Matthew Vaughn inciampa con Argylle, un film senza mordente e brio, esperimento sbilenco che spreca un cast notevole.
Argylle arrivava con tante attese, anche tanta curiosità, per il ricchissimo cast, per ciò che Matthew Vaughn è riuscito a fare in una carriera atipica, forse instabile, ma di certo originale, ricca, dando vita ad un nuovo stile tarantiniano parallelo a ciò che l’amico Guy Ritchie è riuscito a fare negli ultimi 25 anni. Purtroppo, dobbiamo constatare che questo Argylle è senza ombra di dubbio una delle più grandi delusioni cinematografiche dell’ultimo periodo, letteralmente un film sbagliato da cima a fondo, in ogni sua componente.
Argylle, uno spy comedies non chiaro
Argylle parte facendoci incontrare Elly Conway (Bryce Dallas Howard), una delle più famose scrittrici del mondo, creatrice della saga dell’agente Argylle (Henry Cavill), un mix riuscito di avventura dal sapore retrò sfacciatamente bondiano, che però le ha procurato fama e fortuna. Ora deve scrivere il quinto libro, ma c’è qualcosa nel finale che le sfugge, appare avere il classico blocco dello scrittore. Mentre è in viaggio su un treno incappa nello strambo Aiden Wilde (Sam Rockwell), una improbabile spia che la salva da un’aggressione da parte di un gruppo di assassini. Sarà solo l’inizio di un’avventura che costringerà la giovane scrittrice a rivedere completamente ciò che pensa di sapere della sua vita, del suo passato, ma soprattutto della realtà in cui vive.
Matthew Vaughn aveva cominciato molto seriamente, con The Pusher, uno dei migliori gangster movie della storia britannica. Poi aveva messo una perla come Kick-Ass e uno dei migliori cinecomic di sempre come X-Men First Class. Aveva virato sorprendentemente con la saga Kingsman verso l’adventure più fracassone, kitsch, con venature retrò anni ‘70, una sorta di variazione della saga di Bond. Senza ombra di dubbio in un universo tanto farsesco, quanto indovinato nella sua componente di intrattenimento.
Tutte cose che speravamo di trovare naturalmente in Argylle, con quel bel poster che prometteva oltre ad Henry Cavill, anche una presenza consistente di Dua Lipa, John Cena, Samuel L. Jackson, i già citati Sam Rockwell e Bryce Dallas Howard e infine Bryan Cranston. Detto fatto ed ecco che invece quello che ci troviamo di fronte è un film che non sa se essere una farsa, una parodia, una decostruzione oppure un vero e proprio spy movie. A conti fatti, Argylle sembra appartenere a uno di quei film nati senza un perché, senza una chiara motivazione narrativa, con un’ambizione assolutamente mal riposta. Il risultato finale è di una noia talmente opprimente, che scivola nel fastidio e nel brutto più estremo.
Argylle, il peggior film della clinica di Vaughn
Argylle ci ricorda una volta di più che i trailer, il marketing, soprattutto oggi vanno presi con le pinze. Innanzitutto, quello di Dua Lipa è un semplice cameo insignificante, non va meglio a John Cena, e Cavill stesso se ne va in giro con una delle pettinature più orribili mai viste, cercando in qualche modo di essere una parodia di quel James Bond, a cui viene continuamente associato da diversi anni.
Il problema è che la tanto decantata volontà di essere ironico e pulp, così come è stato una piccola perla come Bullet Train, va a farsi benedire nel momento in cui ogni potenzialità come quella di una doppia narrazione o addirittura di una meta narrazione, vengono assolutamente messe da parte. Sam Rockwell è completamente fuori ruolo, appare pigro, svogliato e molto fuori parte, mai però come Bryce Dallas Howard, nei panni della protagonista. La sua Elly è una delle eroine più mosce e insulse mai viste. Non si avverte alcuna volontà di essere veramente innovativi o sorprendenti.
La trama non fa altro che pescare a piene mani nei cliché del genere, ma fatto ancora più grave, le varie gag o trovate in cui si cerca di donare brio e simpatia, sono mosce, prevedibili, appesantiscono il tutto soprattutto nel momento in cui si cerca di inserire qualche colpo di scena che non funziona neppure per un attimo, sia per la scrittura pigra di Jason Fuchs, sia per il ritmo e la recitazione quasi più da fiction televisiva. L’impressione finale è che Argylle sia un prodotto completamente algoritmico, privo di anima, di un’identità.
Non si riesce a credere che questo sia lo stesso regista che è stato capace di sorprendere e osare così tanto, creare scene d’azione così convincenti, rinnovare anche il concetto di violenza come parte dell’entertainment coreografico moderno. Di gran lunga il peggior film della clinica di Vaughn, Argylle non merita neppure un minuto del vostro tempo, se non quando uscirà in streaming. Ma anche in quel caso, vi consigliamo o di vedere gli altri film del regista, oppure di cercare qualcos’altro, a meno che non abbiate voglia di addormentarvi maledettamente in fretta.
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Giulio Zoppello
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