“Volevo Nascondermi”: il film con Elio Germano torna in sala ad agosto

“Volevo Nascondermi”: il film con Elio Germano torna in sala ad agosto

Con la presentazione del proprio listino la 01 Distribution non solo ha svelato le date di alcuni attesissimi titoli, tra i quali: “Diabolik”, dei Manetti Bros., e “Freaks Out”, il nuovo film di Gabriele Mainetti, nelle sale cinematografiche rispettivamente il 31 e 16 dicembre 2020, bensì ha annunciato il ritorno in sala, il prossimo 19 agosto, dell’acclamato “Volevo Nascondermi”.

Il film diretto da Giorgio Diritti infatti, distribuito ad inizio marzo, a causa della chiusura imposta temporanea dei cinema, imposta al fine di contenere la pandemia da Covid – 19, ha potuto godere nel buio della sala per pochissimi giorni. Protagonista della storia, dedicata allo scultore Antonio Ligabue, un intenso Elio Germano, vincitore dell’Orso d’Argento come Miglior Attore Protagonista a Berlino 2020, per la magistrale e profonda interpretazione.

QUI IL TRAILER UFFICIALE

https://www.youtube.com/watch?v=D5oC_NYpV0s&t=9s

“Volevo nascondermi…era un uomo emarginato, un bambino solo, un matto da manicomio, a volevo essere amato.”

Toni, figlio di un emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati, è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo.

“El Tudesc”, come lo chiama la gente, è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato, diventa il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari, stando sulla sponda del Po. Sopraffatto da un regime che vuole “nascondere” i diversi e vittima delle sue angosce, viene rinchiuso in manicomio. Anche lì in beve riprende a dipingere. Più di tutti, Toni dipinge se stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei tanti rifiuti subiti fin dall’infanzia.

L’uscita dall’ospedale psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un riconoscimento pubblico del suo talento. La fama gli consente si ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita e ai sentimenti che sempre aveva represso. Le sue opere rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività, il dono della sua diversità.

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