Dieci curiosità su Conclave, l’acclamato thriller diretto da Edward Berger e con protagonista Ralph Fiennes.
Presentato in anteprima italiana alla 19ª Festa del Cinema di Roma, e distribuito nei cinema italiani il 19 dicembre 2024 da Eagle Pictures, Conclave è il thriller politico diretto dal regista tedesco Edward Berger, già vincitore del Premio Oscar per Niente di nuovo sul fronte occidentale.
Tratto dall’omonimo best-seller del 2016 firmato da Robert Harris e sceneggiato da Peter Straughan, Conclave, ha conquistato pubblico e critica, raggiungendo un impressionante 96% di gradimento su Rotten Tomatoes, ed è ambientato tra le mura del Vaticano e racconta uno degli eventi più segreti e solenni al mondo: l’elezione di un nuovo Papa. Dopo la morte improvvisa dell’amato Pontefice, il Cardinale Lawrence (interpretato da Ralph Fiennes) è chiamato a guidare il Conclave. Ma tra le sacre pareti della Cappella Sistina si cela un intricato gioco di potere, segreti e rivelazioni sconvolgenti, che rischiano di minare le fondamenta stesse della Chiesa.
Qui la RECENSIONE: Conclave, la recensione: una di quelle sorprese che fanno bene al cinema
Qui L’INCONTRO STAMPA: Conclave, incontro stampa: il regista Edgar Berger e i protagonisti raccontano il film alla Festa del Cinema di Roma 2024
Qui la SCENEGGIATURA: Conclave: la sceneggiatura del thriller del Vaticano di Edgar Berger
Conclave è un film che unisce suspense, introspezione e un altissimo livello di recitazione, confermando Edward Berger come uno dei registi europei più interessanti del momento. Da vedere assolutamente. Nel cast, accanto a Fiennes, troviamo un gruppo di attori straordinari: Stanley Tucci, John Lithgow, Lucian Msamati, Brían F. O’Byrne, Carlos Diehz, Merab Ninidze, Thomas Loibl, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini.
E di seguito trovate 10 curiosità che forse non conoscevate su questo film.
1. Il Vaticano ricostruito… in Italia
Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, nessuna scena è stata girata all’interno del Vaticano. Tuttavia, la magia del cinema ha permesso di ricrearne l’aura mistica grazie a location iconiche romane, come Piazza Navona, i Fori Imperiali e il maestoso Colosseo, usati come quinte naturali per evocare l’atmosfera della Città Eterna.
Ma il vero capolavoro dietro le quinte è stata la ricostruzione della Cappella Sistina all’interno di un hangar insonorizzato a Cinecittà: un’impresa titanica durata oltre tre mesi. Pittori scenici e restauratori professionisti – molti dei quali già impegnati in restauri reali per il Vaticano – hanno riprodotto ogni dettaglio del soffitto michelangiolesco, una stella alla volta, con meticolosa dedizione. Un’impresa artistica degna del Rinascimento.
2. Una produzione internazionale e corale
Il film è il frutto di una sinergia internazionale, che ha visto coinvolte tre grandi realtà cinematografiche: Regno Unito, Stati Uniti e Italia. Oltre al supporto produttivo, l’Italia ha messo a disposizione incentivi fiscali e un’efficiente macchina logistica, coordinata dalla Regione Lazio. Le riprese si sono estese da Roma alle pietrose atmosfere medievali di Viterbo, fino agli angoli più suggestivi di Matera, scelta per rappresentare i ricordi più intimi e oscuri del protagonista: vicoli labirintici, quasi biblici, che sembrano scolpiti nel tempo.
3. Ralph Fiennes e il ritiro spirituale
Per calarsi nei panni del suo cardinale, Ralph Fiennes ha intrapreso un vero ritiro spirituale in un monastero benedettino vicino a Subiaco, seguendo la disciplina monastica tra silenzio, preghiera e lavoro. Ha definito quell’esperienza “più profonda e trasformativa di qualsiasi metodo attoriale convenzionale”. Inoltre, ha lavorato con un ex gesuita come consulente personale, per esplorare le sfumature psicologiche e spirituali del suo personaggio. Il risultato? Una performance intensa e interiorizzata, quasi ascetica.
4. Robert Harris e il “dietro le quinte” del Vaticano
Lo scrittore Robert Harris, già autore del romanzo da cui è tratto il film, ha potuto accedere a fonti confidenziali e a conversazioni con alti prelati, testimoni diretti di conclavi passati. Sebbene l’opera resti dichiaratamente fittizia, molte dinamiche rispecchiano fedelmente la realtà, tra giochi di potere, diplomazie silenziose e spiritualità autentica. Alcune battute del film, come la celebre “Lo Spirito Santo ha bisogno di tempo”, sono citazioni reali udite nei sacri corridoi del potere ecclesiastico.
5. Stanley Tucci e la sfida del latino
Interprete di uno dei cardinali più carismatici, Stanley Tucci ha affrontato la lingua latina come una vera e propria prova d’attore. Ha studiato per settimane con un coach specializzato, non solo per padroneggiare la pronuncia classica, ma anche per assorbire la gestualità liturgica, spesso codificata e rituale. “Recitare in latino,” ha spiegato, “è come entrare in un altro tempo. Ogni parola vibra con una solennità che ti attraversa.” Una scena in particolare, girata in una navata silenziosa, ha cambiato completamente il tono della sua recitazione.
6. Una colonna sonora dai toni quasi sacri
Il compositore Volker Bertelmann ha voluto creare una musica “fuori dal tempo”. Per farlo, ha utilizzato strumenti antichi come il salterio, l’organo positivo e campioni vocali registrati in una vera abbazia tedesca. Alcuni frammenti di canto gregoriano sono stati digitalmente elaborati per creare un’atmosfera sonora eterea, sospesa tra il sacro e l’onirico. La colonna sonora diventa così un personaggio invisibile, che accompagna e amplifica il mistero.
7. Riprese in sequenza per una tensione crescente
Una scelta registica inusuale ma potentissima: girare le scene in ordine cronologico. Questo ha permesso agli attori di vivere l’evoluzione del conclave come un’esperienza reale, passo dopo passo. Le prime scene, più aperte e luminose, lasciano progressivamente spazio a una fotografia più chiusa, scura, quasi mistica. Le ultime sequenze sono state girate solo con luce naturale e candele, per amplificare la sensazione di claustrofobia e raccoglimento. Il risultato è una tensione che cresce, scena dopo scena, come un battito che accelera.
8. Un titolo, due livelli di lettura
Conclave non è solo il nome dell’evento ecclesiastico: è anche la metafora di una chiusura interiore, di un viaggio nell’anima del protagonista. Il film gioca costantemente con simboli visivi, soprattutto le chiavi (da “clavis” in latino), che ricorrono come elemento tematico: nei gesti, negli oggetti, nei dialoghi. In una scena cruciale – e sì, anche letteralmente “chiave” – una serratura nascosta diventa il fulcro di una rivelazione.
9. Isabella Rossellini e un personaggio-chiave
Nel cuore di un mondo fortemente gerarchico e maschile, il personaggio interpretato da Isabella Rossellini emerge come un contrappunto silenzioso ma potentissimo. Figura enigmatica, a metà tra confidente spirituale e custode di un segreto antico, la sua presenza introduce una dimensione femminile e sapienziale. Rossellini ha rivelato di essersi ispirata a vere donne di Chiesa, spesso invisibili al pubblico, ma capaci di influenzare scelte e uomini nei momenti più delicati della storia ecclesiastica.
10. Un finale divisivo e profondo
Il finale del film spiazza, scuote e lascia il segno. Una rivelazione – tenuta segreta fino all’ultimo persino al cast – cambia completamente la lettura dell’intera storia. Il regista ha voluto girare l’ultima scena in un’unica lunga ripresa, per catturare l’autenticità delle emozioni, senza interruzioni o repliche. Il risultato è un epilogo potente e contemplativo, destinato a dividere il pubblico: tra chi lo vede come un gesto di fede e chi come un gesto di rottura. Ma tutti, indistintamente, escono dal film con qualcosa su cui riflettere.
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Emanuela Giuliani