“Knives Out – Cena con Delitto”: le metamorfosi secondo Rian Johnson – Approfondimento 

“Knives Out – Cena con Delitto”: le metamorfosi secondo Rian Johnson – Approfondimento 

Rian Johnson affresca un racconto dalle tinte opulente e dal ritmo serrato, che prende ispirazione e concretezza da un mondo fittizio di scatole cinesi, matrioske vivaci che nascondono la vera identità in un gioco che lascia pulsare un cuore dai molteplici strati.

Il regista e sceneggiatore, autore del discusso ultimo episodio della saga di Star Wars, sceglie di ritornare alla tipologia di film a lui più convenzionale, minuzioso ed originale, tema del suo esordio con “Brick”. Si affaccia quindi al murder mistery divertente e brillante, che trae ispirazione e rende omaggio al genere portato al successo dalla celebre scrittrice Agata Christie. La regina del giallo britannica più venduta in assoluto, che ha scritto circa 66 romanzi polizieschi dando vita al brillante Hercule Poirot, che Johnson rinnova con “l’ultimo degli investigatori gentiluomini” Benoit Blanc, interpretato da uno straordinario Daniel Craig.

Benoit Blanc, illustre detective dall’accento fortemente del Sud “CSI o KFC”, sarà chiamato a dirimere un caso di suicidio apparente. La morte di Harlan Thrombey, Christopher Plummer, famoso scrittore di gialli avvenuta la sera dei suoi festeggiamenti per l’85esimo compleanno, e dovrà confrontarsi con una famiglia complicata, interessata molto di più all’eredità che alla giustizia in una villa definita da un poliziotto come “un tabellone del Cluedo”.

Una scenografia satura di dettagli, potenziali indizi per ogni mossa in fieri, dal ritmo incalzante e sorprendente. Una abitazione neogotica che rappresenta la location ideale, vera casa di famiglia costruita nel 1980 poco fuori Boston. Un’architettura in pieno revival neogotico, con un ritorno stilistico al castello medioevale dalle sfarzose decorazioni, trompe l’oeil che mostrano false finestre ed obelischi a guglia. Anche l’interno, principale teatro delle vicende, ha arredi dalle finiture eccentriche ed originali, oggetti macabri ed inquietanti dal potere intrinseco di catapultarti nell’atmosfera perfetta.

Una pellicola quella di “Knives Out – Cena con Delitto”, densa di citazioni cinematografiche, dalla “Famiglia Addams” a “Shining”, con la sequenza iniziale che dall’alto segue la macchina per poi scendere ed addentrarsi nella storia.

Un incipit fatto di interviste vere e proprie, con tanto di nome in sovra-impressione, camei singoli che definiscono ogni personaggio, nella sua individualità e nella sua esteriorità che incide sulle sfumature nascoste, un look che si presenta come un biglietto da visita e identifica una masxhera odierna.

Così vediamo sfilare in successione caratteri che ritroviamo nella attuale società, per esattezza quella americana, che assumono un vero senso di satira politica, un percorso che si muove tra contemporaneità e tradizione. Si passa dalla gelosia al tradimento, dall’insoddisfazione all’opportunismo, ed attraverso l’avidità si arriva all’amore sincero.

Un vero meccanismo ad orologeria, che mette a fuoco l’eroe solitario ma dalle abitudini bizzarre, il cattivo ambiguo ed affascinante interpretato da Chris Evans, il marito fallito senza cervello raffigurato da Don Johnson, la Dark Lady di Jamie Lee Curtis, una donna dalle ardenti sfumature, forte e combattuta, puntando i riflettori sul tema dell’immigrazione. Il razzismo dell’America di oggi, tema alimentato dalla politica di Trump e filo nascosto di ogni legame, in una società piramidale e patriarcale sopra ogni cosa, che non accetta deviazioni dall’ordine costituito.

Nella novella Watson, ed anima talmente candida da vomitare ad ogni bugia, troviamo Ana de Armas, nel suo ruolo migliore come infermiera sudamericana personale del defunto ed aiutante improvvisata per scelta di Benoit Blanc. Daniel Craig come anticipato, si cimenta in un personaggio agli antipodi del gelido e sensuale James Bond, raffigurando un detectivet imperfetto e new age, una figura attuale e non mitologica, un romanticone con l’eterno sigaro in bocca e l’esplosivo amore per le metafore, indimenticabile a tal proposito il discorso sulle doughnuts.

Un cast corale di tutto rispetto e dalle vibranti personalità, perfettamente miscelato in un prodotto confezionato splendidamente e sceneggiato con il goniometro, un cerchio perfetto che sa chiudersi senza la benchè minima esitazione. Una sceneggiatura intricata, dall’inizio analitico e l’esplosivo finale, grazie al sapiente montaggio che sa muoversi avanti ed indietro nel tempo definendone il ritmo e le rivelazioni congegnate ad una scadenza millimetrica. Un lavoro orchestrale talmente ben cooordinato, divertente ed ironico da portare a sperare di poter vedere, in futuro, il detective Benoit Blanc impegnato in nuove storie originali ed esilaranti come questa.

“Un omicidio per ogni stagione” 

Chiaretta Migliani Cavina

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