DRAGGER ACROSS CONCRETE DI S. CRAIG ZAHLER.
“Volevo fare un poliziesco carico di suspence interpretato da un cast corale, sull’esempio di Prince of the City (Il Principe della Città), Taxi Driver, Dg day afternoon (Quel pomeriggio di un giorno da cani), Sweet smell of success (Piombo rovente). Mel Gibsoon è Ridegeman, il poliziotto istintivo e amareggiato. Tory Kittles e Vince Vaughn è il magistrale antagonista. L’acuto e carismatico Tory Kittles e il poliedrico Michael Jai White vestono i panni delle controparti malavitose. La bravissima Jennifer Carpenter è un’altra importante tessera del mosaico. La fiducia risposta dal cast nella ia sceneggiatura e regia, insieme all’affidabilità del direttore della fotografia Benji Bakshi, mi hanno aiutato a digerire questa articolata produzione e a realizzare un film che sono entusiasta di mostrare in anteprima a Venezia.”
Questo il commento di S.Craig Zahler in merito alla pellicola da lui diretta e presentata Fuori Concorso alla 75 Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia: DRAGGED ACROSS CONCRETE, i cui due ispettori di polizia, per l’appunto da un appesantito, appannato e non più carismatico Mel Gibson, e un Vince Vaughn debole ed anonimo, vengono sospesi dal servizio in seguito alla diffusione di un video che rivela i loro metodi violenti.
Tale situazione, spingerà gli uomini, in forte difficoltà economiche e profondamente frustrati, ad intraprendere la discesa, senza ritorno, del mondo della criminalità dove ad attenderli nell’ombra, trovano più di quando immaginassero.
Il poliziesco, tuttavia, nonostante le buone intenzioni del regista, fallisce miseramente ogni obiettivo, deludendo miseramente ogni aspettativa, a causa di una costruzione, e sviluppo, scenico narrativa non curata, caotica e dal ritmo lento, le cui scene di azione totalmente prive della dovuta tensione e adrenalina, ne penalizzano irreparabilmente l’interesse ed il coinvolgimento emotivo, non riuscendo a focalizzare l’attenzione, bensì creando, di conseguenza, un profondo distacco tra la vicenda, dall’ambientazione cupa, fredda e tutto sommato impersonale, e lo spettatore, su cui pesano, ulteriormente, gli eccessivi ed infiniti 159 minuti, per una visione del tutto insoddisfacente.
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