Nelle sale italiane dal 20 marzo con Lucky Red: A Different Man, diretto da Aaron Schimberg e interpretato da Sebastian Stan.
Presentato in anteprima mondiale il 21 gennaio 2024 al Sundance Film Festival e successivamente, il 16 febbraio 2024, alla 74esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, A Different Man arriva finalmente nelle sale cinematografiche italiane il 20 marzo 2025 distribuito da Lucky Red.
Sullo sfondo di una New York estraniante, A Different Man, diretto da Aaron Schimberg, è un viaggio psicologico nell’alienazione e nell’identità con protagonista un inedito Sebastian Stan, volto iconico di Bucky Barnes/Soldato d’Inverno nell’Universo Cinematografico Marvel, la cui straordinaria performance nel ruolo del protagonista gli è valsa l’Orso d’Argento per la miglior interpretazione al Festival di Berlino e il Golden Globe come miglior attore protagonista.
A Different Man, una storia di trasformazione e ossessione
In A Different Man Edward (Sebastian Stan) è un giovane aspirante attore affetto da neurofibromatosi di tipo 1, una malattia che provoca la crescita di tumori non cancerosi sul tessuto nervoso. Timido e solitario a causa della deformità del volto, quando la drammaturga Ingrid (Renate Reinsve, vincitrice della Palma d’Oro per la migliore interpretazione femminile a Cannes con “La persona peggiore del mondo”) si trasferisce nell’appartamento accanto al suo, tra i due nasce un’amicizia e per Edward tutto cambierà. Dopo essersi sottoposto a una sperimentazione medica infatti, Edward guarisce dalla malattia e il suo aspetto diviene attraente tanto da spingerlo a ricominciare inscenando la propria morte e assumendo una nuova identità, ovvero quella dell’agente immobiliare Guy.
Tuttavia, il passato lo perseguita e quando scopre che Ingrid ha scritto una pièce teatrale ispirata alla loro amicizia, ossessionato dal desiderio di farne parte, Edward si presenta a un’audizione e, senza essere riconosciuto, ottiene il ruolo di se stesso prima della trasformazione. Ma la situazione si complica con l’arrivo di Oswald (Adam Pearson, famoso conduttore televisivo e attivista con neurofibromatosi), un altro uomo affetto dalla stessa patologia, ma sereno e determinato a vivere senza lasciarsi definire dalla sua condizione, e proprio grazie a lui Edward inizia a interrogarsi su se stesso.
A Different Man: un viaggio nell’identità e nell’accettazione di sé
A Different Man è un racconto surreale che evoca il senso di smarrimento e vertigine tipico di un incubo sempre più oscuro, che trasporta lo spettatore in un vortice di introspezione dove l’immagine riflessa nello specchio diventa un nemico da combattere.
Immagine che nonostante richiama capolavori quali: Occhi senza volto di Georges Franju, Il volto di un altro di Hiroshi Teshigahara, Operazione diabolica di John Frankenheimer, La pelle che abito di Pedro Almodóvar, The Elephant Man di David Lynch e L’uomo senza volto con Mel Gibson, prende una direzione originale, scavando in modo molto personale nelle radici del pregiudizio legato all’aspetto fisico.
Non si tratta infatti solo di come gli altri ci vedono, ma soprattutto di come noi vediamo noi stessi e di quanto questa percezione condizioni la nostra esistenza, andando così ad esplorare il concetto di bellezza, attrazione, successo e apparenza. Punto di vista che porta a mettere in discussione chi siamo realmente al di là di ciò che il mondo esterno ci impone, e fa di A Different Man un’indagine profonda sulla natura umana, il cui cuore è il guardarsi dentro e accettarsi.
Un’analisi di questa sensazione legata all’identità e alla sicurezza personale grazie al quale il regista Aaron Schimberg, evidenzia quanto spesso il giudizio più severo sia quello che ognuno di noi da a se stesso, e quanto accettare le proprie imperfezioni e liberarsi dall’influenza del giudizio altrui sia un atto rivoluzionario capace di mutare anche la visione di chi ci circonda.
In una società ossessionata dall’estetica, imparare a convivere con il proprio corpo è estremamente problematico, come mostrato anche nel pluripremiato body horror The Substance con protagonista una magistrale Demi Moore, e che diviene un’impresa quasi impossibile nel momento in cui si ha a che fare con una malformazione come per l’appunto in A Different Man.
Un impatto e potenza quindi, proprio per questo sviluppati in modo più grottesco, psichedelico e complesso, mescolando cinema e teatro, con una narrazione a tratti allucinogena, il cui effetto è amplificato dalla regia di Schimberg, dalla colonna sonora ipnotica di Umberto Smerilli e dalla fotografia in Super 16mm di Wyatt Garfield, il quale cattura magnificamente la luce e lo smarrimento di New York, girando tra l’East Village, l’Upper West Side e alcune zone di Brooklyn.
A Different Man sfidando le convenzioni ribalta l’idea del classico eroe trasformato dalla bellezza, con la vera chiave di svolta che risiede non nella metamorfosi estetica, bensì nella consapevolezza del proprio valore indipendentemente dall’aspetto fisico che si ha, e senza la quale l’invidia, la gelosia e l’insoddisfazione saranno sempre in agguato.
Una moderna favola nera quella costruita da Schimberg, in cui la vera vittoria non è il cambiamento esteriore, ma l’accettazione di sé, poiché solo liberandosi dall’ossessione dell’apparenza si può trovare una pace autentica, capace di abbattere i pregiudizi e annientare la paura dell’ignoto.
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Emanuela Giuliani
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