese l’interesse per Floreana.
E ora con Eden, Ron Howard si avventura nuovamente in questo terreno inquietante, presentandoci un’opera atipica, sfaccettata, a tratti disturbante e ferocemente satirica.
Eden, il racconto di un’isola e delle sue tensioni
La storia prende il via con la presentazione di Friedrich Ritter (Jude Law) e Dora (Vanessa Kirby), una coppia alquanto singolare, che nel periodo della Grande Depressione, in un’epoca segnata da speranze infrante e dall’ascesa dei totalitarismi, si rifugia sull’isola di Floreana con l’ambizioso obiettivo di scrivere un trattato filosofico destinato a salvare l’umanità.
Una scelta la loro al limite dell’asocialità che mescolava sopravvivenza e filosofia new age, e il cui fragile equilibrio tuttavia verrà fortemente scosso dall’arrivo di Heinz Wittmer (Daniel Brühl), un ex reduce di guerra, di sua moglie Margaret (Sydney Sweeney) e del figlio Harry (Jonathan Tittel), decisi a iniziare una nuova vita lontano dalla civiltà.
Ma a determinare il vero punto di rottura sarà l’ingresso sulla scena della Baronessa Eloise Bosquet de Wagner Wehrhorn (Ana de Armas), una donna carismatica, narcisista e manipolatrice, che sbarca sull’isola accompagnata dall’ingegnere Rudolf Lorenz (Felix Kammerer), dalla sua guardia del corpo Robert Philippson (Toby Wallace) e dalla guida Manuel (Ignacio Gasparini), con l’obiettivo di trasformare l’isola in un resort di lusso per miliardari.
Arrivi quindi che ben presto faranno esplodere le tensioni fra i tre gruppi, trasformando la convivenza in un proprio incubo di bugie, manipolazioni ed egoismi, con una drammatica svolta e un finale inaspettato.
Eden, un viaggio nel caos e nella psiche umana
Trasportandoci indietro nel tempo e ricreando il microcosmo enigmatico di Floreana, dove la guerra per la sopravvivenza e emergono in modo drammatico, Ron Howard con Eden, scritto da Noah Pink, esplora, il caos, le contraddizioni della società dell’epoca, le dinamiche psicologiche e sociali che portarono alla tragica conclusione di una vicenda tuttora avvolta nel mistero.
Accolto tiepidamente a Torino e ancor prima a Toronto, in Eden Howard, con grande maestria, si addentra nel labirinto delle fragilità umane, delle illusioni e delle lotte di potere all’interno di un microcosmo estremo e disperato, dove ogni decisione può significare vita o morte.
Un piccolo mondo in cui a risaltare è la potente critica sociale che focalizza l’attenzione per l’appunto sulle tematiche della sopravvivenza e delle tensioni psicologiche causate da un ambiente così ostile, con il nervosismo sociale e la paranoia che si diffonde nel gruppo di protagonisti cuore pulsante di un racconto che, pur nella sua durezza, cerca di rendere visibile l’instabilità mentale e le vulnerabilità dell’essere umano quando si confronta con i propri limiti.
Indoli, impulsi, sentimenti, emozioni e inclinazioni dalle molteplici sfumature incarnate da un cast straordinario che rappresenta una delle maggiori forze del film. Jude Law offre una performance convincente nel ruolo del narcisista Friedrich Ritter, un uomo che cerca di imporsi su un mondo che sembra essersi dimenticato di lui. Vanessa Kirby incarna perfettamente la fredda e insensibile Dora, mentre Sydney Sweeney regala una Margaret tenace e resistente, in bilico tra la sopravvivenza e la perdita di sé, e Daniel Brühl dà vita a Heinz Wittmer, un uomo la cui lealtà e determinazione vengono messe a dura prova da circostanze estreme. Ma la vera rivelazione è Ana de Armas, che interpreta la Baronessa, un personaggio incredibile nella sua avidità, manipolazione e spietatezza, dove la sua egoistica natura aristocratica si manifesta in tutta la sua crudezza.
Eden si distingue inoltre per la sua narrazione provocatoria, con momenti di tensione che si traducono in scene dal forte impatto visivo, in cui la violenza e le emozioni primordiali vengono a galla senza alcuna censura, e l’ambiente ristretto sottolinea il senso di un esistenza fatale sotto pressione che segna ogni passo dei protagonisti.
Un lembo di terra dove ogni azione è significativa ed ogni scelta è costantemente minacciata dalla possibilità di scivolare nel baratro, catapultando lo spettatore nel cuore di un dramma psicologico in cui la moralità è costantemente messa in discussione, in grado di sollevare interrogativi profondi sulla natura umana e sul potere distruttivo della solitudine e delle ossessioni.
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Emanuela Giuliani
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