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Django Unchained: la sceneggiatura del western di Tarantino tra omaggio e riscrittura storica

La sceneggiatura completa di Django Unchained, il film scritto e diretto da Quentin Tarantino con Christoph Waltz e Jamie Foxx.

Omaggio al Django di Sergio Corbucci, Django Unchained, scritto e diretto da Quentin Tarantino e uscito nel 2012, ha riscosso un enorme successo di pubblico e critica. Il film ha ottenuto ben cinque nomination agli Oscar del 2013, aggiudicandosi due prestigiose statuette: quella per la Miglior Sceneggiatura Originale – la seconda per Tarantino dopo quella condivisa con Roger Avary per Pulp Fiction – e quella per il Miglior Attore non Protagonista, assegnata a Christoph Waltz. Anche per lui si è trattato del secondo Oscar dopo quello vinto per Bastardi senza gloria del 2009, sempre sotto la regia di Tarantino.

Una trama tra epica personale e denuncia storica

Il film è ambientato nel sud degli Stati Uniti, due anni prima della Guerra di Secessione, e il protagonista, Django (interpretato da Jamie Foxx), è uno schiavo la cui vita cambia radicalmente quando incontra il dottor King Schultz (Christoph Waltz), un ex dentista tedesco che ora lavora come cacciatore di taglie. Schultz ha bisogno dell’aiuto di Django per identificare i fratelli Brittle, su cui pende una grossa taglia, e in cambio della collaborazione, Schultz promette a Django la libertà e una parte del denaro ricavato dalla cattura dei fuorilegge.

Una volta portata a termine la missione con Schultz, i due diventano inseparabili. Schultz, colpito dalla determinazione di Django e dalla sua tragica storia, decide di aiutarlo a ritrovare sua moglie, Broomhilda (Kerry Washington), da cui è stato separato a forza durante il periodo della schiavitù.

La ricerca li conduce fino in Mississippi, nella sontuosa e crudele piantagione di Calvin J. Candie (Leonardo DiCaprio), un ricco e spietato latifondista, appassionato di combattimenti tra schiavi detti “mandingo“. Per avvicinarsi a Broomhilda senza destare sospetti, Django e Schultz si fingono acquirenti interessati a uno di questi lottatori, e accertata la presenza della donna nella tenuta di Candie tentano di negoziarne l’acquisto per una somma irrisoria.

Tuttavia, il piano viene smascherato dal fido Stephen (Samuel L. Jackson), il capo servitù di Candie, che mette il padrone in guardia. Da quel momento in poi, la tensione esplode in uno scontro sanguinoso, durante il quale Django dimostrerà di essere pronto a tutto pur di liberare la sua amata e ottenere la giustizia negata per tutta la vita.

Una sceneggiatura tarantiniana: stile, ironia e tensione

La sceneggiatura di Django Unchained è un perfetto esempio della cifra stilistica tarantiniana: dialoghi taglienti e costruiti con precisione quasi chirurgica, un uso spregiudicato dell’umorismo nero e una struttura narrativa che omaggia e al contempo sovverte i codici del cinema di genere, dal western all’italiana al blaxploitation. Tarantino gioca abilmente con il linguaggio cinematografico, rielaborando gli archetipi del western classico per inserirli in una cornice fortemente politica e provocatoria.

Tra le particolarità della sceneggiatura, che potete leggere qui: DJANGO UNCHAINED, spicca la costruzione dei personaggi, tutti fortemente iconici: dal protagonista Django, eroe vendicatore silenzioso e implacabile, al colto e carismatico Schultz, che con il suo eloquio raffinato e i modi gentili rappresenta una singolare eccezione nel brutale contesto razzista dell’America pre-guerra civile. Anche i villain sono tratteggiati con cura maniacale, in particolare Calvin Candie, interpretato da un diabolico Leonardo DiCaprio, e l’ambiguo Stephen, il servo fedele e manipolatore interpretato da Samuel L. Jackson.

sceneggiatura django unchained

La sceneggiatura si distingue per la sua capacità di bilanciare momenti di violenza esplicita con riflessioni taglienti sulla brutalità della schiavitù americana, trattata non con moralismo, ma con uno sguardo spietato e grottesco. La figura di Django si configura come un eroe tragico e iconico, mosso da una missione personale che diventa universale: la lotta per l’amore e per la dignità umana.

Inoltre, l’intelligente uso del linguaggio, la scelta di anacronismi musicali volutamente stranianti (come la colonna sonora che mescola Ennio Morricone, rap e soul contemporaneo) e la costruzione di sequenze ad alto tasso emotivo e simbolico rendono Django Unchained non solo un grande film di intrattenimento, ma anche un’opera profondamente politica e autoriale.


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