La recensione di Cento Domeniche, il nuovo film di Antonio Albanese presentato alla diciottesima Festa del Cinema di Roma
Presentato alla Festa del cinema di Roma il nuovo film scritto, diretto e interpretato da Antonio Albanese: Cento Domeniche.
Interpretato anche dallo stesso Albanese, il film è prodotto da Palomar Leo, il film è prodotto da Carlo Degli Esposti, Nicola Serra e Dario Fantoni, in collaborazione con Vision Distribution società del gruppo Sky, Prime Video, Sky.
Nel cast: Liliana Bottone, Bebo Storti, Sandra Ceccarelli, Maurizio Donadoni, Elio De Capitani, Sandra Toffolatti, Martin Chishimba e Giulia Lazzarini.
Cento Domeniche, la storia
Antonio, ex operaio di un cantiere nautico, conduce una vita mite e tranquilla: gioca a bocce con gli amici, si prende cura della madre anziana, ha una ex moglie con cui è in ottimi rapporti ed Emilia, la sua unica e amatissima figlia. Quando Emilia un giorno gli annuncia che ha deciso di sposarsi, Antonio è colmo di gioia, può finalmente coronare il suo sogno regalandole il ricevimento che insieme hanno sempre sognato potendo contare sui risparmi di una vita.
La banca di cui è da sempre cliente sembra però nascondere qualcosa, i dipendenti sono all’improvviso sfuggenti e il direttore cambia inspiegabilmente di continuo. L’impresa di pagare il matrimonio di sua figlia si rivelerà sempre più ardua e Antonio scoprirà, suo malgrado, che chi custodisce i nostri tesori non sempre custodisce anche i nostri sogni.
Cento Domeniche, una discesa negli effetti psicologici
È una lunga, sorprendente, discesa negli effetti psicologici causati dal fallimento del sistema in cui si riponeva la propria fiducia quello che Albanese con Cento Domeniche porta sul grande schermo.
Il suo Antonio, una brava persona che nella vita ha sempre lavorato senza mai arrecare danni a nessuno, si trova improvvisamente a dover fare i conti con la perdita dei risparmi di una vita intera.
Felice dalla notizia del matrimonio della sua unica, adorata, figlia, Antonio vuole regalarle il giorno che ha sempre sognato. Per farlo si reca nella piccola banca del paese dove, alla richiesta del prelievo necessario, viene proposto un nuovo prestito e l’annuncio che i tassi di interesse nelle quote da lui possedute sono in attivo. Ignaro di avere delle quote, l’uomo si fida ancora della banca, e firma per la richiesta di un nuovo prestito. Ma l’indomani sui giornali iniziano a trapelare delle notizie di strani movimenti bancari e con il passare del tempo appare sempre più evidente che la banca ha truffato tutti i suoi clienti.
Cento Domeniche, un omaggio sociale
Scritto con l’intento di ricordare coloro che non sono sopravvissute a queste truffe, C’è ancora domani è un film duro e complicato. La sconvolgente notizia porta Antonio a un inevitabile declino psicologico. Sentendosi dapprima sciocco, prova a recuperare con tutti i mezzi i suoi risparmi. Quando però si rende conto di non poter più fare nulla, Antonio cede prima alla rabbia, poi alla disperazione e infine ad una profonda depressione. Non basteranno gli aiuti offerti da amici e dalla figlia a farlo tornare in sé. La solitudine in cui si chiude è invalicabile.
Cento Domeniche, la regia e la recitazione di Antonio Albanese
La quinta regia di Antonio Albanese è un incredibile visione non solo per il contenuto emotivo che coinvolge lo spettatore ma anche per l’interpretazione dell’attore. Albanese, che già in altri film aveva dato prova di una grande capacità, qui raggiunge delle corde tragiche proprie dei più grandi attori cinematografici e teatrali.
Dimostrando una sensibilità e un’empatia unica con il suo personaggio, mette in scena tutte le fasi del decadimento di quest’uomo senza cadere in eccessi o ripetizioni. Il suo Antonio, un uomo distrutto dalla perdita di tutto, è una persona per bene tradita dalla vita. Gli errori degli altri si ritorcono su di lui rovinando ogni cosa che ha di bello. Dal rapporto con la madre, a quello con la sua compagna fino ai suoi amici. L’unico rapporto che mantiene è quello con sua figlia.
La ragazza, emblema di un tempo luminoso, e del vero senso della parola amore, rappresenta per suo padre un mondo intero. L’idea di averla delusa è tale da portare Antonio a cedere a gesti estremi.
La parabola dell’uomo, la sua discesa nella disperazione è magistralmente messa in scena dall’attore che si appropria di un’espressione e di una presenza scenica inarrivabili.
Scritto con grande cura con Piero Guerrera, Cento Domeniche mette luce su un dramma sociale purtroppo contemporaneo. Oltre alla discesa verso gli inferi del personaggio, emerge anche un profondo tatto nel raccontare gli avvenimenti e tutti coloro che sono coinvolti. Ogni personaggio, ogni immagine e ogni suono ha il giusto spazio e funzionamento nella sceneggiatura che permette che nulla sia dato per scontato.
Il film, lontano dagli ultimi lavori di Albanese, dimostra non solo la “versatilità” del regista ma anche la particolare bravura con cui è capace di passare dal contenuto comico a quello tragico, a ricordarci di come, i due siano strettamente legati.
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Simona Grisolia
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