La regista Halina Reijn, Nicole Kidman, Antonio Banderas, Harris Dickinson e Sophie Wilde raccontano: Babygirl.
In anteprima e in concorso all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: Babygirl, il film scritto e diretto da Halina Reijn, che esplora il desiderio femminile.
Interpretato da: Nicole Kidman, Harris Dickinson, Antonio Banderas e Sophie Wilde, in Babygirl una potente amministratrice delegata mette a repentaglio la sua carriera e famiglia quando inizia una torrida relazione con un suo stagista molto più giovane di lei.
E proprio in occasione della presentazione al prestigioso evento del Lido, la regista e i protagonisti hanno raccontato il film alla stampa.
“Sono molto contenta di aver fatto un film sul desiderio femminile. Un film con molte stratificazioni e una donna in crisi esistenziale”, dichiara la regista Halina Reijn. “Volevo fare un film di potere, controllo e sessualità dal punto di vista femminile, con l’obiettivo parlare di amore e liberazione amando con tutte le proprie stratificazioni, e di come questi argomenti vengono affrontati da generazioni diversi. Donne, uomini e tutti gli esseri, hanno diverse sfaccettature internamente e tutti contengono anche una bestia, e noi donne abbiamo avuto poco tempo per scoprire questi spazi e comportamenti di quanto forte siamo e di quanto deboli siamo”, dice la regista. “Io penso che noi siamo sia il bene che il male, e non dobbiamo sopprimere questi due lati. Nel film voglio che nessuno dei miei personaggi venga punito, loro semplicemente esistono e in questo modo si creare una connessione. Il motivo per cui ho voluto fare questo film è stato anche per il rapporto che le donne hanno con il proprio corpo”.
“Il film parla di sesso, di desiderio, dei nostri segreti più intimi, di matrimonio, verità, potere, buon senso, e del linguaggio del sesso che è così complicato per tutta questa serie di cose”, spiega Nicole Kidman. “Qui vediamo la storia di una donna, ed è una storia liberatoria raccontata da una donna attraverso il suo sguardo, Alina (Reijn) è la regista e anche la sceneggiatrice. Per quanto mi riguarda è una storia unica e io mi sono ritrovata nelle mani di una donna con questo materiale molto profondo e dal processo liberatorio. Ogni spettatore potrà interpretare e giudicare, e ognuno avrà un’interpretazione diversa. In queto film sono molto esposta, vulnerabile e spaventata perché oggi lo consegniamo al mondo. Durante le riprese era molto intimo, e adesso siamo tutti un pochino nervosi. Siamo stati molto fortunati perché abbiamo fatto un viaggio molto intimo”.
“Io venivo a questo tipo di Festival, a Venezia, Cannes, Berlino, con film che non si possono più fare oggi perché sarebbero molto criticati, dal momento che si entra assolutamente nel territorio del politicamente scorretto”, svela Antonio Banderas. “Siamo arrivati a una forma di autocensura, e quando ho letto la sceneggiatura che mi ha dato Alina mi sono detto che c’è ancora qualcuno che pensa in modo diverso, c’è ancora quella forza, quel coraggio di mettere sullo schermo quelle cose che noi tutti pensiamo. Noi siamo prigionieri, i nostri stessi istinti, siamo animali, c’è qualcosa nella natura che non è democratica. Nessuno di noi ha chiesto di nascere, ha chiesto di essere umano, animale. Siamo semplicemente aggrappati a quello che noi siamo, e qui c’è una donna che parla di queste cose in modo davvero incredibile. Sono molto contento di essere stato parte di una cosa di questo genere, l’arte dovrebbe essere proprio questo ed è il motivo per cui ho aderito a questo progetto, sono molto lieto ed orgoglioso di esserne parte”.
“Samuel rappresenta la confusione che c’è nel giovane maschio di adesso, e con Sophie (Wilde) abbiamo parlato su come comportarsi nel sesso e cosa significa”, svela Harris Dickinson. “Alina è sempre stata pronta ad analizzare e sfidare i comportamenti e le sfumature degli atteggiamenti, e questo ci ha aperto un nuovo mondo. Sono stato veramente molto contento di interpretare questo ruolo e di aver lavorato al fianco di queste leggende”.
“E’ stato interessante perché come giovane donna progressista, credo che questo film esplori i limiti di che cosa significhi essere donna, e la forza di superare quei confini”, dice infine Sophie Wilde. “Sono cresciuta con i film di Nicole ed è stato un onore poter lavorare con una persona che ammiro così tanto, che è veramente una grande maestra nella nostra professione”.
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Emanuela Giuliani