Con Capri Revolution , Mario Martone, in concorso alla 75ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, conclude quella che potrebbero definire una trilogia dedicata ai grandi cambiamenti storici italiani, iniziata con Noi Credevamo e proseguita con Il Giovane Favoloso . Il regista continua il suo viaggio nel passato del nostro Paese, esplorando questa volta il passaggio dall’era del Risorgimento alla Prima Guerra Mondiale, ma lo fa attraverso uno sguardo intimo, concentrandosi sul tumulto interiore di una giovane donna e sulle sue aspirazioni di libertà in un contesto di rigidi vincoli sociali e familiari.
La protagonista del film è Lucia, una capraia della Capri del 1900, interpretata da Marianna Fontana. Attraverso il suo personaggio, Martone esplora il profondo desiderio di emancipazione di una giovane donna che si sente intrappolata nelle strette maglie della tradizione e della cultura patriarcale della sua isola. Lucia è attratta dalla comune creatasi sull’isola, guidata dal pittore Karl Diefenbach, interpretato da Reinout Scholten van Aschat, un personaggio storico che ha scelto di vivere in totale simbiosi con la natura, rifiutando i valori della società borghese. La sua adesione a questa comunità diventa un atto di liberazione, un percorso che la porterà a scontrarsi non solo con le sue convinzioni interiori, ma anche con la sua famiglia, in particolare con i suoi due fratelli, Vincenzo e Antonio, interpretati da Eduardo Scarpetta e Gianluca Di Gennaro, che rappresentano l’opposizione ad ogni tentativo di cambiamento.
Il conflitto centrale del film si sviluppa tra le posizioni ideologiche di Seybu, il leader spirituale della comune, e Carlo, il medico del paese, che interpreta il razionalismo scientifico e l’ordine sociale tradizionale. La tensione tra le due visioni del mondo è palpabile, ma il film non sempre riesce a mantenerla viva in maniera soddisfacente, tanto da sembrare un tratti dispersivo.
Il cast di Capri Revolution è arricchito anche dalla presenza di Donatella Finocchiaro, che interpreta la madre di Lucia, una figura che rappresenta l’attaccamento ai valori tradizionali e la paura per la ribellione della figlia. Se il film si distingue per la sua estetica affascinante, dominata da paesaggi mozzafiato e suggestive sequenze di danze, la narrazione non riesce però a coinvolgere pienamente lo spettatore. La trama a volte sembra sfociare in un’indagine troppo astratta e poco centrata sull’essenza del conflitto che avrebbe dovuto essere il cuore del racconto, rendendo difficile stabilire un contatto empatico con la protagonista e con la sua lotta.
In definitiva, Capri Revolution si presenta come un film visivamente potente, ma che, purtroppo, non riesce a sviluppare appieno il suo potenziale narrativo.
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Emanuela Giuliani
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