“Bang Bang Baby”: i produttori, il regista e i protagonisti presentano il viaggio di Alice nel paese delle non meraviglie della serie Prime Video
Debutterà, con i primi 5 episodi, il 28 maggio su Prime Video: “Bang Bang Baby”, l’attesissimo crime drama original italiano, la cui prima stagione si concluderà con gli ultimi 5 episodi il 19 maggio.
Creato da Andrea Di Stefano, diretto da Michele Alhaique (ep. 1-2-3-4-7-8), Margherita Ferri (ep. 5-6), Giuseppe Bonito (ep. 9-10), con la supervisione artistica di Michele Alhaique, e scritto da Andrea Di Stefano, Valentina Gaddi e Sebastiano Melloni, “Bang Bang Baby” è ambientato nel 1986 e racconta la storia di Alice, adolescente di 16 anni che vive in una cittadina del Nord Italia. La sua vita di teenager cambia all’improvviso quando scopre che il padre che credeva morto in realtà è ancora vivo. È l’inizio di una discesa agli inferi, per Alice, che per amore del padre si tuffa nel pericoloso mondo della malavita, facendosi sedurre dal fascino del crimine. Quando cercherà di tirarsene fuori, forse sarà troppo tardi.
Prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment e Wildside, entrambe società del gruppo Fremantle, l’ambiziosa serie, in anteprima mondiale In Concorso nella sezione ‘Long Form’, alla scorsa quinta edizione di Cannaseries, ovvero il festival internazionale dedicato alle serie, è stata presentata in anteprima alla stampa dal regista Alhaique, dai produttori, Nicole Morganti e Lorenzo Mieli di The Apartment e Wildside, entrambe società del gruppo Fremantle, dai CEO di Prime Video e dagli interpreti protagonisti: Arianna Becheroni, Adriano Giannini, Antonio Gerardi, Dora Romano, Lucia Mascino e Giuseppe De Domenico.
“E’ stato uno dei primi progetti che è stato portato ad Amazon Studios, molto prima che io arrivassi con il mio team” – svela la produttrice Nicole Morganti – “Lorenzo Mieli è andato da Giorgia Brown, direttrice degli originals europei, la quale si è innamorata immediatamente di questo pitch. La serie l’abbiamo presentata due anni fa, prima della pandemia, assieme a Davide Nardini, che ha seguito questo progetto per Amazon Studios, e a Anna Passarini, e ne siamo estremamente fieri perché, oltre a dare voce ai talenti emergenti, sia per quanto riguarda gli artisti che stanno davanti la macchina da presa che dietro, rappresenta la commistione di generi, dei prodotti originali, della linea editoriale di Amazon Studio. In questo progetto ci sono tutti i valori della nostra linea editoriale, e di ciò che cerchiamo di fare da quando siamo partiti con le produzioni italiane. Il progetto, ha un forte sostegno perché ha un appeal internazionale.”
“Diverso tempo fa, oramai, ci siamo imbattuti nella storia vera di Marisa Merico, che dal punto di vista di noi produttori era molto interessante dal momento che offriva lo spunto per raccontare la formazione di un personaggio adolescente femminile, il suo coming of age, all’interno di un contesto più che disfunzionale, ovvero quello di una famiglia criminale nella Milano degli anni ’80” – spiega il produttore Lorenzo Mieli – “Come prima cosa, abbiamo cercato di trovare la chiave di lettura per ciò che riguardava la visione, e successivamente, grazie alla scrittura e alla regia, per entrare nella testa di una ragazzina degli anni ’80, in modo tale da raccontare la storia da quel punto di vista, trasformando quindi l’immaginario pop di un adolescente teenager di quell’epoca in una forma narrativa che non fosse solo un gioco pretestuoso di stile, bensì un vero elemento emotivo del racconto” – continua Mieli – “Questa è stata la genesi di un genere che non è nostro, privo di punti di riferimento, e forse è proprio questa la cosa di cui vado fiero. E’ un prototipo diciamo, contaminato da mille influssi, in un certo senso è come se avessimo cercato di realizzare ‘Sposerò Simon Le Bon’ nel mondo della criminalità degli anni ’80” – in merito ai fatti reali dice – “La storia i Marisa Merico, è una storia di una ragazza di allora degli anni ’80, che crescendo con una madre single, e in quel caso in Inghilterra, ha scoperto in tarda adolescenza che suo padre non era morto o sparito come le era stato detto, ma era membro di una famiglia della ‘ndrangheta calabrese di Milano governata da una donna, a cui ovviamente è ispirato il personaggio di Nonna Lina. Il suo tentativo di conoscere chi fosse il padre, ha fatto si che si avvicinasse a quella famiglia e diventasse lei stessa una criminale. Ha scritto poi un libro da cui siamo partiti, ma quello che ci interessava era provare a immaginare cosa una ragazza potesse provare, vivere e fino a che punto potesse arrivare per conoscere suo padre, scoprire se stessa e l’amore della sua famiglia.”
“La sfida più complessa che abbiamo affrontato in ‘Bang Bnag Baby’ è stata quello di capire come mettere in scena tutto quello che c’era scritto nei copioni, dal momento che erano ricchi di generi e toni diversi. All’inizio questo mi ha spaventato, fortunatamente però c’è stato il lockdown che mi ha dato la possibilità di studiare e lavorare, perché la creatività ha bisogno di tempo per essere sviluppata. Lavorando a lungo ho capitolo quindi quale fosse il modo migliore per tenere in piedi lo scheletro del racconto, sfruttando tutti i toni che c’erano all’interno passando dall’uno all’altro in modo armonico” – dichiara il regista Michele Alhaique – “La scrittura mi ha aiutato molto, si è trattato di un vero e proprio viaggio di questa Alice nel paese tutt’altro che delle meraviglie, un percorso di formazione. La mia idea è stata quella di avvicinarmi molto a lei attraverso solo tre ottiche e gradandoli, così da sentirne il respiro ed entrare in questo mondo con lei e vivere le sue stesse emozioni. Ovviamente con i cambi di tono e registro presenti nella scrittura si è sempre in movimento, infatti non ci sono scene di passaggio o racconti didascalici. E’ un continuo muovere la macchina da presa che segue l’emotività di Alice” – prosegue – “Ho capito subito che si trattava di una serie diversa. Un lavoro stimolante per tutti e mi sono approcciato ad esso in maniera molto istintiva, con la macchina a mano per stare il più vicino possibile ai personaggi in modo naturalistico. C’era un cinema che mi affascinava e mi entrava sotto pelle, ma che all’inizio non capivo come realizzarlo a livello materiale. Mi sono ispirato ai vecchi film, che rivedo sempre, ed anche alle opere di Nicolas Winding Refn, Quentin Tarantino, David Lynch. Ma vedendo la serie e mettendo a fuoco i suoi toni, i fratelli Coen sono stati un grande riferimento, in particolare ‘Tre Manifesti ad Ebbin, Missouri’”.
Come detto al centro della storia Alice, dal volto della giovane Arianna Becheroni che ha descritto così il suo personaggio.
“Alice è una ragazzina dolce con un profondo contrasto interiore. Inizialmente a contraddistinguerla è una profonda timidezza e insicurezza, che mette da parte, in modo progressivo, per amore di suo padre. Alice infatti poi reagisce e fa ciò che deve fare spinta anche da una determinazione incrollabile, a conferma se una persona può cambiare se spinta dalla giusta causa.”
Nei panni di Santo Maria Barone e Gabriella, padre e madre di Alice, troviamo Adriano Giannini e Lucia Mascino.
“Il contrasto è un elemento fondamentale per ogni personaggio. Per quanto riguarda Santo, ad esempio, ha un sangue criminale, ma deve riorganizzarsi per amore di sua figlia. Dal mio punto di vista è un cattivo manipolatore, persuasivo e seduttivo, che cerca di salvare se stesso” – dice Adriano Giannini – “E’ consapevole che l’unica persona che può aiutarlo è sua figlia, ed ecco che l’amore diviene l’elemento di contrasto alla matrice criminale che avvolge la serie, che in scrittura era anche più forte e Santo anche ‘meno umano’. Sul set abbiamo lavorato sul lato empatico in modo da suscitare nel pubblico della simpatia nei suoi confronti.”
“In ‘Bang Bang Baby’, i personaggi subiscono tante evoluzioni, e la loro bellezza sta nel fatto che vivono di contrasti” – afferma Lucia Mascino – “Nel cinema in genere si raccontano le madri che soffrono, indolenti, Gabriella invece è seduttiva, egocentrica, giocosa e allegra quando irrompe sulla scena. L’impressione è che sia poco materna, e cerca sempre qualcuno a cui poggiarsi. Poi pian piano, vedendo la serie, viene fuori una parte di “solidità affettiva”, che anch’io non avevo mai pensato di raccontarla così. È un personaggio con una natura fortissima raccontata secondo nessun cliché.”
© Riproduzione Riservata