Impressionisti Segreti – Recensione: il coraggio di cambiare senza temere il mondo

“Impressionisti Segreti” – Recensione: il coraggio di cambiare senza temere il mondo

“Una sensibilità nuova che proviene da una visione del mondo”

Arriva al cinema, dopo la mostra a palazzo Bonaparte curata dal gruppo Arthemisia, il docu-film che esplora l’anima e le pennellate degli impressionisti e dei loro quadri, una pellicola prodotta da Ballandi e Nexo Digital, e diretta da Daniele Pini.

“Il terzo film dopo Monet e Frida e poi ci sarà Botticelli”

Un viaggio tra 50 capolavori del movimento, di cui alcuni inediti, che ha segnato una vera rivoluzione nel mondo dell’arte, insieme all’apertura di una nuova sede espositiva a Roma.

Entrare nella logica pittorica di un impressionista, esplorare il rapporto che avevano con la luce ed il colore e con l’universo circostante, ragionare sulle ostilità che li hanno accolti e sul successo attuale, questo lungometraggio è un vero percorso di conoscenza profonda.

“Gli impressionisti hanno interrotto secoli di immobilismo, scelto la libertà ed infranto i colori del passato”

Colori che esplodono dalla tela, come luce, che ora è neve, ora sole, ora un riflesso che corre ed attraversa rami, scogliere, alberi e sguardi e cattura l’occhio dello spettatore come una calamita, per trascinarlo all’interno di questa rivoluzione artistica e coglierne ogni aspetto.

Le due curatrici, Clair Durand Ruel, pronipote del mercante d’arte scopritore degli impressionisti e Marianne Mathieu, insieme a contributi di storici, artisti e figure legate al mondo dell’arte, ci guideranno nella materia di opere provenienti da collezioni private che il pubblico non avrà modo di rivedere, se non in questo istante.

Un istante che resterà eterno, grazie alla pluiralità dei punti di vista, tra cui il fotografo Fabio Lovino, l’artista Giuliano Giuman, lo storico d’arte Alain Tapiè ed altri, che permetteranno al pubblico di penetrare riflessi e tele catturando l’anima degli impressionisti.

“Sono i cantori, gli eroi del plen-air gli impressionisti”

Manet, Monet, Caillebotte, Sisley, Cezanne, Berthe – Morisot, Pisarro sono intessuti dal regista con lo stesso filo che si snoda dal passato, come Renoir che dopo le pennellate a tratti torna alla voluttuosità classica, un ritrattista che amava le donne, vive e sensuali ed il colore.

Anche il ritratto di Berthe – Morisot, musa di Manet ed amica di Monet, crea un ponte tra la pittura spagnola e quella francese, un dipinto espresso dalle sfumature del nero di Manet.

Morisot dipinge la donna, come Monet dipinge i fiori, ma senza rappresentare esattamente un soggetto, ma entrambi sviluppandolo a modo loro ed inseguendo la luce. Per Monet la luce era un’ossessione, che nei suoi quadri sorprende con riflessi e sfumature come nel braccio della Senna, che diventa essa stessa uno specchio, in una suggestione vivente tra aria ed acqua.

Si narra che a Cezanne fosse stato chiesto cosa ne pensasse del suo amico Monet, “Monet è un occhio e che occhio” fu la sua risposta.

Opere in cui l’artista è se stesso e ciò che poteva essere, un punto di partenza ed un punto di arrivo in un approfondimento sulle evoluzioni del movimento e sulle loro caratteristiche. Pittori che non sono una vera scuola, artisti che non seguono regole comuni, ma condividono le stesse idee.

“Non è la grande storia che è importante, ma la vita di tutti i giorni”

Inquadrature larghe con progressivi avvicinamenti che rendono perno della camera il quadro stesso, e porzioni che vengono isolate ed illuminate per accompagnare il racconto, cucendogli addosso la luce.

La mostra è un territorio di assorbimento, una tavolozza della natura, che è essa stessa artista e dove l’acqua è diffrazione della luce e diffusione del colore. Opere con uno spessore di materia che invita a toccarle e un lungometraggio che le pervade dentro attraverso percezioni e suggestioni, tra letteratura ed immagini della Parigi di metà 800.

“La sua vita era fredda come un granaio esposto a settentrione e la noia tesseva come un ragno” Madame Bovary

Pitture di Sisley che sembrano fotografie di un film, quadri prospettici ed immagini che mutano al variare delle stagioni, a differenza della campagna di Pissarro che sembra muoversi inseguendo i contadini al lavoro.

Segreti e contrasti che terminano tra le stanze di palazzo Bonaparte, luogo di grande fascino ma grande ironia se si pensa che Napoleone III rifiutò la cultura impressionista.

Un viaggio circolare che si apre e termina a Roma, la città eterna come eterno è il vagare della luce impressionista.

“Quando parliamo di segreti la città eterna non smette mai di stupire”

Chiaretta Migliani Cavina

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