La recensione di Boris 4, un ritorno attesissimo dell’amata serie che non delude alla Festa del Cinema di Roma 2022.
Finalmente, dopo anni di attesa, Boris torna sul piccolo schermo, per la gioia di tutti i fan che avevano perso il loro appuntamento con la satira più graffiante del panorama televisivo italiano. La quarta stagione di questa serie che è diventata un vero e proprio cult approda su Disney+ il 26 ottobre, e i primi due episodi, presentati in anteprima alla 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma, hanno subito fatto crescere l’attesa e l’entusiasmo.
Il lungo percorso che ha portato alla realizzazione di questa quarta stagione è stato inevitabilmente segnato dalla scomparsa, avvenuta nel 2019, di Mattia Torre, uno dei creatori e registi delle prime tre stagioni e del film. La sua assenza si è fatta sentire, ma nonostante tutto, la sua presenza continua a essere viva nel progetto. La serie ha saputo mantenere intatto il suo spirito, adattandosi ai tempi moderni e alle nuove dinamiche del mondo dello spettacolo, pur rimanendo fedele alla sua essenza irriverente e scomoda.
Boris 4 ci porta dieci anni dopo gli eventi delle precedenti stagioni. Il panorama televisivo è cambiato, la tv generalista è ormai un mondo morente e René, il protagonista, insieme ai suoi amici, è ora al lavoro per una piattaforma globale. Archiviata la serie di successo Gli occhi del cuore, il gruppo si trova a dover affrontare una nuova sfida: realizzare una serie dal titolo Vita di Gesù, con Stanis La Rochelle nel ruolo del protagonista. Ma la produzione è ostacolata da un nuovo padrone: l’algoritmo delle piattaforme, che decide se una serie debba andare in onda o meno. La satira contro la produzione televisiva si fa più pungente, ma ora è indirizzata verso il nuovo potere delle piattaforme, una sfida che Boris affronta con il consueto stile anarchico.
Il ritorno dei personaggi che abbiamo amato nelle precedenti stagioni è uno degli aspetti che più entusiasma. René, Stanis, Corinna e gli altri sono cambiati, ma rimangono fedeli a se stessi: René è sempre un po’ schiavo del sistema, Stanis è ancora alle prese con il suo ego, e Corinna, pur essendo sposata con Stanis, continua a odiarlo intensamente. Un mix di situazioni e personaggi che, nonostante i cambiamenti nel contesto, rimane in perfetto equilibrio tra nostalgia e novità.
Uno dei temi principali di Boris 4 è proprio quello di come affrontare la mancanza di Mattia Torre. I registi, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, sono riusciti a mantenere un equilibrio delicato, cercando di onorare la memoria di Torre e di preservare l’ironia che aveva contraddistinto il suo lavoro. La sensazione che Torre sia ancora con loro è tangibile, come confermano entrambi i registi. “Abbiamo cercato di cambiare tutto per non cambiare niente,” spiegano, sottolineando come, nonostante l’evoluzione dei tempi e dei mezzi, Boris non può fare a meno di essere una riflessione sulla realtà, anche quando questa si trasforma in modo radicale.
La serie, pur continuando a fare satira sulla tv generalista e sul mondo del piccolo schermo, si adatta perfettamente al contesto attuale, dove le piattaforme digitali dominano la scena. La satira diventa più globale, più mirata a un sistema che va ben oltre le reti televisive tradizionali. La critica alle piattaforme è feroce e pungente, ma il tono resta sempre quello che ha reso Boris un cult: esagerato, irriverente e assolutamente autentico.
Nel cast di questa quarta stagione ritroviamo gran parte degli attori che hanno fatto la storia di Boris. Francesco Pannofino, ovviamente, riprende il suo iconico ruolo di René Ferretti, e lo fa con la stessa verve che lo ha reso celebre. Al suo fianco, personaggi come Stanis (un fantastico Pietro Sermonti), Corinna (Carolina Crescentini) e gli altri vecchi protagonisti, offrono al pubblico una carrellata di interpretazioni che sembrano migliorare con il passare del tempo.
Oltre ai veterani, ci sono anche alcune nuove entrate nel cast che si integrano perfettamente nel contesto, contribuendo a rendere la serie ancora più interessante e imprevedibile.
Boris 4 è un ritorno che non delude, ma anzi, riesce a rinnovarsi pur rimanendo fedele a se stessa. La serie riesce a rimanere graffiante, pur affrontando nuove sfide e mutamenti del mondo televisivo, e il suo spirito anarchico e irriverente è più vivo che mai. La mancanza di Mattia Torre è palpabile, ma la sua eredità è ben custodita, e il team creativo è riuscito a proseguire senza tradire le sue radici. Un Boris più moderno, ma sempre capace di strappare risate amare e riflessioni profonde sul mondo che ci circonda. Chi ha amato la serie, troverà in questa quarta stagione tutto ciò che lo ha fatto innamorare del mondo di René e dei suoi colleghi. Un piccolo grande gioiello, che conferma il suo posto nel cuore degli italiani.
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Emanuela Giuliani
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