Alla Festa del Cinema di Roma arriva il film di Sean Baker, vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2024: Anora.
Dopo aver trionfato all’ultimo Festival di Cannes di fronte a una concorrenza che, da un certo punto di vista, non è stata dello stesso livello di altre edizioni, d’altro canto avrebbe portato parimenti le donne al centro della narrazione, arriva finalmente in Italia alla 19esima Festa del Cinema di Roma: Anora. Una dramedy sontuosa, sorprendente offerta da Sean Baker, in cui la malinconia va di pari passo con le risate da mare, il tutto in onore di una Mikey Madison autrice di una performance di grandissimo livello.
Anora, sinossi
Anora (Mikey Madison) è una sex worker, si esibisce come stripper in un locale di quella Manhattan dove, volente o nolente, deve vedersela spesso con i rampolli della gioventù della Grande Mela, nonché con colleghe crudeli e un ambiente sordido. Occasionalmente si prostituisce, ma naturalmente il suo sogno è quello di svoltare, non sa come, non sa con chi, ma svoltare. E quando incontra il giovane, ricco, divertente e apparentemente abbastanza malleabile Ivan Zacharov, detto “Vanja” (Mark Ėjdel’štejn), inizia a pensare di aver trovato la sua giusta occasione.
Vanja è un ragazzo immaturo, festaiolo, spensierato, apparentemente inoffensivo, ma che soprattutto oltre al sesso, sembra voler instaurare un rapporto umano con lei. Le offre feste, vestiti, la coinvolge nella sua vita sociale, le offre 15mila dollari per essere la sua “fidanzata”, insomma interpreta il classico ruolo di provider sceso dal cielo, per quanto possa esserlo un figlio di oligarchi russi.
Quando il ragazzo infine decide di sposarla, con tanto di zircone al dito, ecco che succede il caos, dalla madre Russia, la sua famiglia lo viene a sapere e, in enorme imbarazzo di fronte alla loro comunità e ai loro media, parte determinata più che mai a porre fine all’improvvisa unione. Da quel momento, Anora si troverà all’interno di una folle centrifuga, costretta a rimanere aggrappata agli emissari di quella famiglia, un po’ ridicola, un po’ pericolosa, alla ricerca di Vanja che intanto è sparito. Lui è l’unico che può veramente decidere se quel matrimonio s’ha da fare oppure se era tutta una burla frutto di alcol e droga.
Anora, un film autenticamente femminista
Anora, che come detto porta la firma di Sean Baker, è senza ombra di dubbio il miglior fiore nato dalla sua generazione di registi indie, e come è successo in tutte le sue pellicole precedenti, anche qui troviamo una storia intima, particolare, a metà tra dramma e commedia, ma tutt’altro che superficiale anzi, soprattutto per l’evoluzione dei personaggi, la loro psicologia, la capacità da parte di Baker di tratteggiare un ambiente ma soprattutto la natura umana. Il risultato finale è un film appassionante, vivo, intenso, dominato da sesso, perdizione, ipocrisia, dalla distruzione del concetto di famiglia tradizionale e che non risparmia nessuno dei presenti.
Anora è una specie di incrocio tra un heist movie, una rom com, un film generazionale e un film di formazione. Mikey Madison l’avevamo già vista in passato, più che altro in ruoli di supporto, ma da tempo era indicata come uno dei volti femminili più promettenti d’oltreoceano, e con questa performance ha avuto sicuramente il merito di trascinare Anora verso la Palma d’oro a Cannes.
La sua è un’interpretazione di altissimo livello, audace, rischiosa e al di là della incredibilità della vicenda, il suo è uno dei personaggi femminili più credibili, innovativi, spietatamente realistici che si siano visti negli ultimi anni. Ciò che affascina di Anora è la totale assenza di retorica, soprattutto quella falso femminista che Hollywood ha abbracciato negli ultimi tempi. Questa ragazza non è una santa, non è una vittima, è artefice del proprio destino ma è inserita in un contesto sociale e culturale terrificante, che le offre una sola strada da seguire.
Baker ci dona un film feroce per quanto divertente ma con tanti momenti di incredibile tenerezza e commozione, soprattutto verso il finale, quando evita di essere prevedibile, di essere consolatorio e soprattutto di essere un film che offre al pubblico ciò che si è già visto o ciò che si è già detto sul mondo, quelle delle sex workers, in continua evoluzione.
Ma Anora è anche uno dei personaggi femminili più belli che si siano visti al cinema negli ultimi anni, uno dei più veri, con il suo vuoto pneumatico fatto di sogni materialistici. Come molte sue coetanee, pensa di aver un significato e un senso solo con il sesso, il proprio corpo.
Sean Baker ci regala il suo miglior film, analisi della degenerazione della società occidentale moderna, della sua mercificazione totalizzante dei sentimenti e delle persone. Risulta anche uno spaccato molto interessante su quella fetta di Est Europa, sovente losca e degradata, che in America ci ha piantato meno radici di quanto si possa sembrare. Sicuramente il film è rivelazione dell’anno, ed anche uno dei più autenticamente femministi di questo periodo.
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Giulio Zoppello
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