jason momoa in aquaman e il regno perduto

Aquaman e il Regno Perduto, la recensione del film con Jason Momoa

La recensione di Aquaman e il Regno Perduto, nei cinema italiani dal 20 dicembre distribuito da Warner Bros. Pictures.

Il 20 dicembre, dopo una serie di rinvii e dichiarazioni, arriva finalmente nelle sale cinematografiche italiane, distribuito da Warner Bros. Pictures, Aquaman e il Regno Perduto, sequel del film DC del 2018 di maggior successo di tutti i tempi superando il miliardo di dollari al livello globale.

Un secondo capitolo che chiude forse, considerando i nuovi progetti annunciati da James Gunn per il rinnovato DC Universe da lui guidato assieme a Peter Safran, il percorso del supereroe Atlantideo dal volto ovviamente di Jason Momoa, qui alle prese con le difficoltà legate alle responsabilità della vita da re, marito e padre, all’interno di una visione che conferma i timori di una delusione già ipotizzata.

Aquaman e il Regno Perduto, la trama e il cast

jason momoa in aquaman e il regno perduto

In Aquaman e il Regno Perduto, a cinque anni di distanza dagli eventi del primo capitolo, non riuscendo a sconfiggere Aquaman la prima volta, ora re di Atlantide, sposato con Mera e padre di un bambino alquanto vivace che non lo fa riposare, Black Manta, spinto dal bisogno di vendicare la morte di suo padre, è ancora più determinato ad annientarlo una volta per tutte.

Questa volta però Black Manta è in possesso del potere del mitico, maledetto Tridente Nero, grazie a cui scatena una forza antica e malevola, e più temibile che mai. Per sconfiggerlo Aquaman non avrà altra scelta che rivolgersi al fratello imprigionato Orm, l’ex re di Atlantide, e forgiare un’improbabile alleanza. Insieme infatti dovranno mettere da parte le rispettive divergenze per proteggere il regno, salvare la famiglia di Aquaman e il mondo intero, da una distruzione irreversibile.

Il cast vede le star del primo capitolo ritornare nei loro ruoli originali: Jason Momoa è ancora Arthur Curry/Aquaman; Patrick Wilson è Orm; Amber Heard è Mera; Yahya Abdul-Mateen II è Black Manta; Nicole Kidman torna nel ruolo di Atlanna, una leader feroce e madre con il cuore di un guerriero. Riprendono i loro ruoli anche Dolph Lundgren, che interpreta Re Nereus e Randall Park che ritorna come Dr. Stephen Shin.

Aquaman e il Regno Perduto, una delusione annunciata

jason momoa e patrick wilson in aquaman e il regno perduto

Prodotto da Peter Safran, James Wan e Rob Cowan, con Galen Vaisman e Walter Hamada alla produzione esecutiva, Aquaman e il Regno Perduto vede ancora una volta James Wan dietro la macchina da presa, che dirige questo secondo capitolo basato su una sceneggiatura di David Leslie Johnson-McGoldrick, sviluppata da una storia firmata dallo stesso Wan insieme a Johnson-McGoldrick, Jason Momoa e Thomas Pa’a Sibbett,  ed ispirata ai celebri personaggi DC, e quindi ad Aquaman, creato da Paul Norris e Mort Weisinger.

Il film si presenta fin da subito come un’esplosione visiva e narrativa che, tuttavia, sfocia spesso nell’eccesso. Il finale, in particolare, si rivela esagerato sia dal punto di vista dell’impatto visivo che per quanto riguarda lo sviluppo narrativo. Sebbene alla base vi siano concetti profondi e temi potenzialmente interessanti — come l’importanza dei legami familiari, la fratellanza e la causa ambientale — la loro rappresentazione viene offuscata da una messa in scena sopra le righe, carica di ironia forzata e scenografie iper-colorate che finiscono per distrarre invece che coinvolgere.

Il tono leggero e a tratti infantile si traduce in una serie di scontri, battute e gag che ricordano troppo da vicino l’approccio Marvel, lasciando poco spazio all’identità propria dell’universo DC. Le influenze cinematografiche sono evidenti: si avvertono echi di Spielberg, Peter Jackson e James Cameron, ma il risultato è un miscuglio che non riesce mai davvero a trovare una propria cifra stilistica. Le tematiche principali, come l’ambiente e il rapporto tra il mondo umano e quello marino, risultano banalizzate e trattate con eccessiva goliardia, riducendo il peso drammatico e l’urgenza del messaggio.

Il problema principale risiede proprio nella scrittura e nello sviluppo dei personaggi. I legami tra i protagonisti, le loro evoluzioni e i conflitti personali appaiono abbozzati, superficiali, e spesso sacrificati in favore di azione spettacolare e battute che raramente colpiscono nel segno. Anche la CGI, che dovrebbe rappresentare un punto di forza in un film del genere, lascia a desiderare: in più occasioni risulta incerta, contribuendo a creare un senso di spaesamento e disconnessione con la storia.

Nonostante l’indubbia carica carismatica di Jason Momoa, che continua a interpretare Arthur Curry con entusiasmo e simpatia, il film non riesce a reggere il peso delle aspettative. Una simpatia, quella di Momoa, che però non basta a risollevare un progetto nato già con il peso di una fiducia limitata da parte del pubblico e della critica. Il risultato finale è un’opera che diverte a tratti, intrattiene superficialmente, ma che non convince né lascia il segno, confermando i dubbi che sin dall’inizio aleggiavano su questo sequel.

Con Aquaman e il Regno Perduto, il futuro del Re di Atlantide nel DC Universe appare sempre più incerto, zavorrato da una narrazione discontinua, da un’identità visiva confusa e da un tono che fatica a trovare equilibrio tra intrattenimento e profondità.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

5


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