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Babygirl, la recensione del film con Nicole Kidman e Antonio Banderas

Presentato all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: Babygirl con Nicole Kidman e Antonio Banderas.

Nonostante tutti i passi compiuti verso la parità di genere, tra i tanti traguardi non ancora raggiunti, spicca sicuramente il tabù che ancora vige sulla sessualità femminile. Nel 2022 con Il piacere è tutto mio Emma Thompson, con la sua consueta britannica eleganza e autoironia, aveva già cercato di sdoganare con un certo successo il tema del piacere femminile e dell’accettazione del proprio corpo da parte della donna. Ora alla 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è l’australiana Nicole Kidman che con Babygirl di Halina Reijn, film ben più aggressivo del precedente, porta sul grande schermo in concorso la storia di una donna matura, affascinante ed affermata che rivendica il proprio diritto a godere dell’orgasmo.

Babygirl, Sinossi

scena film babygirl

Romy (Kidman) è una donna di potere, è amministratrice delegata di una grande azienda, è bella, avvenente, ha un marito innamorato, Jacob (Antonio Banderas), e una famiglia invidiabile. Eppure, un desiderio inappagato e tenuto ben nascosto alla parte cosciente di sé è ancora in grado di spingerla a mettere a repentaglio tutto il suo mondo. L’incontro con un giovane stagista Samuel (Harris Dickinson) che riesce a carpire questa sua debolezza la porta ad abbassare ogni barriera e a cominciare una battaglia anche contro se stessa.

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Babygirl, un racconta che sporca il messaggio che contiene

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È bella, è determinata, è una donna matura e affascinante e non ha scrupoli nel mettere a nudo un corpo del quale – si vede e si sa – si prende cura con grande attenzione. Nicole Kidman era indubbiamente la persona adatta a ricoprire il ruolo della protagonista di Babygirl con cui condivide diversi di questi aspetti. Ma la Romy di Babygirl, scritto e diretto Halina Reijn, attrice e regista olandese, si porta dentro un’infanzia che l’ha segnata e le ha generato alcuni problemi nelle relazioni, soprattutto per quanto riguarda la sfera del dominio e del controllo.

Nel suo mondo perfetto il piacere sessuale resta un traguardo ancora da raggiungere e a far crollare inaspettatamente ogni senso del proibito arriva un giovane, giovanissimo stagista che istintivamente – è il caso di dirlo – comprende questo suo bisogno. Tra Jacob e Romy si instaura da subito un magnetismo tossico del quale soprattutto la donna sembra restare vittima. In breve il ragazzo comprende di avere un potere quasi assoluto su di lei e non si fa scrupolo ad esercitarlo con una sfrontatezza che decisamente non si addice ai ruoli professionali che i due ricoprono.

Eppure, se dal punto di vista sessuale è Jacob a dominare, Romy riesce non cedere sulle altre sfere della propria vita privata e professionale, pur ponendosi in una situazione assai rischiosa. Ne scaturisce una relazione clandestina carica di passione e anticonvenzionale che i due vorrebbero essere fondata sul reciproco consenso, ma che soprattutto consente a Romy di esplorare le sue fantasie sessuali più nascoste.

Babygirl purtroppo però si perde in una storia torbida e il torbido finisce per sporcare anche il messaggio che vorrebbe essere contenuto nel racconto. Diventa in coacervo di titoli già visti, da Eyes Wide Shut (1999) a Basic Instinct (1992) e Rivelazioni – Sesso è potere (1994), si pone nel solco delle storie di sesso e potere senza raggiungere però di fatto la stessa efficacia delle pellicole citate e al tempo stesso dimenticando quello che invece sarebbe stato l’aspetto più innovativo del racconto, ovvero la liberalizzazione del tema del piacere sessuale femminile.

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Vania Amitrano

Il Voto della Redazione:

5


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