Il regista Edgar Berger, lo sceneggiatore e i protagonisti Ralph Fiennes e Sergio Castellitto raccontano alla stampa: Conclave.
In anteprima italiana alla 19esima Festa del Cinema di Roma: Conclave, il thriller politico ambientato all’interno del Vaticano diretto dal regista tedesco Edgar Berger, premio Oscar per Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale, che ha ottenuto l’impressionante 96% di gradimento su Rotten Tomatoes.
Qui la RECENSIONE: Conclave, la recensione: una di quelle sorprese che fanno bene al cinema
Scritto da Peter Straughan e girato in Italia, il film tratto dall’omonimo best-seller del 2016 di Robert Harris arriverà sale italiane il 19 dicembre 2024 distribuito da Eagle Pictures. E proprio in occasione della presentazione all’evento capitolino, il regista assieme allo sceneggiatore e ai protagonisti Ralph Fiennes e Sergio Castellitto, ha raccontato Conclave alla stampa.
“Sono arrivato al film attraverso la meravigliosa sceneggiatura di Peter (Straughan) e non attraverso il romanzo”, svela il regista Edgar Berger. “Ho ricevuto una telefonata 5 anni da Tessa Ross che mi ha detto se fossi stato interessato a leggere la sceneggiatura, io ho chiesto di l’avesse scritta e quando mi ha detto ‘Peter Straughan’, ho pensato che dovevo leggerla. Sono sempre stato un grande fan di Peter, e ogni volta che leggo qualcosa che lui ha scritto non si tratta solo un thriller, di una la trama, di macchinazioni politiche, che di per se sono già interessanti, bensì c’è sempre un secondo livello, un livello più profondo di cui parla il film, ed è questo il motivo per cui siamo attirati al cinema ed è il perché io voglio fare un film. Sono attirato da questo secondo livello e in questo caso anche dal personaggio di Ralph, dalla sua lotta interiore”.
Peter Straughan aggiunge: “Quando ho letto il libro mi sono reso conto che è un thriller in un modo mai visto prima, e un dramma politico così come non avevo mai visto prima, con un modo per parlare di potere, dell’attrazione del potere e della corruzione che il potere comporta, in maniera fresca. Abbiamo fatto tantissime ricerche avuto consulenti a cui ci siamo rivolti per alcune specifiche su cui stavo lavorando per la sceneggiatura. Abbiamo avuto in un certo senso la percezione che stavamo affrontando delle questioni che fossero universali, ovviamente del Conclave, ma con un centro, un cuore più grande”.
Conclave e ci porta nel cuore di uno degli eventi più misteriosi e segreti del mondo: l’elezione di un nuovo Papa. Dopo la morte improvvisa dell’amato e compianto Papa, il Cardinale Lawrence (Ralph Fiennes) è incaricato di dirigere questo delicato processo. Una volta che i leader più potenti della Chiesa Cattolica si riuniscono e si chiudono nelle segrete sale del Vaticano, Lawrence si ritrova intrappolato in una rete di intrighi, tradimenti e giochi di potere. Un oscuro segreto viene alla luce, minacciando di scuotere le fondamenta stesse della Chiesa.
In merito alla scelta delle location e all’ispirazione il regista premio Oscar ha spiegato: “Abbiamo fatto molte ricerche per le location, e girare a Roma, stare a Roma aprendo la finestra e vedere passare magari un prete che cammina con una valigetta, o delle suore che camminano con delle tazzine caffè, e una fonte di ispirazione e ti rendi conto che non sono persone che vengono messe sempre su un piedistallo, ma sono persone normali. Questa è stata la principale ispirazione. Per quanto riguarda i riti, abbiamo ricevuto l’aiuto di Francesco Bonomo che ci ha aiutato in modo da filmare in modo più fedele possibile, sapendo ovviamente che stavamo facendo un film e non potevano sapere tutto, e interpretare le cose che sono sconosciute. Non potevamo girare in Vaticano, quindi abbiamo dovuto ricrearlo, ma tutti gli elementi che ho inserito nel film sono ispirati a luoghi reali”.
Come detto presenti all’incontro stampa anche i protagonisti Ralph Fiennes, volto del Cardinale Lawrence, e Sergio Castellitto, interprete del Cardinale Tedesco.
“Ho cercato di capire cosa vuol dire essere un prete cattolico che prende i voti. Ho parlato con cardinali e preti i quali mi hanno raccontato che avvolte si incontrano delle sfide anche per quanto riguarda la propria fede, quindi c’è in un certo senso un conflitto e questo è quello che Lawrence ha avuto, ed è un qualcosa che gli esseri umani hanno, e anche lui è un essere umano”, ha rivelato Ralph Fiennes. “Ho avuto delle persone che mi hanno parlato con saggezza della chiesa, e non hanno assunto un atteggiamento di parte, difensivo cosa che mi ha aiutato moltissimo”.
Finnies ha poi parlato del suo personaggio e della sua interpretazione: “Credo che dobbiamo sempre porci delle domande, e Lawrence l’ho interpretato proprio in base a questo. Da attore devi essere aperto, hai degli impulsi che sono basati sull’intuito e ovviamente partivo da una grande sceneggiatura e avevo la guida di un grande regista. Tuttavia puoi trovarti sul set o arrivare alle prove con qualche idea, ma a volte nonostante un istinto molto forte il regista ti allontana da questo, ed anche se è qualcosa che ti disturba fa parte del viaggio, fa parte della lotta. Mi è capitato a volte di scontrarmi con delle indicazioni di regia che non sentivo mie e mi hanno portato altro. Ecco perchè è positivo essere aperti, certo non sai mai se una cosa è giusta o sbagliata, ma devi continuare con l’esplorazione che implica il dubbio”.
Finnies conclude: “Lawrence sicuramente all’inizio del film non ha un desiderio conscio di poter essere papa, o di essere considerato un possibile candidato, e sostiene il personaggio interpretato da Stanley Tucci: Bellini, e quando Tedesco (Castellitto), ha delle probabilità di poter vincere, Lawrence come trasgressione include se stesso, e attraversando quella linea di divisione si pone avanti con una piccola presa di coscienza”.
Sergio Castellitto dichiara: “Per un sacerdote in generale credo che il dubbio sia la cosa più atroce e fisiologicamente più lontana all’essenza stessa dell’avere fede e del credere in qualcosa, la fede e il dogma invece per un artista penso che siano la benzina più formidabile. Io come attore cerco sempre di sentirmi inadeguato di fronte alla prova, e questo mi consente di non utilizzare soltanto lo schematismo e l’automatismo dell’esperienza”, parlando del suo personaggio dice: “Io non credo che Tedesco voglia il potere, io credo che Tedesco voglia che quel potere non finisca, che è una posizione completamente diversa, magari ha anche pensato, alla prima, seconda o terza votazione di racimolare qualche voto, lui in un certo senso è il portatore di una profonda verità che comunque è incastonata dentro l’idea della chiesa, nel senso dei secoli. Devo dire inoltre che, per una serie di vicissitudini, era tanto tempo che non sentivo il piacere do stare su un set, di essere guidato da un regista così appassionato e attento che ha la capacità di tenere il guinzaglio lungo e di saperlo tirare quando serve, di lavorare accanto un uomo, a un artista veramente sommo (Finnies). Questo dimostra che i film non sono importanti per come vengono, ma per quello che ti lasciano, e questo è un film che mi ha lasciato bellissimi ricordi”.
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Emanuela Giuliani