Al cinema dal 23 gennaio A Complete Unknwon, il film diretto da James Mangold con Timothé Chalamet nei panni di Bob Dylan.
Cantautore, chitarrista, scrittore, poeta, pittore, scultore e conduttore radiofonico, Bob Dylan, il cui nome all’anagrafe, da lui poi cambiato ufficialmente e legalmente nel 1962, era Robert Allen Zimmerman, è senza alcun dubbio a livello mondiale una delle figure più importanti del panorama musicale, della cultura di massa e della letteratura.
Una figura dall’imponente e unico carisma, a cui si deve l’ideazione del folk-rock, e che James Mangold ha deciso di portare sul grande schermo affidando il complesso compito di incarnarlo a Timothée Chalamet. Sfida che il giovane e acclamato attore di Dune e Wonka ha accettato, consapevole dell’enorme responsabilità di cui doveva farsi carico e, soprattutto, delle possibili critiche in caso di fallimento.
Ma la delusione era una probabilità che non rientrava assolutamente nei pensieri sia del regista che del protagonista, il quale grazie a un lavoro e una preparazione durata ben 5 anni, hanno dato vita ad un biopic intenso ed emozionante. Un ritratto, in cui ogni elemento è perfettamente accordato e che conferma la grande capacità istrionica di Chalamet.
Privo di qualsivoglia esitazione e timore, Chalamet infatti non si è limitato semplicemente a vestire i panni dell’ecclettico cantautore, bensì ne ha indossato la pelle e l’animo, fondendosi a tal punto da muoversi, parlare, imparare a suonare la chitarra, l’armonica, a cantare, e a osservare il mondo con uno sguardo di chi sa nascosto dietro gli occhiali scuri da vampiro proprio come il divo/antidivo, che il mondo intero non smetterà mai di osannare.
Una personalità affascinante e impenetrabile quella dell’iconico cantastorie che, come ben si sà, non andò neanche a ritirare il premio Nobel vinto per la letteratura nel 2016. Anno tuttavia non affrontato in A Complete Unknown, incentrato invece sul periodo dei primi anni ’60 quando, sullo sfondo di una vibrante scena musicale e dei tumultuosi sconvolgimenti culturali, uno sconosciuto diciannovenne del Minnesota arrivò nel West Village accompagnato semplicemente dalla sua chitarra e dal suo talento.
Un giovane dall’aria enigmatica la cui determinazione avrebbe cambiato il corso della musica americana dando maggior rilievo all’interiorità umana, ampliando e personalizzando nel corso degli anni il proprio stile toccando generi musicali estremamente diversi tra loro, quali il folk, il country, il blues, il gospel/spiritual, il rock and roll, il jazz, lo swing, nonché la musica popolare inglese, scozzese e irlandese.
Qui l’INCONTRO STAMPA: A Complete Unknown, incontro stampa: l’importanza dell’umanità per il regista e i protagonisti
A Complete Unknwon, la determinazione di piegarsi solo alla propria creatività
Basato sul libro “Dylan Goes Electric” di Elijah Wald, edito in Italia da Vallardi, A Complete Unknwon ha inizio nel gennaio del 1961, con Dylan che si traferisce a New York per suonare e far visita al suo idolo Woody Guthrie ricoverato al New Jersey Hospital, e che ebbe una grande influenza sulle sue prime composizioni. E mentre stringe i suoi legami più profondi tracciando e consacrando la sua fama, l’irrequietezza nei confronti del movimento folk si farà sempre più forte tanto da rifiutarne l’etichetta e compiere quella controversa scelta che risuonerà culturalmente in tutto il mondo.
Ed è qui che entra in gioco il Dylan di Chalamet e di A Complete Unkwnon. Un Dylan nel pieno del cambiamento, sempre davanti al microfono, al pubblico, pronto a fuggire a bordo della sua motocicletta Triumph animato dal desiderio di evoluzione e di libera espressione. Impulso che nel 1965, arco narrativo in cui si conclude il biopic di Mangold, lo porterà a sfidare il palco del Newport Folk Festival, il più importante della scena folk statunitense, eseguendo i brani dell’album della sua svolta elettrica e di Like a Rolling a Stone.
Primo singolo di successo della durata non commerciale di oltre 6 minuti, Like a Rolling Stone rappresentò il ‘tradimento’ per i migliaia di appassionati del folk, che gridarono a gran voce tutto il loro sdegno dimostrandolo anche con il lancio di oggetti, e segnò l’affermazione di Dylan come personalità non disposta a piegarsi al volere e alle aspettative altrui, ma bensì come uomo e artista deciso a seguire solo la propria libera e in costante evoluzione creatività.
Quella creatività e libertà vero cuore di A Complete Unknwon, di Bob Dylan, di Timothée Chalamet e di tutti personaggi fondamentali che ruotano attorno a lui. Da Sylvie Russo, una studentessa universitaria e artista interesse amoroso dell’iconico cantante nei primi anni ’60, e non esistita nella realtà, interpretata da Elle Fenning, a Joan Baez, la cantante folk e attivista che eseguì il celebre brano Blowin’ in the Wind al Newport Folk Festival del 1965, dal volto di Monica Barbaro, al cantante folk Pete Seeger e Johnny Cash, rispettivamente vestiti da due efficaci e consumati Edward Norton e Boyd Holdbrook.
Interpreti i quali, così come Chalamet, hanno tutti imparato a suonare e cantare contribuendo al risultato magistrale, lucido e solido di A Complete Unknown, scritto da Mangold assieme a Jay Cocks, in arrivo nelle sale italiane dal 23 gennaio e che, proprio per apprezzare e vivere appieno queste straordinarie performance, va visto assolutamente nella versione originale.
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Emanuela Giuliani
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