BARDO: Un Viaggio Emotivo tra Memoria e Realtà nella Visione Onirica di Iñárritu”

La recensione di Bardo, la falsa cronaca di alcune verità diretto dal regista messicano Alejandro G. Iñárritu.

A distanza di sette anni dal suo ultimo film, The Revenant, che gli valse il secondo Oscar come miglior regista e al protagonista Leonardo DiCaprio la sua prima statuetta, il regista messicano Alejandro G. Iñárritu torna dietro la macchina da presa con BARDO, La cronaca falsa di alcune verità. Presentato in anteprima alla 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Profonda riflessione sulla memoria, l’identità e le emozioni umane, in un viaggio viscerale che mescola sogno e realtà, Bardo, ambientato nel contesto di un viaggio intimo e personale, racconta la storia di Silverio, un noto giornalista e documentarista messicano che vive a Los Angeles. Il protagonista è costretto a tornare nel suo paese natale dopo aver ricevuto un prestigioso riconoscimento internazionale. Ciò che sembrerebbe essere un semplice ritorno a casa si trasforma in un’esperienza che lo trascinerà in una crisi esistenziale, dove passato e presente si confondono. Il film esplora le paure e i ricordi di Silverio, che lo accompagnano durante il suo cammino e lo costringono a confrontarsi con se stesso, in una sorta di limbo emotivo, alla ricerca di risposte su temi universali come l’identità, il successo, la fragilità della vita e la connessione profonda con la sua famiglia.

La sceneggiatura, scritta dallo stesso Iñárritu insieme a Nicolás Giacobone – già coautore dei testi di Birdman e Biutiful – è un’ode alla nostalgia e al confronto tra il passato e il presente. La struttura narrativa si snoda in un intreccio complesso, dove il confine tra fantasia, realtà, sogni e incubi è continuamente sfumato, creando un’esperienza immersiva che coinvolge lo spettatore a livello emotivo. La percezione del tempo e dello spazio diventa labile, proprio come la memoria, che non è altro che un’interpretazione soggettiva degli eventi, un ricordo costruito dalle emozioni.

Nel film, Iñárritu cerca una verità che trascenda la realtà tangibile, un’illusione che rispecchia l’essenza del cinema stesso: qualcosa di reale, ma al contempo irreale, un sogno che si perde nei meandri del tempo. Le parole del regista alla conferenza stampa rivelano una forte componente personale nel progetto: “Il Messico è diventato per me uno stato mentale, non più un paese. Ma ogni nazione è in fondo uno stato mentale, è una storia che raccontiamo di noi stessi.” Il film è un tentativo di riconciliare il passato con il presente, una riflessione sulla distanza emotiva che si accumula nel tempo quando si è lontani dalla propria terra natale.

Anche la realizzazione del film si distacca dai lavori precedenti di Iñárritu. Come lo stesso regista afferma, “Questo film non è stato fatto con la testa, ma con il cuore.” Il processo creativo è stato più libero, meno razionale, e si è basato su un approccio emotivo che ha permesso una grande libertà nell’esplorazione della storia e dei temi trattati. L’intero progetto si sviluppa come un’esplorazione interiore, un viaggio che sfida la razionalità per immergersi nel profondo delle emozioni e dei ricordi.

Il protagonista del film, Daniel Giménez Cacho, descrive la sua esperienza sul set come un viaggio di fiducia reciproca con il regista. “Alejandro mi ha trasmesso un approccio irrazionale. Non abbiamo costruito nulla di questo personaggio, ma giorno dopo giorno si è creata una connessione magica tra noi.” La recitazione, quindi, risulta essere altrettanto fluida e organica, permettendo a Cacho di dare vita a un personaggio che sembra vivere in una dimensione parallela, dove il confine tra realtà e finzione è estremamente sfumato.

In conclusione, BARDO, La cronaca falsa di alcune verità è un’opera cinematografica che spinge lo spettatore a riflettere sulle proprie esperienze, sui ricordi e sulla percezione di sé e del mondo. Iñárritu riesce a creare un film che è allo stesso tempo personale e universale, un viaggio emotivo che, pur nella sua apparente confusione, offre uno spunto di riflessione profonda sulla vita, l’identità e la memoria. Una visione che può sembrare disorientante per chi si aspetta una narrazione lineare, ma che risulta affascinante per chi è disposto a lasciarsi trasportare nel flusso emotivo del film, proprio come una cronaca falsa, ma estremamente vera, di ciò che siamo.

© Riproduzione Riservata

Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


Pubblicato

in

da

Tag: