Paola Cortellesi ha raccontato il suo esordio alla regia C’è ancora domani, alla conferenza stampa della Festa del Cinema di Roma 2023
Presentato il 18 ottobre, come film d’apertura della XVIII edizione della Festa del Cinema di Roma, C’è ancora domani, esordio alla regia di Paola Cortellesi, che ne è anche protagonista nei panni di Delia, accanto a Valerio Mastandrea che interpreta suo marito Ivano, a Emanuela Fanelli che è Marisa, l’amica e confidente di Delia, a Giorgio Colangeli che è nonno Ottorino e a Romana Maggiora Vergano nei panni di Marcella, la giovane figlia della coppia.
“Questa storia, è nata passo con Furio (Andreotti) e Giulia (Calenda), con cui lavoro da tempo immemore, con la voglia di raccontare la vita di quelle donne che nessuno ha mai celebrato. C’era un’immagine, uno schiaffone sulla faccia che la sveglia e dopo di che lei fa le sue cose quotidiane come una povera Cenerentola, senza rendersene conto.” – – dice Paola Cortellesi nel corso della conferenza stampa. “C’è la voglia di raccontare le donne come le nonne, le bisnonne che mi hanno raccontato delle storie incredibili che hanno dell’incredibile e che riguardano quell’epoca li, che si consumavano nel cortile davanti a tutti e insieme a tutti. Donne che hanno costruito il tessuto sociale del nostro paese crescendo figli, avendo mariti che andavano e venivano dal fronte, e che sono sempre state considerate delle nullità e che si consideravano delle nullità loro stesse.”
“Non raccontiamo donne come ce ne sono e ce ne sono state di quel periodo che hanno scritto anche la nostra costituzione come Nilde Iotti. Donne con una coscienza, che hanno poi combattuto per i diritti di cui godiamo ora. Ma tutta quella parte di donne che nessuno celebra e ricorda.” – spiega la Cortellesi. “Non c’era consapevolezza, non c’erano istanze, non ci se rendeva neanche conto di quale fossero le discriminazioni e le violenze che subivano, non necessariamente come le raccontiamo nel film. Ma c’erano in ogni caso. Non si ponevano la domanda perché gli era stato insegnato che loro non contavano niente. Mia nonna, la mia cara nonna che è stata secondo me una donna eccezionale, non erudita ma eccezionale, mi dava dei grandi consigli perché glieli andavo a chiedere, tutti andavamo da lei, e alla fine diceva sempre: ‘però che capisco io’. E’ stata meravigliosa, e mi piaceva celebrare quelle donne là e insieme a Furio e a Giulia abbiamo attinto anche ai nostri racconti personali, che riguardavano vari ceti sociali.”
“Per quanto riguarda il doppio registro della storia, con la vena comica e drammatica, è una cosa su cui ci siamo interrogati molto, ma è l’unico linguaggio che io conosco, e che conoscono Furio e Giulia. Abbiamo sempre parlato di storie che hanno un base drammatica in questo caso lo è di più. Ci siamo domandati fino dove potevamo spingerci sul linguaggio ironico e a volte cinico trattando un argomento così duro come la violenza domestica. Un argomento che all’epoca non era un argomento, bensì un dato di fatto e come tale lo abbiamo trattato, come qualcosa di ordinario, che capita” – svela e conclude. “Le cose capitano ogni giorno non hanno un colore solo, non hanno solo il colore del cinema drammatico, quello succede per l’appunto solo al cinema nel dramma o nella comicità. Secondo me invece nella realtà c’è un po’ di tutte e due le cose, e così c’erano anche nei racconti di cui parlavo.”
“Da questo film si possono veramente tirare fuori un sacco di opinioni e convinzioni. Io credo però che l’unica differenza, vado un po’ controcorrente, da ieri a oggi è che le donne hanno molta più consapevolezza, e trovano molto più coraggio a ribellarsi a queste dinamiche. La cosa che non è cambiata è quello che trovano fuori perché credo che leggi non bastino, credo che serva un lavoro culturale, bisogna affrontare la tematica in maniera profonda, generazionale, e quindi ci vorranno tanti anni” – afferma Valerio Mastrandera. “Ma credo che in questo la donna sia una donna diversa. Già negli anni 20, 30, e nella resistenza ce lo ha raccontato, c’erano donne ribelli che uscivano dagli schemi probabilmente nate e cresciute in contesti sociali diversi. Nell’uomo invece non vedo differenze tra ieri e oggi, e non perché prima c’era il delitto d’onore punibile con poco, ma perché oggi vent’anni non spaventano. E le generazioni che Paola ha raccontato servono anche a capire di quanti alibi ha bisogno un uomo, ho fatto la guerra, sono nervoso, e viene fuori per quello che purtroppo ancora è. Credo sia compito del cinema e non solo iniziare a raccontare un uomo più fragile ma non per questo perdente, e che poi non si mette una maschera per fare quello che fa.”
C’è ancora domani arriverà nelle sale il prossimo 26 ottobre con Vision Distribution, e a scrivere la sceneggiatura sono stati la stessa Cortellesi assieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda.
“E’ stato un grandissimo privilegio scrivere questo film perché lo abbiamo fatto con grandissimo amore e serenità.” – afferma Furio Andreotti. “Paola ci ha dato questa immagina di questo schiaffone a prima mattina che era il buongiorno di quest’uomo. Siamo partiti da qui, e dalla volontà di Paola di raccontare quel tipo di donne ed era importantissimo. Purtroppo stiamo parlando anche di molte donne di oggi, con questo film infatti guardando al passato stiamo parlando di molti temi che riguardano il presente, e il tono comico e allegro da commedia è qualcosa per noi necessaria soprattutto quando c’è da raccontare un tema importante a cui teniamo, perché pensiamo che sia un modo per portare per mano il pubblico verso questi argomenti.”
“Questo film è esattamente come noi lo avevamo pensato. Gli sceneggiatori sanno che quando vanno a vedere il loro film non troveranno mai quello che hanno scritto, nel senso che troveranno la visione del regista e altre cose cambiate, qui invece eravamo talmente coesi che noi siamo uscite in lacrime ed era tutto sullo schermo c’era tutto quello che avevamo pensato insieme” – aggiunge infine Giulia Calenda. “Le ragazze di oggi, nonostante i tanti passi avanti, sentono ancora di non essere abbastanza, di non valere mai abbastanza, non importa se sono laureate, se hanno tutto. Quando vanno nel mondo del lavoro, basta che un uomo dice mezza cosa, che la donna retrocede. E ci vorrà tanto tempo per cambiarla.”
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Emanuela Giuliani