Al Pacino compie 85 anni, un traguardo importante per una delle figure più carismatiche e influenti del grande schermo.
Oggi, 25 aprile, il mondo del cinema festeggia un compleanno speciale: Al Pacino compie 85 anni, un traguardo importante per una delle figure più carismatiche e influenti della storia del grande schermo. Con una carriera che abbraccia oltre cinque decenni, Pacino ha dato vita a personaggi iconici, attraversando generi, epoche e registri interpretativi con una forza espressiva che pochi attori possono vantare.
Al Pacino non è solo un attore: è un monumento vivente alla recitazione, ogni sua apparizione — che sia sul grande schermo, in teatro o in televisione — è un evento, con la sua arte ha esplorato l’animo umano in tutte le sue sfaccettature: il potere, il dolore, la redenzione, la rabbia, l’amore.
A 85 anni, Pacino continua a recitare, dirigere e vivere il cinema con la stessa passione degli esordi, un icona per le generazioni di attori e cinefili che oltrepassa mode e generi. Il suo stile unico — fatto di intensità, profondità emotiva e un’inconfondibile voce roca — ha lasciato un segno indelebile nella settima arte, e in questa occasione speciale, vogliamo ripercorrere insieme i suoi ruoli più memorabili: quelli che hanno definito — e ridefinito — il concetto stesso di recitazione.
1. Michael Corleone – Il Padrino (1972, 1974, 1990)
Il ruolo che ha proiettato Al Pacino nell’Olimpo del cinema mondiale, e curiosamente, la sua scelta per il ruolo fu inizialmente osteggiata dalla produzione che avrebbe preferito attori più noti all’epoca, come Robert Redford o Warren Beatty, ma Coppola lottò per lui, intuendo ciò che avrebbe regalato al personaggio: una metamorfosi silenziosa e glaciale. Pacino costruisce Michael con minuziosa lentezza: ogni sguardo, ogni silenzio è calcolato e carico di tensione. Il colpo di genio? La scena al ristorante, dove il giovane Corleone spara per la prima volta: lo spettatore assiste, in pochi istanti, alla nascita di un boss. Una performance che ha ridefinito la recitazione nel cinema americano.
2. Tony Montana – Scarface (1983)
Una vera e propria icona pop, ancora oggi celebrata da poster, magliette, citazioni, tuttavia all’uscita fu duramente criticato per la sua violenza. Pacino, però, si immerse completamente nel ruolo: studiò accento e gestualità dei rifugiati cubani di Miami e, durante una scena d’azione, si ustionò la mano con un lanciagranate, continuando a recitare nonostante il dolore. Il suo Tony è sfrontato, folle, tragico: un antieroe assoluto. “Say hello to my little friend!” è diventata una delle frasi più iconiche della storia del cinema, ma è solo la punta dell’iceberg di una performance senza freni, teatrale e viscerale.
3. Frank Serpico – Serpico (1973)
Uno dei primi ritratti di un eroe solitario contro il sistema. Pacino incontrò personalmente Frank Serpico e si immerse nei suoi diari, vivendo per settimane con poliziotti in borghese per comprendere la vita quotidiana nelle strade. La sua interpretazione è cruda, autentica, emotivamente instabile. Il film lanciò una riflessione nazionale sulla corruzione nella polizia e contribuì a cementare la reputazione di Pacino come attore impegnato e trasformista. La barba, i capelli lunghi, lo sguardo sempre sul filo della tensione: il suo Serpico è un uomo che lotta, resiste e paga il prezzo della sua onestà.
4. Sonny Wortzik – Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975)
Basato su una storia vera incredibile: Sonny organizzò una rapina per pagare l’operazione di riassegnazione di genere del suo compagno. Pacino, diretto nuovamente da Lumet, offre una performance empatica e imprevedibile, fatta di emozioni a fior di pelle. Girato quasi interamente in ordine cronologico, il film beneficiò della tensione crescente anche tra gli attori. Il suo “Attica! Attica!” è un riferimento alla violenta repressione della rivolta carceraria del 1971, e divenne un simbolo di protesta contro il sistema, Sonny è il criminale più umano mai portato sullo schermo.
5. Lt. Col. Frank Slade – Scent of a Woman – Profumo di donna (1992)
Dopo anni di nomination, finalmente l’Oscar. Per calarsi nel ruolo del tenente colonnello cieco, Pacino passò settimane con veterani non vedenti, imparando a muoversi e interagire come loro. La sua interpretazione è teatrale, ma anche profondamente sentita: Slade è un uomo ferito che nasconde la sua vulnerabilità sotto una maschera di cinismo. Il monologo finale è un capolavoro di retorica e verità, che ancora oggi viene citato nelle scuole di recitazione. E sì, quel “Hoo-ah!” improvvisato da Pacino è diventato un marchio di fabbrica.
6. Carlito Brigante – Carlito’s Way (1993)
Un gangster che sogna la redenzione: una rarità nel cinema noir. Dopo Scarface, Pacino ritrovò De Palma e offrì un’interpretazione completamente opposta. Meno fuoco, più malinconia. Carlito è un personaggio segnato dal rimorso e dal desiderio di fuga. La voce narrante, che riflette sul destino ineluttabile, conferisce al film un tono quasi poetico. La chimica con Penelope Ann Miller è palpabile, e la tensione tra sogno e realtà fa di Carlito una delle figure più tragiche e commoventi della carriera di Pacino.
7. Vincent Hanna – Heat – La sfida (1995)
La prima vera scena condivisa con De Niro — in un dialogo teso in una tavola calda — è leggenda. Pacino improvvisò molte battute, incluso il celebre “She’s got a great ass!”. Vincent Hanna è un uomo brillante, ma incapace di bilanciare lavoro e vita privata. La sua energia è quasi animalesca, instabile. Michael Mann lasciò molta libertà agli attori, e Pacino rese il suo personaggio quasi imprevedibile, capace di passare dal controllo alla furia in un batter d’occhio. È una delle sue performance più dinamiche.
8. Roy Cohn – Angels in America (2003)
In questa miniserie HBO, Pacino affronta uno dei ruoli più complessi della sua carriera: un uomo potente e cinico, che nega fino all’ultimo la propria omosessualità e la malattia. La performance è monumentale: alterna sarcasmo, ferocia, paura. Il personaggio è reale — Roy Cohn fu davvero un potente avvocato conservatore — e il contrasto tra la maschera pubblica e la realtà privata è devastante. L’interpretazione gli valse un Emmy e un Golden Globe, confermando il suo talento anche sul piccolo schermo.
9. Jack Kevorkian – You Don’t Know Jack (2010)
Una delle interpretazioni più sobrie e intense della sua maturità artistica. Il dottor Kevorkian, noto per aver assistito centinaia di persone nel suicidio assistito, è un personaggio controverso, e Pacino lo interpreta senza giudicarlo. Il film pone interrogativi profondi sull’etica, sulla libertà e sulla sofferenza. Ogni espressione di Pacino è studiata, contenuta, mai sopra le righe. Per questo ruolo ha vinto il Golden Globe e il SAG Award, dimostrando che la sua capacità di stupire non si è mai spenta.
10. Jimmy Hoffa – The Irishman (2019)
Un ritorno epico, con Scorsese, De Niro e Pesci: un vero e proprio evento cinematografico. Hoffa è un personaggio carismatico, quasi larger-than-life, che Pacino interpreta con una miscela di autorità, vulnerabilità e ostinazione. È la prima collaborazione tra Scorsese e Pacino, incredibilmente. Hoffa è un uomo che crede nei propri ideali, ma che ignora i segnali del cambiamento. Il contrasto tra il suo atteggiamento autoritario e la sua fine tragica è gestito da Pacino con maestria. Il risultato? Una performance indimenticabile che arricchisce la galleria dei suoi grandi ritratti.
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Emanuela Giuliani