La sceneggiatura del film semi-autobiografico diretto da Sean Wang, presentato in anteprima e vincitore al Sundance Festival 2024.
Presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival di quest’anno, dove ha vinto l’Adience Award nella competizione US Dramatic e l’US Dramatic Special Jury Award: Ensemble, Dìdi, il dramma comico semi-autobiografico del regista e sceneggiatore Sean Wang, ha debuttato nelle sale statunitensi a fine dello scorso luglio.
Esordio alla regia di un lungometraggio di Wang, Dìdi, della Focus Features, è un racconto di formazione ed è ambientato nel 2008, durante l’ultimo mese d’estate prima dell’inizio del liceo, quando un impressionabile ragazzo taiwanese-americano di 13 anni, Chris Wang, interpretato da Izaac Wang, alias Dìdi impara ciò che la sua famiglia non può insegnargli, ovvero come pattinare, flirtare e amare la propria mamma.
Parlando alla première del suo film al Ray Theater di Park City, Sean Wang ha confessato: “Vorrei che il mio io adolescente fosse stato più gentile con me stesso. Vorrei non essere stato così monello con mia sorella e la mia famiglia. Penso davvero a questo film come a un ringraziamento, a un dispiacere e a un amore per la mia famiglia e i miei amici”.
La sceneggiatura di Wang, che grazie a Deadline potete leggere qui: DIDI, si addentra nei primi anni 2000, nel tempo di Messanger, Myspace e del canale nascente di YouTube. La vulnerabile rappresentazione di Izaac Wang mostra le emozioni crude di un giovane che affronta le complessità dell’adolescenza quali: il desiderio di accettazione, l’emozione del primo amore e l’inevitabile scontro con l’autorità degli adulti, nonché con la sorella Vivian (Shirley Chen), e con la madre Chungsing (Joan Chen). Chungsing è una madre single che cerca di crescere i suoi figli nonostante gli ostacoli dovuti all’assenza di una figura maschile in casa e dall’occhio critico della suocera tradizionale Nai Nai (Zhang Li Hua).
La storia affronta i temi universali del raggiungimento della maggiore età e delle sfide dell’invecchiamento, con una svolta che arriva nel terzo atto, con Chungsing pronuncia un sentito discorso a Izaac sulle difficoltà della genitorialità, che mette in discussione la sua crisi esistenziale e il suo corpo, riflettendo sui sacrifici che ha fatto come madre. Riflessioni sui suoi sogni non realizzati che trovano conforto nella consapevolezza che le aspirazioni di suo figlio sono diventate le sue, e che portano a Chungsing un senso si scopo e completezza.