In occasione della premiere tenutasi a Roma, il regista e i protagonisti hanno presentato alla stampa: Citade: Diana.
Dopo il successo della prima stagione dell’original action-espionage prodotta dai fratelli Russo e diretta da Joe Russo: Citadel, divenuta la seconda serie di Prime Video più vista al di fuori degli Stati Uniti, e la quarta più vista in tutto il mondo, lo studio ha deciso di espandere il mondo Citadel attraversando il globo e creando altri show con protagonisti i talenti del territorio in cui sono girati e ambientati.
Con l’obiettivi di dare a ciascuna serie una cifra stilistica unica e una decisa identità culturale radicata nel paese d’origine, sviluppando la storia dell’agenzia di spionaggio Citadel e della potente organizzazione Manticore, ecco quindi: Citadel: Diana, ambientata in Italia.
Diretta da Arnaldo Catinari e sviluppata da Alessandro Fabbri, che ricopre anche il ruolo di head writer ed ha scritto la serie con Ilaria Bernardini, Gianluca Bernardini, Laura Colella e Giordana Mari, Citadel: Diana ha come protagonista Matilda De Angelis, affiancata da un cast internazionale che include Lorenzo Cervasio, Maurizio Lombardi, Julia Piaton, Thekla Reuten, Giordana Faggiano, Daniele Paoloni, Bernhard Schütz e Filippo Nigro.
A tal proposito in occasione della premiere tenutasi a Roma, in cui sono stati proiettati in anteprima i primi due episodi, il regista assieme a Matilda De Angelis, Lorenzo Cervasio, Maurizio Lombardi e Filippo Nigro, hanno presentato alla stampa l’adrenalinica serie italiana, e raccontato la propria esperienza sul set nonché l’approccio al genere spy.
“Io sono assolutamente un fan del genere. Sono cresciuto con gli 007 e quindi raccontare una storia come questa all’interno del genere spy è una delle cose più interessanti che si possa fare, soprattutto da regista”, svela il regista Arnaldo Catinari in merito all’approccio al genere spy.
“Credo che per un discorso di rappresentazione, che secondo me negli anni passati un po’ è mancata, per una bambina era difficile appassionarsi al genere, perché in fondo le donne non erano rappresentate soprattutto quando da piccola hai bisogno di vedere qualcosa che ti somigli, o che in qualche modo ti appartenga per entrare all’interno di quel mondo ed emozionarti”, spiega invece la De Angelis. “In questo senso sono contenta di aver fatto una spia da grande e un domani di poter essere un motivo per le bambine per appassionarsi al genere”.
“Fin da bambino credo sia il sogno di tutti quello di poter fare la spia. Lo fece anche Alberto Sordi in Un Americano a Roma, che torna a casa di nascosto facendo finta di essere inseguito. E’ una passione che uno ha sempre e che finalmente ha la possibilità di realizzare all’interno di un racconto di spie”, dice Filippo Nigro.
Maurizio Lombardi aggiunge: “Per me c’era una volta Licenza di uccidere, e devo dire che a questo giro ho avuto la licenza di uccidere”.
Con loro anche lo sceneggiatore Alessandro Fabbri e la showrunner Gina Gardini.
“Ossessionato fin da piccolo del genere me lo sono portato per tutta la vita, quindi è stata una grande fortuna poter avvicinarsi a un progetto come Citadel: Diana”, afferma lo sceneggiatore Alessandro Fabbri. “Crescendo credo che il vero motivo per cui mi piacciono le spy story è che svelano più di tanti altri generi, e ti danno l’illusione o forse anche un po’ la realtà, di capire come funziona davvero il mondo. E’ come andare nel backstage del mondo e vedere quali sono i veri meccanismi, e quello mi affascina”.
La showrunner Giada Gardini rivela: “Mi piace questo genere quando all’interno della storia c’è un approfondimento dei personaggi e un grande cuore”.
In Citadel: Diana siamo a Milano nel 2030: otto anni fa l’agenzia indipendente di spionaggio Citadel è stata distrutta da una potente organizzazione rivale, Manticore. Da allora, Diana Cavalieri (Matilda De Angelis), spia di Citadel sotto copertura, è rimasta sola, intrappolata tra le linee nemiche come infiltrata in Manticore. Quando finalmente le si presenta l’occasione di uscirne e sparire per sempre, l’unico modo per farlo è fidarsi del più inaspettato degli alleati, Edo Zani (Lorenzo Cervasio), l’erede di Manticore Italia e figlio del capo dell’organizzazione, Ettore Zani (Maurizio Lombardi), in lotta per la supremazia contro le altre famiglie europee.
“Ho affrontato la regia delle scene d’azioni prima di tutto non pensando a quello che avevano fatto i Russo per la loro serie, altrimenti non avrei saputo dove mettere le mani”, svela il regista Arnaldo Catinari in merito alla lavorazione delle scene action. “Ho pensato esclusivamente a una versione italiana che avesse alle spalle tutta la nostra tradizione e fosse pensata per i personaggi. Le scene non sono minimamente ritoccate digitalmente, sono analogiche proprio perché ho sempre pensato che girare le scene così, con delle coreografie molto precise, potesse aiutare il personaggio a entrare molto di più nella storia. L’attore diventa quindi la chiave dell’action e non viceversa, e di conseguenza le scene emotive, tridimensionali e attaccate ai personaggi. La serie parla quindi dei personaggi che sono al centro dell’azione, e il racconto ti coinvolge perché ha una sceneggiatura scritta molto bene con delle idee ben precise”.
Il regista prosegue parlando del personaggio di Diana. “Per il personaggio di Diana, era necessario che Matilda indossasse una corazza che fosse assolutamente riconoscibile e diventasse un segno. In tutta la serie abbiamo un grande rapporto con l’architettura e con il paesaggio, e ogni scelta è stata pensata attentamente per dare il senso di italianità. Le architetture sono quelle ci circondano ma che spesso non guardiamo con gli occhi giusti e per questo la corazza che la vestiva doveva essere iconica. Giorgio Gregorini che ha vinto l’Oscar per i capelli di Suicide Squad ha ideato la parrucca di Diana e quando l’abbiamo vista la prima volta siamo rimasti stupiti per la sua capacità di racchiudere la dualità del personaggio”.
La showrunner Giada Gardini in merito alla figura di Diana spiega: “Il personaggio di Diana è veramente diviso in due, e il suo look è pensato per rappresentare questa divisione, con il lato dei capelli lunghi che rappresenta il passato libero, e la parte corta l’attuale presente di questo futuro prossimo distopico dove la libertà non c’è, e le acconciature sono più severe”.
La parola passa ai protagonisti, con Matilda De Angelis che descrive le difficoltà degli allenamenti per entrare e interpretare il personaggio di Diana.
“Ovviamente non posso spoilerare la storia, ma posso dire che in questa serie tutto è il contrario di tutto. La cosa interessante che emerge, secondo me, è che nonostante l’allenamento emotivo nel riuscire a rinchiudere le emozioni da parte del mio personaggio, c’è un’emozione che è impossibile reprimere e che quando arriva arriva, ed è l’amore, che creerà degli scompensi”, dice la De Angelis.
“Per quanto riguarda invece l’allenamento fisico, avendo fatto in passato 12 anni di ginnastica artistica, in qualche modo mi piaceva l’idea di poter portare qualcosa del mio bagaglio personale all’interno dei questo personaggio. Sono arrivata quindi pronta psicologicamente, molto entusiasta, e non mi aspettavo che sarebbe stato così duro, difficile”, spiega la protagonista parlando dell’allenamento svolto. “Mi sono allenata per 4 mesi alla scuola di stunt di Emiliano Novelli, un luogo magico di persone assurde. Spaziavamo dal parkour ai vari tipi di arti marziali, poi ci sono stati tutti training con il maestro d’armi dal momento che dovevo dare l’idea di una spia preparatissima, una specie di macchina da guerra pronta a uccidere, perchè volevo essere il più credibile possibile”.
In merito alle azioni la De Angelis spiega. “La nostra è una serie incredibilmente analogica, tutto quello che vedete, le azioni, sono state fatte realmente e ci sono pochissimi effetti speciali, per questo era importante per me e per il progetto stesso essere in grado di fare il 90% delle mie azioni stunt, sia per il tipo di costruzione din cui io avevo bisogno per il mio personaggio, che per una necessità tecnica. Mi sono allenata per quattro mesi e mi sono molto divertita”, conclude parlando dell’approccio alle armi. “Maneggiare armi non è piacevole, hanno un peso specifico sia fisico che emotivo molto grande, chiaramente non erano armi vere ma avevano lo stesso peso. La prima volta che ho tenuto la pistola mi tremavamo le mani, perché è innaturale maneggiare un oggetto così piccolo ma potenzialmente così letale, è inquietante e spaventoso. Matilda quindi si è messa da parte al fine di poterlo maneggiare in modo professionale, e alla fine, poiché sapevo di non fare del male a nessuno dal momento che c’era un controllo altissimo e meticoloso durante la lavorazione, è stato divertente”.
Lorenzo Cervasio rivela: “Se consideriamo Matrix un film di spie, e io lo considero tale, devo dire che per me è stato un’ispirazione per questo lavoro. Edo il mio personaggio, sicuramente non è tagliato con l’accetta, è aperto alle interpretazioni e quando sono dovuto entrare nella sua mente e psicologia, mi sono chiesto in base al suo punto di vista, se il mondo doveva essere governato e come. Secondo lui infatti, il mondo ha bisogno di una guida, ma bisognava definire come doveva intervenire sul mondo, una visione la sua però che si scontra con quella di suo padre Ettore (Maurizio Lombardi) con il quale ovviamente non è d’accordo”.
Maurizio Lombardi infine dice: “Per il mio personaggio non avendo figli, ho dovuto ricreare questa emozione, con la responsabilità di una famiglia e di ciò che ho creato nella serie che ha molte sorprese”.
Prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios – e Amazon MGM Studios, con la produzione esecutiva di AGBO dei Fratelli Russo, Citadel: Diana sarà la seconda a debuttare a livello mondiale il 10 ottobre su Prime Video con tutti e sei gli episodi, seguirà Citadel: Honey Bunny ambientata in India, e successivamente la seconda stagione dell’originale Citadel.
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Emanuela Giuliani