A BEAUTIFUL DAY- You Were Never Really Here – Recensione

A BEAUTIFUL DAY- You Were Never Really Here – Recensione

A BEAUTIFUL DAY: You Were Never Really Here, è un’opera in grado di conquistare, stupire, toccare e scuotere le corde profonde dell’animo passando vorticosamente da lampi di premura ad esplosioni di intensa veemenza di un uomo vittima, segnato e condizionato dal brutale passato.

Uno scioccante, paranoico, viaggio in cui realtà ed irrealtà si mescolano fino a confondersi, scorrendo ed imprimendosi sotto pelle con sconcertante e disarmante determinazione.

La regista Lynne Ramsey, presente all’incontro stampa avvenuto in occasione della proiezione del film, si ispira ad un racconto di Jonathan Ames per scrivere il suo: A BEAUTIFIL DAY: You Were Never Really Here, la cui nuda e cruda rappresentazione è ulteriormente esaltata dall’atmosfera surreale che avvolge l’intera vicenda, colpendo con la forza di un pugno in pieno stomaco.

“In realtà non lo so, non ne ho la benché minima idea viene tutto da quassù, oggi siamo abituati ad assistere al cinema spettacolare come quello della Marvel, a me invece piace fare un tipo di film in cui siano presenti la musica, la recitazione e il montaggio che mescolandosi, creano qualcosa di particolare. Il libro è stata la fonte di ispirazione da cui sono partita per dare vita ad una sceneggiatura che strada facendo si è continuamente evoluta e modificata, grazie al considerevole apporto del direttore della fotografia, dello scenografo e di Joaquin, il quale è intervenuto nell’immediato partecipando e preparandosi.”

La Ramsey prosegue dicendo.

“L’ho scritta in Grecia a Santorini, in un silenzio quasi totale, quando scrivo le sceneggiature a me piace citare anche i suoni e la musica, non da un punto di vista tecnico ma da quello che sento, provo e percepisco, poi quando sono tornata a New York e ho sentito parte della musica mi sono detta questo sembra quasi il suono dell’inferno e ci sono delle parti che ho inserito ed accentuato nel film. E’ stato un lavoro molto bello poiché la musica diviene quasi un personaggio, spostando l’attenzione nel momento in cui sembra stia per accadere qualcosa, e devo dire che essendo stata fatta con un basso livello economico per via delle poche possibilità è stato un dono.”

Una storia dall’innegabile potente impatto emotivo sviluppato attorno al sofferente percorso di analisi introspettiva della figura centrale di Joe, ex marine e agente dell’FBI ora divenuto un sicario professionista che vive con l’anziana e malata madre della quale si prende cura, ed interpretato magistralmente da un carismatico Joaquin Phoenix, premiato alla 70° edizione del Festival di Cannes come Miglior Interpretazione Maschile.

Phoenix coinvolge ed immerge lo spettatore catapultandolo nel confuso viaggio tra i meandri di un tormentato mondo interiore, dominato dal delirante vortice delle contrastanti e logoranti emozioni suscitato dall’agonia degli strazianti flahback e dei drammatici ricordi della vissuta violenta infanzia, che pur influenzando e deviando, inevitabilmente, il suo modo di agire del tutto fuori controllo ed irrazionale, non impedisce di metterne in luce la tenerezza soffocata ed oscurata dalle tante sofferenze.

Sensibilità che emergerà non solo nel premuroso rapporto materno, bensì anche quando entrerà in contatto con la piccola Nina, figlia di un senatore newyorchese, rapita e costretta a prostituirsi ed incaricato di liberarla, la quale involontariamente esorcizzerà i fantasmi del suo doloroso passato salvandolo da sé stesso.

L’attore anche lui presente riguardo al suo personaggio si è così espresso.

“Ad essere onesto non lo so come è nato e formato il mio personaggio, prima di tutto sono partito dalla sceneggiatura, e grazie a Lynne ed ai tanti confronti con lei, nonostante l’impressione di non giungere ad alcuna conclusione, abbiamo aggiunto sempre qualcosa di nuovo a Joe. Ho letto e studiato molto lo sviluppo del cervello in età infantile, proprio per comprendere meglio l’influenza e le conseguenti ripercussioni degli abusi sulla crescita e sul modo di agire e di pensare una volta adulti, un aspetto molto interessante ed importante da cui Lynne ha iniziato la costruzione poiché Joe a causa delle violenze subita agiva senza ragionare. In oltre mi ha ulteriormente aiutato inviandomi dei file audio comprendenti il suono dei fuochi d’artificio, dicendomi che era questo ciò che lui sentiva continuamente nella testa. E’ stato un processo lungo che abbiamo percorso insieme, con l’intento di mostrare il conflitto interiore di cui era totalmente preda facendo emergere non solo il lato cattivo bensì anche quello buono.”

BEAUTIFUL DAY: You Never Were Really Here, Miglior Sceneggiatura a Cannes 2017, in conclusione non delude le aspettative confermando un risultato eccellente meritevole di un attenta visione, sarà nelle sale cinematografiche a partire del 1 maggio 2018.

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