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Avetrana – Qui non è Hollywood, incontro stampa: il regista e i protagonisti raccontano la serie

Alla 19esima Festa del Cinema di Roma il regista Pippo Mezzapesa assiema ai protagonisti racconta: Avetrana – Qui non è Hollywood.

Tra le serie attese e presentate alla 19esima Festa del Cinema di Roma: Avetrana – Qui non è Hollywood, che racconta una delle pagine più nere della cronaca italiana: il delitto di Sarah Scazzi. Serie che lo stesso regista assieme agli interpreti protagonisti ha presentato e alla stampa.

“Il cuore pulsante di questa storia è quello di avvicinarci il più possibile all’umanità. Abbiamo cercato sin dall’inizio tutti quanti, dagli sceneggiatori, alla produzione, alla regia, ai collaboratori, di entrare nel profondo di questa vicenda con grazia, rimanendo nei confini del verosimile e rispettando le persone che questa vicenda racconta, e di sviscerarla”, spiega il regista Pippo Mezzapesa. “Quello che ci ha interessato fin dall’inizio è stato di esplorare la normalità del contesto da cui tutto è scaturito, ed esplorare l’abnormità che questo delitto ha suscitato. Non amo le citazioni li odio quanto gli aneddoti, ma una voglio farla, si tratta di una strofa della canzone che ha composto Marracash e che accompagna i titoli di coda di ogni episodio: ‘sai che il male che è banale, è comprenderlo che è complesso’. Ecco noi abbiamo cercato di esplorare la difficoltà di questa comprensione del male.”

In merito ai rischi dice nello scrivere un progetto del genere dice: “I rischi credo di averli aggirati sin dall’inizio perché era quello di approcciarsi in modo morboso e voyeuristico a questa storia. L’intento invece è stato quello di andare oltre i personaggi che si sono creati su questa storia e che inevitabilmente poi ognuno a creato su se stesso per andare ad esplorare anche le fragilità che hanno portato a tutto questo. Il pericolo era quello di aver anche un coinvolgimento emotivo troppo forte che minasse la libertà di noi narratori. Noi abbiamo raccontato dei fatti emersi dalla verità giudiziali, dalle sentenze, dalle tre sentenzi e ci siamo limitati a quello, non abbiamo in alcun modo voluto spalancare altre strade, non siamo giudizi non siamo avvocati, e non siamo giornalisti di inchiesta, a noi interessava raccontare una storia per quello che è stato acclarato ed è emerso, e andare ad esplorarne cause e conseguenze”.

Lo sceneggiatore Davide Serino aggiunge: “Il nostro punto di partenza è stato quello per l’appunto di voler raccontare fatti e archetipi. Partendo dai fatti volevano scavare nella tragedia non limitandoci ai fatti di cronaca, ma raccontando una famiglia che si disgrega in un conflitto che diventa insanabile. A partire da questo abbiamo fatto nostri i personaggi con umiltà, tenendo presente che si tratta di un argomento dolorosissimo”.

Basata sul libro “Sarah la ragazza di Avetrana”, scritto da Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni ed edito da Fandango Libri, la serie racconta il delitto di Avetrana in cui perse la vita la giovane Sarah Scazzi.

Avetrana è un paese bruciato dal sole nella periferia pugliese, a ridosso del mare. È il 26 agosto del 2010 quando Sarah, una giovane ragazza di 15 anni, scompare. Tutto il paese è in subbuglio, soprattutto la cugina, Sabrina, che nella sua casa di via Deledda, proprio quel pomeriggio, l’aspettava per andare al mare. Sembra una fuga innocente, ma non lo è. Perché, mentre tutti la cercano, Sarah è già stata inghiottita nel nulla. La troveranno in fondo a un pozzo.

In 4 episodi da 60 minuti, Avetrana – Qui non è Hollywood è interpretata da Vanessa Scalera, nel ruolo di Cosima Misseri, Paolo De Vita in quello di Michele Misseri, Giulia Perulli nei panni di Sabrina Misseri, Imma Villa in quelli di Concetta Serrano, Federica Pala nel ruolo di Sarah Scazzi; Anna Ferzetti è invece la giornalista Daniela, Giancarlo Commare è Ivano e Antonio Gerardi interpreta il Maresciallo Persichella.

“Il mio iniziale approccio è stato sulla fisicità e con l’avere addosso quasi 20 chili e delle movenze completamente diverse”, dice Vanessa Scalera. “Sono partita da quello per poi interpretare il personaggio più scuro. Credo che Cosima sia un dado che abbia da sempre avuto una sola faccia in luce, e con Pippo (Mezzapesa) abbiamo tentato di illuminare gli altri lati che non ha mai mostrato sprofondando in questa donna che poi nella quarta puntata rimane totalmente sola. Ho lavorato su quella solitudine ed è stato di grande aiuto, ma ripeto l’approccio iniziale sono stati quel corpo e quella faccia”, continua. “Io provengo da quei luoghi e quindi so benissimo come la vita di certe donne che hanno passato quasi tutti gli anni della loro esistenza in campagna, possa cambiare il loro corpo. Cosima in realtà non era una donna anziana ma dimostrava più anni perché ha avuto una vita faticosa, certo poi la lingua mi aiutata, e per la prima volta mi sono liberata e ho parlato nel mio dialetto. Per me è stato uno dei viaggi interpretativi più grandi che abbia mai fatto, e ringrazio l’ambizione visionaria di Pippo, di Matteo Rovere e di Disney, che hanno visto in me Concetta, e nonostante i miei dubbi poi ho capito che avevano ragione e che potevo buttarmi dentro Cosima”.

Giulia Perulli afferma: “Io ho pensato che fosse necessaria e quasi inevitabile questa trasformazione fisica per poter interpretare questo personaggio, altrimenti sarebbe stato impossibile proprio per un fattore fisico. Mi è stata affiancata una nutrizionista e quindi ho raggiunto 22 chili di peso in più, e ho tagliato i capelli. E’ stata una trasformazione radicale. Le documentazioni video e tutti gli appelli si trovano ovunque, e sicuramente sono stati fondamentali per apprendere e percepire questi dettagli fisici del personaggio, che sono stati fondamentali. L’emotività del personaggio è uscita fuori con il convivere proprio con questo corpo che non ti appartiene e che ti porti a casa, vai dormire e ti svegli con questa fisicità e ciò ti permette di sviluppare un’emotività totalmente diversa da quella che avrei potuto avere in generale. Detto questo devo ringraziate Pippo perchè un regista molto esigente ed è un bene per un attore, perché riesce a tirare fuori delle cose fondamentali per il personaggio. E’ stata un’esperienza forte”.

Paolo De Vita rivela: “C’è rispetto, c’è responsabilità, c’è il senso della tragedia in questo progetto, il dialetto lo abbiamo studiato grazie a un bravissimo coach e ci è servito per essere ancora più rispettosi verso questo racconto, questa tragedia”.

Anna Ferzetti spiega: “Io rappresento la parte mediatica liberamente ispirata alle figure dell’epoca che c’erano del giornalismo, sarebbe stato difficile cercarne una particolare perché erano veramente tantissime. Ho cercato di documentarmi sul linguaggio del giornalista di quel momento, ma la cosa che abbiamo cercato di far uscire con Pippo è stato non solo il lato della giornalista ambiziosa che fa notizia e non guarda in faccia nessuno, ma nello stesso tempo anche la prima che ha iniziato a fare due passi indietro. La cosa più bella è stato ritrovare il lato umano di questa donna perché prima di tutto c’è una donna che si ritrova in qualche modo coinvolta. Sono un po’ l’occhio esterno, quello che eravamo noi pubblico con le domande che ci siamo fatti tutti in quel periodo che tutti ricordiamo. Devo dire che ha un certo punto ho spento tutto quanto nella ricerca, e mi sono affidata al gruppo di attori e alla situazione che è stata una situazione molto importante, rigorosa, e comunque c’era una grande responsabilità da portare avanti. Mi sono affidata a Pippo al direttore della fotografia che con grande cura ha fatto un lavoro immenso”.

Imma Villa infine dice: “E’ stato faticoso per me perché ho dovuto lavorare, sempre con la guida del grande regista con il quale è stato un onore, sulla sottrazione di quello che un personaggio, scritto su una sceneggiatura, deve diventare vivo ma non può con battute o con espressioni particolari, ma deve lavorare sull’assenza che è una cosa molto complicata. Per me lo è stato molto perché ad alcuni personaggi fatti in altre situazioni magari ho potuto dare altre sfumature, invece con questo, con Concetta, ho dovuto lavorare completamente sottraendo, scarnificando e scavando nel dolore di questa donna”.

Diretta dal regista Pippo Mezzapesa, che ne ha scritto anche la sceneggiatura insieme ad Antonella W. Gaeta e Davide Serino con la collaborazione di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, la serie è prodotta da Matteo Rovere, una produzione Groenlandia e debutterà su Disney+ il 25 ottobre.

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Emanuela Giuliani


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