La recensione di: Diavoli: dal 22 aprile su Sky e in streaming su NOW la seconda stagione del financial thriller.
Dopo aver conquistato il pubblico con la sua prima, avvincente stagione, Diavoli torna dal 22 aprile su Sky e in streaming su NOW con un secondo capitolo ancora più intenso e ambizioso. La serie, appartenente al genere del financial thriller, riporta in scena i due protagonisti d’eccezione: Patrick Dempsey e Alessandro Borghi, nei rispettivi ruoli di Dominic Morgan e Massimo Ruggero. Due broker di successo alle prese con gli alti e bassi della finanza globale, ma anche con sfide personali che mettono a dura prova convinzioni, rapporti e coscienze. La loro presenza scenica divide gli schieramenti – e le attenzioni del pubblico – in un gioco di potere, fascino e strategia.
Questa nuova stagione si apre con uno sguardo al passato, utilizzando un lungo flashback che copre un arco temporale significativo: dal 2016 fino al presente. Punto di partenza è la Brexit, evento cardine attorno al quale ruota l’intera narrazione. Il racconto si sviluppa quindi a ritroso, partendo dalla pandemia del 2020 – ormai entrata a far parte anche dell’immaginario seriale – e ripercorrendo le turbolenze politiche ed economiche che hanno segnato l’ultimo decennio. Le conseguenze della Brexit si fanno sentire su scala globale, impattando i mercati finanziari e, di riflesso, le vite professionali e personali di Dominic e Massimo.
Il contesto finanziario, pur complesso e talvolta ostico, viene reso accessibile e dinamico da una scrittura che unisce realismo, tensione narrativa e riflessione morale. Il ritmo cresce progressivamente, alimentando sospetti, colpi di scena e interrogativi che tengono lo spettatore con il fiato sospeso. Il thriller, in questa stagione, sembra prendere decisamente il sopravvento, costringendo chi guarda a mantenere alta l’attenzione e immergendolo in una trama che non concede tregua.
Uno degli aspetti più interessanti della serie è la capacità di affrontare tematiche profonde e attuali, al di là del mondo della finanza. Tra queste, spicca il tema delle responsabilità legate al potere. Essere CEO di una grande azienda significa prendere decisioni che influenzano milioni di persone, e in tale contesto, il senso di colpa è un lusso che non ci si può permettere. La serie riflette inoltre sul conflitto tra interesse personale e bene collettivo, tra etica e ambizione, tra ciò che è giusto e ciò che è necessario.
Massimo, in particolare, si ritrova a fare i conti con un passato che pensava di aver lasciato indietro, ma che riemerge con forza. Lavorare in un ambiente altamente competitivo e senza scrupoli lo costringe a confrontarsi con i propri limiti, non solo sul piano psicologico, ma anche su quello morale e umano. L’arroganza e la sicurezza di sé che lo contraddistinguevano cedono gradualmente il passo a una nuova consapevolezza: una coscienza che si risveglia, una sensibilità che riaffiora e un desiderio di verità che si fa sempre più forte. Come in una lunga e complessa partita a scacchi, Massimo si trova a sfidare il sistema incarnato da Dominic – e da uomini come lui – pronti a tutto pur di non perdere il controllo.
Prodotta da Sky Italia e Lux Vide insieme a Big Light Productions, Diavoli è realizzata in collaborazione con Sky Studios, Orange Studio e OCS. Le location, scelte con grande cura, contribuiscono a dare alla serie un respiro internazionale: tra le città protagoniste spiccano Londra e Milano, mentre un ruolo d’impatto è affidato anche alla suggestiva Nuvola di Fuksas a Roma, che aggiunge un ulteriore livello estetico e simbolico alla narrazione.
In definitiva, Diavoli si conferma una serie capace di unire intrattenimento e riflessione, con un impianto visivo elegante e una scrittura solida. Il secondo capitolo non solo alza l’asticella, ma approfondisce i personaggi e le dinamiche di potere, offrendo uno sguardo affilato e lucido su un mondo tanto affascinante quanto spietato.
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Emanuela Giuliani