“J’ACCUSE”: Roman Polansky racconta il più grande errore giudiziario della storia francese

“J’ACCUSE”: Roman Polansky racconta il più grande errore giudiziario della storia francese

Gennaio del 1895, a pochi mesi dalla creazione, da parte fratelli Lumière, di quello che convenzionalmente chiamiamo Cinema, il capitano ebreo Alfred Dreyfus, accusato, processato, umiliato e disonorato pubblicamente nel cortile dell’Ecole Militaire di Parigi, poiché ritenuto un informatore dei tedeschi, viene condannato e confinato sull’isola del Diavolo, nelle Guyana francese, dove tenta di lenire la propria angoscia e solitudine scrivendo delle accorate lettere alla moglie.

Ad assistere all’implacabile decisione di tale pena, l’ufficiale Picquart, il quale una volta a capo dell’unità del controspionaggio militare, si rende conto che il passaggio di informazioni al nemico continua, e tormentato da numerosi dubbi riguardo la reale colpevolezza di Dreyfus, dichiaratosi sempre innocente, inizia a combattere contro un’intera nazione alla ricerca della verità.

Tratto dal romanzo di Robert Harris, “L’Ufficiale e la Spia/The Dreyfus Affair”, in Italia edito Mondatori, il regista Roman Polanski torna sul grande schermo raccontando con uno dei più grandi errori giudiziari della storia avvenuto in Francia tra il 1894 e il 1906, la cui risonanza divise l’opinione pubblica del tempo, e vide Emile Zola schierarsi tra gli innocentisti e puntare il dito contro il clima di antisemitismo imperante nella Terza Repubblica francese, attraverso l’articolo da lui scritto, che dà il titolo al film, “J’Accuse”.

“Questo è un progetto nato tanti anni fa con tanta fatica, e credo abbia un’attualità straordinaria e meravigliosa” – dichiara Luca Barbareschi interprete e produttore – “Voglio però fare solamente due piccole importanti premesse, data l’assenza del regista Roman Polanski noi risponderemo semplicemente a domande riguardanti l’aspetto della produzione, dell’interpretazione, e lascerei alle nostre spalle tutte le polemiche degli ultimi giorni. Questo non è un tribunale ma è una splendida mostra del cinema e dobbiamo tenere in piedi l’arte che è libera, sana, meravigliosa. Sono grato al regista per questo film e ad Alain Goldman per lo sforzo compiuto al fine di trovare i finanziamenti. Ringrazio tutti i protagonisti presenti, Alexandre Desplat per le splendide musiche, e ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di lavorare con Roman Polanski aver portato al pubblico questa sconcertante storia.”

Senza alcun dubbio “J’accuse” , tra i titoli più attesi e chiacchierati di questa 76esima edizione, che conferma e supera le aspettative iniziali entrando a far parte della rosa dei possibili vincitori. Una rappresentazione scenica ricca ed elegante, curata nei minimi particolari in modo tale da non offuscare ed omettere alcun dettaglio della drammatica vicenda, bensì esaltandone le varie sfumature ed emozioni di ogni azione e reazione. Una splendida costruzione in cui ogni elemento contribuisce ulteriormente a sottolinearne la sontuosità dei concitati momenti.

“Questo progetto è nato nei primissimi giorni del 2018. Incontrai Roman Polanski e dopo le consuete formalità gli chiesi come procedeva” – svela Alexandre Despalt, autore della colonna sonora – “Sapevo che ci stava lavorando da diversi anni, e con il suo consenso ho letto la sceneggiatura. Uno script straordinario con un punto di vista magnifico sul tragico caso Dreyfus. Roman accettò la mia proposta di realizzarlo lingua francese e così abbiamo iniziato questa avventura.”

A dare i volti ai protagonisti sono degli impeccabili, Jean Dujarden, Luois Garrel, Emmanuelle Seigner e Gregory Gadebois.

“Non avevo le idee molto chiare riguardo la vicenda Dreyfus e il personaggio, avendo solo dei vaghi ricordi scolastici” – afferma Jean Dujardin volto magistrale dell’ufficiale Picquard – “L’unico modo per prepararsi è leggere e studiare moltissimo sia la sceneggiatura che le varie informazioni, io personalmente faccio così, tuffandomi ed immergendomi completamente nello script. Ho affrontato e assorbito questo ruolo con il tempo, con molto pudore, ripetendo a me stesso che a star del film era la storia, e di dove essere al servizio di essa proprio come Roman Polansky, il quale rispetta sempre la sceneggiatura e ciò che si racconta.”

Emmanuelle Seigner, attuale moglie del regista franco – polacco Polanski, con cui ha avuto due figli, Morgane e Elvis, veste i panni dell’amante di Picquard e rivela.

“Anche io come Jean conoscevo pochissimo il caso Dreyfus. Non ne conoscevo i dettagli, ne tanto meno il personaggio del colonnello Picquard, che al centro della storia. Quando ho letto la sceneggiatura sono rimasta affascinata dall’approccio e dal modo di trattare la vicenda non come un evento storico bensì come un thriller. Essendo pigra non ho fatto alcuna ricerca in merito, ma ho semplicemente cercato di essere il più possibile onesta e sincera in ciò che dovevo fare.”

Ed infine a vestire i panni di Alfred Dreyfus è Louis Garrel.

“Se pur non approfonditamente, conoscevo questa vicenda, sicuramente la più importante della storia francese. Sapevo che quest’uomo aveva vissuto un inferno durato dieci anni, e leggendo la sceneggiatura di Roman ho scoperto la figura di Picquard, di cui non sapevo assolutamente nulla sula sua esistenza. Mi sono appassionato nel vedere come il fatto venisse raccontato come un thriller. Ogni cosa mostrata è realmente accaduta. E’ Tutto vero. E questo è un modo per far conoscere alle generazioni francesi una storia che gli appartiene e non conoscono” – prosegue e conclude – “Sul set ho conosciuto una delle figlie di Dreyfus, che mi ha svelato come il loro inferno non sia finito dopo questa vicenda. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale infatti, sono stati deportati. E’ veramente uno degli spaccati più brutti della storia francese, e nel vedere il film da spettatore sono stato felice nel vedere la giustizia trionfare.”

“J’Accuse” approderà nelle sale il prossimo 21 novembre.

QUI UN BREVE VIDEO TRATTO DALLA PRESS CONFERENCE

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