Bernstein a Caracalla con “Mass” dal 1° luglio

Bernstein a Caracalla con “Mass” dal 1° luglio

Trova la sua prima realizzazione scenica in Italia il capolavoro di Leonard Bernstein “Mass” (Messa), che il Teatro dell’Opera di Roma propone per la sua stagione estiva alle Terme di Caracalla a partire da venerdì 1° luglio, con repliche domenica 3 e martedì 5, sempre alle ore 21. La nuova produzione dello spettacolo è affidata al regista Damiano Michieletto, che dopo il successo del “Rigoletto” al Circo Massimo nell’estate 2020 torna a lavorare a Roma, per la prima volta a Caracalla. Sul podio, al debutto con la fondazione capitolina, il direttore d’orchestra Diego Matheuz, tra i più affermati musicisti provenienti da “El Sistema”, il modello didattico-musicale fondato in Venezuela da José Antonio Abreu.

Il “pezzo teatrale per cantanti, musicisti e ballerini” su testo dello stesso Bernstein, con versi aggiuntivi di Stephen Schwartz, è stato commissionato da Jacqueline Kennedy e rappresentato per la prima volta, per la sua inaugurazione, al Kennedy Center (John F. Kennedy Center for the Performing Arts) di Washington D.C. l’8 settembre del 1971. La prima europea risale invece al 1973 e fu data a Vienna. Il lavoro nasce per essere messo in scena teatralmente ma nel nostro Paese, fin a ora, era stato eseguito solo in forma di concerto.

Non avevo mai lavorato a Caracalla” – dice Michieletto – e sono felice di farlo con uno spettacolo che vede impegnate tutte le forze dell’Opera di Roma, con una forte presenza coreografica e quindi del Corpo di Ballo. Al centro della scena ho inserito un muro, e ci sarà anche una videoproiezione con una mappa di tutti i muri che sono stati costruiti nel mondo per dividere i popoli: dal Messico alla Palestina, passando per l’Ungheria. Chi deve difendere la propria ricchezza erige muri. Ma i muri li portiamo anche dentro di noi: sono le nostre paure, i nostri pregiudizi, rappresentano l’impossibilità di comunicare, la volontà di sottrarre agli occhi quello che c’è dall’altra parte, per chiudersi nelle proprie sicurezze. Nello spettacolo sono gli street singers a costruire questo muro, e lo useranno anche per inscenare una crocifissione del sacerdote che celebra la messa, interpretato da Markus Werba. Ma il muro sarà attraversato da altri uomini e verrà distrutto. L’opera si chiuderà con un’immagine positiva” – conclude il regista – “chi sta attraversando il mare della sofferenza e della desolazione per aver cercato di abbattere i muri, vedrà una luce di speranza”.

Accanto a Michieletto sono impegnati Paolo Fantin che firma le scene, Carla Teti per i costumi, Alessandro Carletti per le luci e Filippo Rossi per i video. Lo spettacolo vede impegnato il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, diretto da Eleonora Abbagnato, nelle coreografie di Sasha Riva e Simone Repele. In scena ci sarà uno Street People Chorus, composto da performer di musical, accanto al Coro del Teatro diretto da Roberto Gabbiani. Lo spettacolo vedrà anche la partecipazione di “Fabbrica” Young Artist Program e della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma.

“Mass” fu pensata in un primo momento come una messa tradizionale. Bernstein optò poi per un’opera teatrale piuttosto sperimentale, basata sulla Messa tridentina della Chiesa cattolica romana. Nel libretto, i frammenti liturgici veri e propri sono mantenuti e cantati in latino, con l’eccezione del Sanctus che comprende versi in ebraico. Ci sono poi testi aggiuntivi in lingua inglese di Bernstein stesso, ma anche di altri autori come Stephen Schwartz e Paul Simon. L’idea dell’opera fu fortemente influenzata da alcuni avvenimenti coevi alla composizione: i funerali di Robert F. Kennedy nella cattedrale di San Patrizio a New York, nel 1968; le celebrazioni del bicentenario della nascita di Beethoven, nel 1970; e la composizione da parte di Bernstein di un breve brano destinato al film “Fratello sole, sorella luna” di Franco Zeffirelli, poi ritirato. L’opera venne interpretata da una parte dell’opinione pubblica e politica come una presa di posizione di Bernstein contro la guerra in Vietnam, il Presidente Nixon non partecipò alla prima e persino l’FBI ne seguì la genesi.

La Redazione


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