Avetrana – Qui non è Hollywood diretta da Pippo Mezzapesa è una serie che fa il e farà sicuramente discutere.
Alla 19esima Festa del Cinema di Roma, è arrivata in anteprima Avetrana – Qui non è Hollywood, la serie in quattro puntate su uno dei casi di cronaca nera più noti e drammatici degli ultimi tempi in cui perse la vita la quindicenne Sarah Scazzi. Una vicenda senza alcun dubbio tra le più oscure e dall’imponente risonanza mediatica che ha segnato nel profondo l’Italia, e di cui, nonostante siano passati oltre 10 anni e le condanne dei colpevoli, non si placherà mai la rabbia del come sia stato possibile.
Basata sul libro Sarah la ragazza di Avetrana di Carmine Gazzani e Flavia Picinni, la serie, diretta da Pippo Mezzapesa, che ne ha scritto anche la sceneggiatura insieme ad Antonella W. Gaeta, Davide Serino, Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, debutterà su Disney+ il 25 ottobre, portando con se tutto il carico dell’attesa e della curiosità di un progetto con al centro della scena una storia così assurda e delicata. Un progetto destinato a dividere e far discutere, e su cui pesano inoltre le polemiche e i dubbi sorti già in partenza dal rilascio del criticato macchiettistico poster.
Avetrana è un paese bruciato dal sole nella periferia pugliese, a ridosso del mare. È il 26 agosto del 2010 quando Sarah, una giovane ragazza di 15 anni, scompare. Tutto il paese è in subbuglio, soprattutto la cugina, Sabrina, che nella sua casa di via Deledda, proprio quel pomeriggio, l’aspettava per andare al mare. Sembra una fuga innocente, ma non lo è. Perché, mentre tutti la cercano, Sarah è già stata inghiottita nel nulla. La troveranno in fondo a un pozzo.
Avetrana – Qui non è Hollywood, una serie che farà discutere
Avetrana – Qui non è Hollywood è una serie destinata a far discutere, soprattutto in merito alla scelta di voler raccontare una storia dalla così morbosa ferocia. Per molti infatti la serie potrebbe risultare eccessiva e soprattutto irrispettosa, e portare a chiedersi se ci fosse veramente bisogno di raccontare ancora l’uccisione di Sarah in televisione, con il rischio di cadere in una ridicola esposizione della vicenda o troppo sopra le righe o estremamente superficiale.
Rischio tuttavia, che fortunatamente non riguarda Avetrana – Qui non è Hollywood. Pippo Mezzapesa infatti, nonostante tutte le perplessità e incertezze della visione, che dato l’argomento trattato in ogni caso non poteva evitare, è riuscito a costruire prima di tutto un clima e una struttura narrativa tutto sommato che fa il suo non superando il pericoloso confine dell’esagerazione.
Una narrazione che rispetta il più possibile una giovane vita che inizia faticosamente a farsi strada, affrontando le insicurezze della sua età ulteriormente amplificate dalla chiusura, dai pregiudizi e dai giudizi che, purtroppo, caratterizzano e condizionano tutti i paesi di provincia. Timori e angosce rese sempre più intense e opprimenti soprattutto da un ambiente familiare privo di quella necessaria e fondamentale serenità. Un nucleo all’interno del quale la sofferenza più grande per Sarah, una convincente Federica Pala, era causata dal pessimo rapporto con la madre Concetta, dal volto di Imma Villa, assidua testimone di Geova e che le impediva di spiegare le ali, se così si può dire.
Ed è proprio a causa di questo legame mancato, che Sarah si rifugia a casa della zia Cosima Misseri, interpretata da una straordinaria e irriconoscibile Vanessa Scalera, una sorta di seconda madre per lei, di zio Michele, il cui ambiguo silenzio e profonda solitudine sono ben trasmessi da Paolo De Vita, e nell’amicizia della cugina Sabrina Misseri, la quale non accetta se stessa e riversa la propria frustrazione e il proprio risentimento per non essere come vorrebbe su Sarah, con una lodevole Giulia Petrulli nel vivere e far percepire tali stati d’animo.
Sentimenti questi di Sabrina ai quali si aggiunge la delusione nel non riuscire a conquistare le attenzioni di Ivano, Giancarlo Commare, il ragazzo di cui è innamorata, o meglio, ossessionata, che spesso rivolge delle attenzioni a Sarah. Piccoli gesti che scatenano definitivamente la sua gelosia per Sarah colpevole inoltre di aver rivelato, ignara delle conseguenze, alcuni suoi segreti intimi e innescando quindi quel viaggio di degradante rancore e violenza.
Una discesa negli inferi disgustosa, con la regia di Pippo Mezzapesa e la fotografia di Giuseppe Maio che ne fanno emergere la soffocante inquietudine di una ferita che non si rimarginerà mai e di cui fondamentalmente si cerca ancora quella verità in grado di rispondere all’incredulità. Avetrana – Qui non è Hollywood in conclusione come detto fa la sua parte, e lo fa nella giusta maniera ciò non toglie che molti non saranno affatto d’accordo.
©Riproduzione Riservata
Emanuela Giuliani
Il Voto della Redazione: