In attesa del debutto nelle sale del biopic Bob Marley: One Love, scopriamo chi era veramente la leggenda della musica raggae.
Approderà domani 22 febbraio distribuito da Eagle Pictures, Bob Marley – One Love, il biopic dedicato al cantautore, chitarrista e attivista giamaicano Bob Marley, tra gli artisti più rappresentativi degli anni ’70.
Diretto da Reinaldo Marcus Green (già regista di King Richard – Una famiglia vincente), e scritto da Zack Baylin, Frank E. Flowers e Terence Winter, il film, celebrerà la vita e la musica di un’icona che ancora oggi ispira intere generazioni attraverso il suo messaggio di amore e unità, e per la prima volta porta sul grande schermo la storia di un artista che ha superato avversità incredibili per creare una musica rivoluzionaria, con Kingsley Ben-Adir (Barbie, Secret Invasion) a vestirne i panni, affiancato da Lashana Lynch in quelli della moglie Rita. La coppia ha avuto tre figli insieme e hanno vissuto felicemente fino alla tragica morte di Bob. Tuttavia, non tutti conoscono veramente la figura dell’iconico attivista e musicista, e allora, prima di immergerci in questo racconto cinematografico, cerchiamo di scoprire qualcosa in più.
Bob Marely – One Love, chi era Bob Marley?
Nato nel villaggio di Rhden Hall, di Nine Mile in Giamaica, il 6 febbraio del 1945, Bob Marley, all’anagrafe Robert Nesta Marley, come detto è stato uno degli artisti e figure socio-politiche più influenti degli anni ’70, che ha contribuito a sviluppare e diffondere in tutto il mondo uno stile di vita identificato con la musica raggae, che lo rese popolare fuori dalla Giamaica. Un percorso musicale questo, che Marley intraprese grazie all’amico Bunny, con il quale nel 1964, assieme anche a Peter Tosh, Junior Braithwaite, Beverley Kelso e Cherry Smith, fondò il suo primo gruppo: The Juveniles, che nel 1966, dopo l’abbandono di Kelso e Smith assunse il nome definitivo di The Wailers.
Nello stesso anno, Bob sposa Alpharita Costancia Anderson, conosciuta come Rita Marley, componente del gruppo musicale I Threese, e con lei ha tre figli e si trasferisce per qualche mese a Wilmington, nel Delaware. Tornati i Giamaica Bob si converte al movimento rastafariano, diventando attivista della non violenza, battendosi contro il sistema ingiusto e oppressivo e l’unificazione di tutta la gente nera. Adotta inoltre come acconciatura i dreadlock, che divennero una caratteristica distintiva della sua figura.
Nel 1975 raggiunge da solista il successo mondiale con il brano No Woman, No Cry, che lo porta in tour all’estero e di conseguenza a non essere perfettamente consapevole del clima di violenza e tensione politica che stava attraversando la Giamaica. Nel 1976, a pochi giorni dello Smile Jamaica, un concerto organizzato da Micheal Manle, primo ministro della Giamaica, per cercare di alleggerire proprio queste tensioni, Bob Marley, la moglie Rita e il loro manager Don Taylor, vengono aggrediti in casa da alcuni uomini armati che aprono il fuoco. I tre si salvano miracolosamente, e Bob decide di salire comunque sul palco. Tuttavia profondamente scosso dalla drammatica aggressione, si trasferisce a Londra dove scrive e registra l’album Exodus, che include i celebri brani One Love e Three little birds.
Simbolo della pace, dell’unità e della non violenza, seguito da milioni di fan in tutto il mondo, leader politico, spirituale e religioso nel luglio 1977 Marley scopre di avere un melanoma al piede destro che progredirà fino al cervello, nonostante ciò nel 1978 organizza One Love Peace Concert, con l’obiettivo di calmare l’ostilità tra i partiti politici in guerra, e in quell’occasione Michael Manley ed Edward Seaga, i due leader rivali, si incontrano sul palco e si stringono la mano. Nello stesso anno, riceve la medaglia della pace dalle Nazioni Unite, a nome di 500 milioni di africani.
Nel 1979 produce Survival, un album che metteva luce sui problemi e le sofferenze del popolo africano, nel 1980 il suo ultimo album Uprising, di cui fa parte uno dei suoi brani più amati e famosi, Redemption Song, e nel 1981 muore sconfitto dal tumore. Marley ricevette i funerali di stato in Giamaica con elementi combinati dei riti delle tradizioni dell’ortodossia etiopica e Rastafari. Venne sepolto in una cappella accanto alla sua casa natale a Nine Mile, con alcuni degli elementi a lui più cari, tra cui la sua famosa chitarra Gibson Les Paul “Solid Body”, il suo pallone da calcio, sport di cui era appassionato, una pianta di marijuana con i suoi semi, un anello che gli aveva dato il principe etiope Asfa Wossen che indossava ogni giorno, e una Bibbia.
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Ludovica Terracciano