Death of a Unicorn, la recensione: una fiaba oscura tra satira e mitologia

La recensione di Death of a Unicorn, la fiaba oscura tra satira e mitologia esordio alla regia di Alex Scharfman.

L’unicorno è senza dubbio una delle creature più affascinanti e misteriose della mitologia e del folklore di molte culture. Spesso raffigurato come un cavallo bianco con un unico corno a spirale sulla fronte, le prime descrizioni di animali simili risalgono a civiltà antiche come quelle dell’India e della Mesopotamia, e alcuni storici ritengono che si basassero su racconti imprecisi di animali reali come il rinoceronte indiano o l’orice, un’antilope dalle lunghe corna dritte.

Gli antichi Greci, tra cui Ctesia di Cnido nel IV secolo a.C., contribuirono ulteriormente alla diffusione della leggenda dell’unicorno descrivendolo come un animale esotico esistente in luoghi lontani  come per l’appunto l’India, mentre Erodoto e Plinio il Vecchio alimentarono la convinzione che l’Unicorno fosse un animale esotico realmente esistente.

Associata alla sacralità e alla capacità i purificare le acque con il suo corno, noto come alicorn, nel Medioevo questa creatura acquisì un significato ancor più profondo diventando un simbolo di purezza e virtù, tanto che i nobili europei possedevano coppe fatte con i corni di unicorno, sebbene in realtà si trattasse di zanne di narvalo, un cetaceo artico dotato di un lungo dente a spirale, vendute a prezzi esorbitanti.

Leggende, che attraversando i secoli e le culture, continuano ancora oggi a ispirare opere artistiche e cinematografiche, come: Death of a Unicorn, esordio alla regia di Alex Scharfman, nelle sale italiane dal 10 aprile, il quale mescolando commedia e horror costruisce una storia dalla trama bizzarra e surreale, che affronta temi attuali e inquietanti senza prendersi apparentemente troppo sul serio.

Death of a Unicorn: una fiaba dark tra horror e satira

Nelle sale italiane dal 10 aprile, Death of a Unicorn, vede Jenna Ortega (Mercoledì e Beetlejuice Beetlejuice) e Paul Rudd (Ant-Man e Avengers: Endgame), rispettivamente nei ruoli di Elliot e Ridley, una figlia e un padre protagonisti loro malgrado di un’avventura decisamente bislacca. Durante un viaggio verso la casa di Odell Leopold, un ricco magnate farmaceutico, interpretato da Richard E. Grant, i due difatto investono e uccidono involontariamente un cucciolo di unicorno, dando così il via a una serie di eventi imprevedibili che trasformerà un tranquillo weekend in un incubo.

Il magnate infatti, malato terminale i cancro, venuto a conoscenza delle capacità curative della creatura, non solo le utilizzerà per guarire ma soprattutto cercherà di sfruttarle per incrementare i propri profitti. E mentre la squadra di medici inizia a condurre una serie di esperimenti sul corpo piccolo unicorno, i mistici genitori del cucciolo, daranno sfogo alla loro feroce vendetta, iniziando a eliminare uno per uno coloro che hanno contribuito sua alla morte.

Death of a Unicorn, la critica al capitalismo scientifico e il lato umano

immagine film Death of a Unicorn

Dosando sapientemente il grottesco, il surreale, la satira sociale e la mitologia, Alex Scharfman, con Death of a Unicorn, partendo da una premessa bislacca, riesce a costruire una storia tragicomica dai dialoghi brillanti, capace di affrontare temi di una certa profondità. Tra questi, la brama umana di sfruttare la natura per scopi personali che emerge come uno dei fili conduttori, e come il desiderio di potere e controllo sull’ambiente naturale si tramuti in uno sfruttamento senza scrupoli.

La narrazione, che all’apparenza potrebbe sembrare leggera grazie all’elemento fiabesco degli Unicorni, contrappone il lato umano, rappresentato dal rapporto genitoriale tra Paul Rudd e Jenna Ortega, alla parte priva di scrupoli e cinica del capitalismo scientifico, incarnata dai personaggi di Will Poulter, Téa Leoni e Richard E. Grant, i quali vedono nell’unicorno non una creatura mitologica da rispettare, bensì come una risorsa da sfruttare e monetizzare. Rappresentazione specchio del modo in cui molte aziende farmaceutiche e multinazionali trattano il mondo naturale, ovvero non come qualcosa da proteggere e preservare, ma come una miniera di profitti destinata ad essere sfruttata fino all’ultimo.

immagine film death of a unicorn

In Death of a Unicorn, di fatto l’unica preoccupazione dei medici è come sfruttare la creatura nel modo più efficiente possibile in nome del progresso e del profitto. Contesto questo che richiama immediatamente alla mente il dibattito riguardante i test sugli animali e gli esperimenti clinici non etici, e rivolge intelligentemente una critica pungente a un sistema che considera la natura un ostacolo da superare per ottenere guadagni, e non una risorsa da tutelare.

Parallelamente a questo, il film pone sul piatto un altro tema forte e universale con il legame tra genitori e figli incarnato dagli Unicorni vendicatori. Questi rappresentano l’idea più pura e istintiva del desiderio di proteggere i propri figli a ogni costi, e la loro rabbia, mossa dalla perdita e dal dolore, che si tramuta in una reazione feroce e devastante, nonostante la brutalità, riesce a suscitare empatia nel pubblico, rivelando la loro condizione di vittime di un mondo corrotto, mostrandoci quanto la violenza delle loro azioni equivalga alla loro fragilità.

Death of a Unicorn, in conclusione è una commedia nera meno superficiale di quanto si possa pensare che, sebbene la qualità delle sequenze in CGI, in particolare quelle che coinvolgono gli Unicorni, possa lasci a desiderare, riesce a emergere grazie a un mix ben riuscito di temi rilevanti e momenti tragicomici. Un umorismo nero che unisce il mondo della fantasia con la realtà, e rende il film una piacevole esperienza riflessiva e di intrattenimento.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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