La recensione di Diaboli – Gino all’attacco, il nuovo capitolo diretto sempre dai Manetti bros., ma non ancora il film perfetto.
Dopo la delusione del 16 dicembre 2021, con l’adattamento cinematografico di Diabolik, il personaggio creato dalle sorelle Giussani, i Manetti Bros. tornano sul grande schermo il 17 novembre 2022 con Diabolik – Ginko all’attacco, portando in scena un’altra avventura del celebre “Re del Terrore”. Questa volta, i registi, insieme a Mario Gomboli e Michelangelo La Neve, firmano non solo la regia, ma anche il soggetto e la sceneggiatura, ancora una volta con una storia ispirata all’omonimo fumetto n°16.
La trama si concentra sull’ossessione di Ginko, il commissario che ha dedicato tutta la sua vita alla cattura di Diabolik, e sul ruolo cruciale che l’amore gioca nelle vite di entrambi i personaggi. Un piano che sembra perfetto per Diabolik ed Eva Kant si trasforma in una trappola messa in atto dall’astuto ispettore, mettendo alla prova il legame indissolubile della coppia criminale. Eva, tradita dal suo amato, decide di vendicarsi, proponendo a Ginko di allearsi per catturare Diabolik. Ma Ginko dovrà anche fare i conti con l’arrivo di Altea, una misteriosa duchessa che rappresenta il suo amore segreto.

I Manetti Bros., durante la conferenza stampa di presentazione del film, hanno sottolineato che Diabolik – Ginko all’attacco non è un sequel, ma una nuova storia, un altro capitolo che esplora la relazione tra i protagonisti. Se nel fumetto originale Altea non era presente, i registi hanno scelto di aggiungere il personaggio per arricchire la narrazione e rendere più complesso il quadro emotivo, che in questa nuova versione vede anche Ginko come protagonista con la sua intimità e vulnerabilità.
L’adattamento cinematografico si distingue per una maggiore dinamicità rispetto al precedente film. La messa in scena è curata nei minimi dettagli, e la narrazione risulta decisamente più fluida, abbandonando le lentezze che avevano caratterizzato il primo capitolo. Tuttavia, nonostante l’evidente miglioramento, il film non riesce a brillare pienamente a causa di dialoghi e siparietti che, talvolta, risultano artificiosi e privi di spontaneità.
Un aspetto che emerge in modo positivo è l’interpretazione di Giacomo Gianniotti nel ruolo di Diabolik. L’attore internazionale, che sostituisce Luca Marinelli nel ruolo del protagonista, riesce a incarnare perfettamente il misterioso ladro, conferendo al personaggio una credibilità che nel primo film era mancata. Gianniotti porta Diabolik a un livello di naturalezza che sfuma la teatralità del primo capitolo, regalando una performance schietta, semplice nei movimenti, ma allo stesso tempo ricca di introspezione. Il Diabolik di Gianniotti è un uomo complesso e affascinante, capace di trasmettere il lato umano del personaggio, rendendo il suo amore per Eva Kant ancora più profondo e autentico.

Miriam Leone, che torna nel ruolo di Eva Kant, conferma ancora una volta di essere perfetta per il personaggio. La sua interpretazione è intensa, e la sua Eva è una donna forte, pragmatica, che ha imparato a prendere in mano il destino della coppia e a guidare Diabolik. L’amore tra Diabolik ed Eva è la linfa vitale che anima le loro azioni, e la bellezza di questo legame emerge in modo evidente. Come affermato dalla Leone, Eva e Diabolik sono lo yin e lo yang, due anime complementari che, insieme, riescono a superare le difficoltà e a restare uniti.
Nel film, però, c’è anche un Ginko molto più umano rispetto al passato. Il personaggio interpretato da Valerio Mastandrea, solitamente inossidabile nella sua missione di catturare Diabolik, appare più fragile, segnato dalla passione per Altea, la duchessa di Vallenberg interpretata da Monica Bellucci. La presenza di Altea segna una distrazione per Ginko, che si ritrova diviso tra il suo dovere e il suo desiderio, dimostrando una vulnerabilità inedita. Bellucci offre una performance magnetica, portando Altea a essere una figura misteriosa e sfuggente, capace di stimolare l’amore e l’eros di Ginko.
Un altro punto di forza del film è la canzone “Se mi vuoi” di Diodato, scelta dai Manetti Bros. come brano portante. Il tema del desiderio che attraversa l’intera pellicola è ben rappresentato dalla canzone, che si inserisce perfettamente nel contesto emotivo della storia.
Nonostante i miglioramenti rispetto al primo film, Diabolik – Ginko all’attacco non riesce a soddisfare appieno le aspettative. La narrazione è meno farraginosa, ma la mancanza di un’intensità emotiva e la presenza di alcuni momenti di disconnessione tra i personaggi, dovuti in parte ai dialoghi poco spontanei, impediscono al film di conquistare davvero il pubblico. La trama si regge su un buon intreccio, ma non riesce a raggiungere la piena potenza visiva e narrativa che ci si aspetterebbe da un film ispirato a un personaggio così iconico.
Infine, il film, prodotto da Mompracem con Rai Cinema, supportato dalla Regione Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia Film Commission, è una coproduzione che si pone in continuità con il progetto precedente, ma con un risultato che, purtroppo, non riesce a emulare il successo sperato.
In conclusione, Diabolik – Ginko all’attacco è un film che si lascia guardare, ma che non raggiunge le vette di eccellenza sperate, a causa di dialoghi poco riusciti e di una narrazione che, seppur più dinamica, non riesce a coinvolgere completamente lo spettatore. Un’occasione mancata per elevare la figura di Diabolik al livello che merita.
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Emanuela Giuliani
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