Morto Piero Tosi, il grande costumista italiano creatore degli splenditi abiti de “Il Gattopardo” e “Morte a Venezia”.

Morto Piero Tosi, il grande costumista italiano creatore degli splenditi abiti de “Il Gattopardo” e “Morte a Venezia”.

Il grande costumista italiano Piero Tosi, premio Oscar Onorario, nel 2013, conferitogli dall’Academy, il primo assegnato ad un costumista, nonché collaboratore di Franco Zeffirelli e Luchino Visconti, con il quale realizzò “Il Gattopardo”, nel 1964, e “Morte a Venezia”, nel 1972, si è spento oggi, sabato 10 agosto, all’età di 92 anni.

Come annunciato dalla Fondazione Franco Zeffirelli, tramite il proprio profilo Facebook, il maestro verrà sepolto nella cappella della famiglia Zeffirelli al cimitero di Porte Sante a Firenze.

Nato a Sesto Fiorentino, in provincia di Firenze il 10 aprile del 1927, Tosi, nel corso dei oltre 50 anni di carriera è stato premiato con due David di Donatello, il riconoscimento speciale per il 50esimo anniversario dell’Accademia Italiana nel 2006 e due premi BAFTA. Nominato 5 volte agli Oscar, per i capolavori sopracitati, “Ludwig”, nel 1973, la commedia di Edouard Molinaro, “La Cage aux Folles”, nel 1978, e “La Traviata” nel 1982, di Zeffirelli, purtroppo, ogni volta è tornato a casa a mani vuote.

Alla sua cerimonia d’onore all’Oscar, la costumista americana Ann Roth, lei stessa vincitrice per “Il Paziente Inglese”, lo ha definito “il più grande costumista del mondo”.

“Piero Tosi vorrebbe poter essere qui stasera” – ha dichiarato l’attrice Claudia Cardinale, la quale ha lavorato con lui in ben 10 film, a partire dal 1960 con “Rocco e i suoi Fratelli”  – “In realtà non ha mai viaggiato negli Stati Uniti, un paese che ha conosciuto e amato soprattutto attraverso il cinema”.

L’attrice ricorda anche che ne “Il Gattopardo”, i suoi abiti erano così stretti da non riuscire a sedersi, ed ogni volta si poggiava facendo forza sui gomiti.

Lo stile di Tosi resiste alla prova del tempo attraverso le sequenze storiche più famose del cinema internazionale. Le sue collaborazioni con il famoso sarto italiano Umberto Tirelli erano leggendarie ed entrambi erano noti per il loro impegno e l’autenticità del periodo.

In “Morte a Venezia”, Tosi ha creato l’abito da giorno estivo in lino bianco di Silvana Mangano, ispirandosi agli stili di sua madre, così come il costume da bagno attillato a strisce orizzontali di Björn Andrésen gli abiti, le sciarpe e i cappelli di Dirk Bogarde.

Ne “Il Gattopardo” invece, ambientato nel 1860, per creare i sontuosi ed unici costumi della Cardinale, e del meraviglioso ballo della scena finale, è andato alla ricerca dei tessuti dell’epoca.

“Quell’abito da ballo doveva durare per cinque settimane in totale” – ha ricordato Tosi nel documentario del 2007 sulla sua vita, The Dress and the Face, proseguendo – “Il primo giorno, quando ho visto quanto era affollata la sala da ballo e lo sforzo delle attrici nel muoversi e farsi spazio nelle crinoline, ho detto:” Non saremo in gradi di girare domani”.

Più avanti nel documentario, chiede a un gruppo di studenti di moda: “Hai capito quanti problemi può causare un vestito? Hai capito che devi pensare al taglio? Il taglio è la cosa più importante, il taglio è la struttura, l’architettura. Un abito deve essere concepito come un edificio “.

Ha disegnato inoltre, i costumi per il dramma erotico di Liliana Cavani “The Night Porter”, del 1974, “La Signora delle Camelie” del 1981, di Mauro Bolognini, e “Ieri, Oggi e Domani”, del 1963, di Vittorio De Sica, che includeva la famosa scena di striptease in negligee nera di Sophia Loren.

“Ha riportato in vita la storia in tutti i sensi” – aveva affermato Zeffirelli nel documentario del 2007“Ha anche insegnato agli attori i gesti corretti; diceva loro cosa evitare, cosa fare con le loro mani. Il suo lavoro ha portato all’unione di diversi elementi che hanno completato il personaggio”.

“Se non conosci il significato della parola maestro, basta che guardi un’opera di Piero” – ha affermato la quattro volte vincitrice all’Oscar Milena Canonero, per “Barry Lyndon”, “Chariots of Fire”, “Marie Antoinette” e “The Grand Budapest Hotel”.

In The Dress and the Face, Charlotte Rampling ha parlato di quando ha lavorato con Tosi in “The Damned”, di Visconti del 1969, e di come la sua attenzione nei confronti dei dettagli includesse sia gli abiti, sia ciò che ruotava attorno a loro. “Era il tipo di riguardi di cui avevo bisogno, era quel cinema in cui volevo lavorare” – dichiarò.

Quando gli è stato chiesto di spiegare il suo processo di ricerca per un film, nel 2013 Tosi, a Port Magazine, dichiarò: “Il costume di un attore deve rispecchiare il personaggio che lo indossa e anche la vita. Pertanto, è particolarmente importante conoscere il periodo storico e le tradizioni in cui il film è ambientato”.

FONTE THR.


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